Nell’omelia della Messa del mattino, Papa Francesco mette in guardia contro “il tarlo della gelosia”, che ci porta a giudicare male gli altri, ad entrare in concorrenza, con un “chiacchiericcio” con noi stessi che uccide l’altro, ma che in realtà “non ha consistenza”. Il Signore ci dia sempre la grazia di capirlo e, come Saul, non uccidere Davide
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Siamo attenti al tarlo dell’invidia e della gelosia, che “ci porta a giudicare male la gente”, a entrare in concorrenza, in famiglia, in quartiere e sul lavoro: “E’ il seme di una guerra”, un “chiacchiericcio” con noi stessi che uccide l’altro, ma che se ci pensiamo “non ha consistenza”, e finisce in “una bolla di sapone”. Papa Francesco, nell’omelia della Messa del mattino a Casa Santa Marta, trae questo grande insegnamento di vita dalla Prima lettura proposta dalla liturgia, che descrive come si sgonfia la gelosia del re Saul verso Davide.
Le gelosie sono criminali, cercano sempre di uccidere
Il Papa ricorda che la gelosia del re, descritta nel primo Libro di Samuele, nasce dal canto di vittoria delle giovani, per Saul che ha ucciso mille nemici, mentre Davide diecimila. Comincia così “l’inquietudine della gelosia”, come “un tarlo che ti rode dentro”. Così “Saul esce con l’esercito per uccidere Davide”. “Le gelosie sono criminali – commenta Francesco – cercano sempre di uccidere”. E a chi dice “sì, sono geloso di questo, ma non sono un assassino”, il Pontefice ricorda: “adesso. Ma se tu continui può finire male”. Perché, ricorda, si può uccidere facilmente “con la lingua, con la calunnia”.
L’invidioso mormora con se stesso, e non vede la realtà
Una gelosia, prosegue Papa Francesco, che cresce “parlando con se stesso”, interpretando le cose con la chiave della gelosia. Nel “chiacchiericcio con se stesso”, il geloso “è incapace di vedere la realtà”, e solo “un fatto molto forte” può aprirgli gli occhi. Così nella fantasia di Saul, “la gelosia lo ha portato a credere che Davide era un assassino, un nemico”.
Anche noi, quando ci viene l’invidia, la gelosia, facciamo così, eh! Ognuno di noi pensi: “Perché questa persona mi è insopportabile? Perché quell’altra non la voglio neppure vedere? Perché quell’altra …” Ognuno di noi Pensi perché. Tante volte cercheremo il perché e troveremo che sono fantasie nostre. Fantasie, che però crescono in quel chiacchiericcio con me stesso.
“E alla fine è una grazia di Dio quando il geloso incontra una realtà come è successo a Saul: la gelosia scoppia come una bolla di sapone, perché la gelosia e l’invidia non hanno consistenza”
Dio fa scoppiare la bolla di sapone della gelosia di Saul
La salvezza di Saul sta nell’amore di Dio, ricorda il Papa, che “gli aveva detto che se non avesse obbedito, gli avrebbe tolto il regno, ma gli voleva bene”. E così “gli dà la grazia di far scoppiare quella bolla di sapone che non aveva consistenza”. Francesco racconta l’episodio biblico, con Saul che entra nella caverna dove Davide e i suoi si sono nascosti, “per fare i suoi bisogni”. Gli amici dicono a Davide di approfittarne per uccidere il re, ma lui rifiuta: “mai metterò le mai sull’unto del Signore”. Si vede, commenta il Pontefice, “la nobiltà di Davide a confronto con la gelosia assassina di Saul”. Così, in silenzio, taglia soltanto un pezzo di stoffa dall’orlo del manto del re, “e lo porta con sé”.
Il racconto del dialogo tra Davide e Saul
Quindi, prosegue il racconto di Papa Francesco, Davide esce dalla caverna e chiama Saul con rispetto: “O re, mio signore!” anche se “quello cerca di ucciderlo”. E gli chiede: “Perché ascolti la voce di chi dice: ‘Ecco, Davide cerca il tuo male’?”. E gli fa vedere l’orlo del manto, dicendo: “Io avrei potuto ucciderti. No, non l’ho fatto”. Questo, commenta il Papa, “fa scoppiare la bolla di sapone della gelosia di Saul”, che riconosce Davide “come se fosse un figlio e torna alla realtà”, dicendo: “Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male”.
Proteggiamo il nostro cuore dal tarlo della gelosia
“È una grazia – chiosa Francesco – quando l’invidioso, il geloso, si trova di fronte ad una realtà che fa scoppiare quella bolla di sapone che è il suo vizio di gelosia o di invidia”. E invita a guardare a noi stessi, quando “siamo antipatici con una persona, non le vogliamo bene”. Chiediamoci: “Cosa c’è dentro di me? C’è il tarlo della gelosia che cresce, perché lui ha qualcosa che io non ho o c’è una rabbia nascosta?”. Dobbiamo, è il consiglio del Pontefice, “proteggere il nostro cuore da questa malattia, da questo chiacchiericcio con me stesso, che fa crescere questa bolla di sapone che poi non ha consistenza, ma fa tanto male”. E anche quando qualcuno ci viene “a sparlare di un altro”, dobbiamo fargli capire che, spesso, non sta parlando con serenità, ma “con passione”, E in quella passione “c’è il male dell’invidia e il male della gelosia”.
Stiamo attenti, perché questo è un tarlo che entra nel cuore di tutti noi – di tutti noi! – e ci porta a giudicare male la gente, perché all’interno c’è una concorrenza: lui ha una cosa che io non ho. E così incomincia la concorrenza. Ci porta a scartare la gente, ci porta ad una guerra; una guerra domestica, una guerra di quartiere, una guerra di posti di lavoro. Ma è proprio all’origine, è il seme di una guerra: l’invidia e la gelosia.
La grazia di un cuore trasparente e amichevole
Stiamo attenti, conclude Papa Francesco, “quando sentiamo questa antipatia per qualcuno e chiediamoci: ‘Perché io sento questo?’”. E non permettiamo che questo “chiacchiericcio” con noi stessi, ci faccia pensare male, “perché questo fa crescere la bolla di sapone”.
Chiediamo al Signore la grazia di avere un cuore trasparente come quello di Davide. Un cuore trasparente che cerca soltanto la giustizia, cerca la pace. Un cuore amichevole, un cuore che non vuole uccidere nessuno, perché la gelosia e l’invidia uccidono.
Credito: Vatican News