“Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi… Ricevete lo Spirito Santo”. Le parole di Papa Francesco, riprese dal Vangelo di Giovanni, risuonano profetiche in una Basilica di San Pietro raccolta e attenta; parole che attualizzano la prodigiosa discesa dello Spirito, annunciata da Gesù, sugli apostoli nel giorno della Pasqua e della Pentecoste. La Chiesa di oggi, come quella nascente di allora, continua a riceverne i doni:
“La Parola di Dio, specialmente quest’oggi, ci dice che lo Spirito opera nelle persone e nelle comunità che ne sono ricolme: guida a tutta la verità, rinnova la terra e dà i suoi frutti”.
Questi i tre aspetti fondamentali dell’azione dello Spirito. Prima di tutto “guida alla verità”. Gli apostoli comprendono che la morte di Gesù non è la sua sconfitta, ma l’espressione estrema dell’amore di Dio, amore che, nella Resurrezione, vince la morte ed esalta Gesù, come il Vivente, il Signore, il Redentore dell’uomo, della storia e del mondo. Questa – dice il Papa – è la Buona Notizia da annunciare a tutti. Poi ancora: il dono dello Spirito Santo che “rinnova la terra”, un aspetto che si riflette direttamente nel rapporto tra l’uomo e la totalità del mondo che ci circonda, al quale lo Spirito Creatore ha dato vita.
“Il rispetto del Creato è un’esigenza della nostra fede: il ‘giardino’ in cui viviamo non ci è affidato perché lo sfruttiamo, ma perché lo coltiviamo e lo custodiamo con rispetto”.
Ma questo è possibile – ricorda Francesco – solo se accettiamo di essere rinnovati dallo Spirito; solo allora possiamo vivere la libertà dei figli, in armonia con tutto il Creato, e in ogni creatura possiamo riconoscere un riflesso della gloria del Creatore.
Infine, è fondamentale aprirsi allo Spirito che “dà i suoi frutti”. Solo se l’uomo – dice il Papa – abbandona i particolarismi, che bloccano l’azione della grazia di Dio, “lascia irrompere in sé lo Spirito di Dio e i suoi doni”. E il Santo Padre elenca le nove virtù gioiose, che San Paolo definisce “frutto dello Spirito”: “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. “Camminare secondo lo Spirito”, dice il Santo Padre, è dunque un programma di vita.
“Il mondo ha bisogno di uomini e donne non chiusi, ma ricolmi di Spirito Santo. La chiusura allo Spirito Santo è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. E ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell’egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido – come l’atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti –, nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale”.
“I doni dello Spirito – conclude il Papa nell’omelia – sono stati elargiti in abbondanza alla Chiesa e a ciascuno di noi, perché possiamo vivere con fede genuina e carità operosa, perché possiamo diffondere i semi della riconciliazione e della pace, capaci di lottare senza compromessi contro il peccato e la corruzione e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace”.
Il servizio è di Giancarlo La Vella per la Radio Vaticana
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