Nell’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta Papa Francesco fa una riflessione sulla fine che attende ciascun uomo, la morte, presentandola come un momento in cui il Signore viene a prenderci e per il quale ci chiede di essere preparati. In questa vulnerabilità che ci accomuna, è l’invito di Francesco, preghiamo l’uno per l’altro per rispondere bene a questa chiamata, con la fiducia di incontrare il Signore
Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Nell’ultima settimana dell’anno liturgico la Chiesa ci invita a riflettere sulla fine, la fine del mondo, la fine di ognuno di noi, e lo fa anche il Vangelo di oggi ( Lc 21, 29.33) in cui Luca ripete le parole di Gesù :”Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.
E’ così, ribadisce il Papa nella sua omelia, “tutto finirà” ma “Lui rimarrà” e da questo prende spunto per invitare ciascuno a riflettere sul momento della fine, cioè della morte. Nessuno di noi sa esattamente quando avverrà, anzi – fa notare – tendiamo spesso a rimandare il pensiero credendoci eterni, ma non è così:
Tutti noi abbiamo questa debolezza di vita, questa vulnerabilità. Ieri meditavo su questo, su un bell’articolo che è uscito adesso sulla Civiltà Cattolica che ci dice che quello che accomuna tutti noi è la vulnerabilità: siamo uguali nella vulnerabilità. Tutti siamo vulnerabili e a un certo punto questa vulnerabilità ci porta alla morte. Per questo andiamo dal medico per vedere come va la mia vulnerabilità fisica, altri vanno per guarirsi qualche vulnerabilità psichica dallo psicologo.
La vulnerabilità dunque ci accomuna e nessuna illusione ce ne mette al riparo. Nella mia terra – ricorda il Papa – c’era la moda di pagarsi in anticipo il funerale con l’illusione di far risparmiare soldi alla famiglia. Venuta alla luce la truffa messa in atto da alcune ditte funebri, la moda passò. “Quante volte ci truffa l’illusione”, è il commento del Pontefice, come quella di “essere eterni”. La certezza della morte è invece scritta nella Bibbia e nel Vangelo, ma il Signore ce la presenta sempre come un “incontro con Lui” e la accompagna alla parola “speranza”:
Il Signore ci dice di essere preparati all’incontro, la morte è un incontro: è Lui che viene a trovarci, è Lui che viene a prenderci per mano e portarci con sè. Non vorrei che questa semplice predica fosse un avviso funebre! È semplicemente Vangelo, è semplicemente vita, è semplicemente dirsi uno all’altro: tutti siamo vulnerabili e tutti abbiamo una porta alla quale un giorno busserà il Signore.
Occorre dunque prepararsi bene al momento in cui il campanello suonerà, il momento in cui il Signore busserà alla nostra porta: preghiamo l’uno per l’altro – è l’invito del Papa anche ai fedeli presenti alla Messa – per essere pronti, per aprire con fiducia la porta al Signore che viene:
Di tutte le cose che noi abbiamo raccolto, che abbiamo risparmiato, lecitamente buone, non porteremo nulla… Ma, sì, porteremo l’abbraccio del Signore. Pensare alla propria morte: io morirò, quando? Nel calendario non è fissato ma il Signore lo sa. E pregare il Signore: “Signore, preparami il cuore per morire bene, per morire in pace, per morire con speranza”. È questa la parola che sempre deve accompagnare la nostra vita, la speranza di vivere con il Signore qui e poi vivere con il Signore da un’altra parte. Preghiamo gli uni per gli altri per questo.
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