«Si sentono prescelti – spiega il cappellano del carcere, don Franco Esposito – perché il Papa volendo pranzare con loro ha scelto la condivisione». Francesco come Gesù quando si reca a casa del pubblicano Zaccheo.
«È il segno di una Chiesa che si siede accanto, senza telecamere e senza autorità – commenta don Franco – condividendo il cibo con uomini che la società rifiuta e addita e, ancora più profondamente, il segno dello Spirito Santo che attraverso papa Francesco opera e si adopera per produrre miracoli di cambiamento. Quel miracolo che per ogni carcerato è possibile: riconoscere il male per desiderare il bene». Alle 13, il Pontefice, alla casa circondariale «Giuseppe Salvia» (dal nome del vice direttore ucciso in un agguato di mafia) verrà accolto dal direttore Antonio Fullone, dal comandante Gaetano Diglio, dal cappellano. Nessun altro: un incontro in famiglia.
Negli ultimi mesi i detenuti si sono preparati: incontri di catechesi, la preghiera per le famiglie e per il Papa. Attualmente a Poggioreale sono attivi quattordici gruppi di catechesi, da uno a tre gruppi in ciascun padiglione. La Chiesa è presente con tre cappellani, tre suore, tre diaconi permanenti, trentacinque catechisti e venticinque operatori volontari. «Certamente la visita, i gesti, le parole, l’abbraccio di papa Francesco saranno un dono enorme e daranno grande vigore proprio all’annuncio evangelico di salvezza e al desiderio di liberazione che si annida nel cuore di ogni uomo», commenta Antonio Spagnoli, volontario di Azione cattolica a Poggioreale.
«Mi sembra impossibile. Mangerò a tavola con papa Francesco», gli ha riferito Salvatore, 30 anni, detenuto da diversi mesi. E, mentre lo dice, sorride come un bambino che riceve il regalo più bello, quello inatteso, quello sognato ma che non si osa chiedere, perché considerato impossibile da ottenere.
Al carcere di Poggioreale a tavola con il Papa ci saranno “ospiti” provenienti da varie strutture: quindici dal carcere di Secondigliano, cinque dall’ospedale psichiatrico di Aversa, quattro dal carcere minorile di Nisida e novanta di Poggioreale stesso, oltre ad altri estratti a sorte tra gli addetti alle cucine e che prepareranno il pranzo per il Papa.
Tutti hanno contribuito a preparare l’incontro con Francesco: alcuni detenuti hanno provveduto a «ridipingere le pareti della chiesa in un clima di grande familiarità ed entusiasmo, andando ben oltre il loro orario di lavoro», aggiunge il cappellano.
C’è chi ha poi preparato il pranzo: «Ingredienti tipici che diventeranno un menu gustoso ma semplice come richiesto dal Pontefice stesso: pasta al forno, arrosto di vitello con patate e cime di rapa, le immancabili sfogliatelle e anche mezzo bicchiere di vino». Mentre la tavola è apparecchiata con le tovaglie, cucite a mano, dalle detenute di Santa Maria Capuavetere: simbolicamente anche loro partecipano all’incontro con Pietro.
E al Papa un dono speciale: una statuina di Pulcinella realizzata dai detenuti in uno dei laboratori artigianali dell’istituto. Pulcinella simbolo di Napoli, ma anche segno del riscatto, della speranza che da sabato non avrà frontiere.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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