Per essere uomini di speranza non dobbiamo essere attaccati a niente e vivere, invece, “in tensione verso” l’incontro con il Signore. Se si perde questa prospettiva, la vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono. Così Papa Francesco stamani all’omelia della Messa a Casa Santa Marta, tutta incentrata sulla speranza cristiana
Debora Donnini – Città del Vaticano
La speranza è come buttare l’ancora all’altra riva. Usa quest’immagine Papa Francesco alla Messa mattutina a Casa Santa Marta per esortare a vivere “in tensione” verso l’incontro con il Signore altrimenti si finisce corrotti e la vita cristiana rischia di diventare una “dottrina filosofica”.La riflessione parte dalla Prima Lettura della Liturgia di oggi, tratta dalla lettera di San Paolo ai Romani (Rm 8,18-25) nella quale l’Apostolo “canta un inno alla speranza”. Sicuramente “alcuni dei Romani” sono andati a lamentarsi e Paolo esorta a guardare avanti. “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”, dice parlando anche poi della Creazione “protesa” verso la rivelazione. “Questa è la speranza: vivere protesi verso la rivelazione del Signore, verso l’incontro con il Signore”, sottolinea quindi il Papa. Ci possono essere sofferenze e problemi ma “questo è domani”, mentre oggi “tu hai la caparra” di tale promessa che è lo Spirito Santo che “ci aspetta” e “lavora” già da questo momento. La speranza è infatti “come buttare l’ancora all’altra riva” e attaccarsi alla corda. Ma “non solo noi”, tutta la Creazione “nella speranza sarà liberata”, entrerà nella gloria dei figli di Dio. E anche noi che possediamo le “primizie dello Spirito”, la caparra, “gemiamo interiormente aspettando l’adozione”.
La speranza è questo vivere in tensione, sempre; sapere che non possiamo fare il nido qui: la vita del cristiano è “in tensione verso”. Se un cristiano perde questa prospettiva, la sua vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono. Pensiamo all’acqua: quando l’acqua è ferma, non corre, non si muove, si corrompe. Un cristiano che non è capace di essere proteso, di essere in tensione verso l’altra riva, gli manca qualcosa: finirà corrotto. Per lui, la vita cristiana sarà una dottrina filosofica, la vivrà così, lui dirà che è fede ma senza speranza non lo è.
Papa Francesco nota poi come sia “difficile capire la speranza”. Se parliamo della fede, ci riferiamo alla “fede in Dio che ci ha creato, in Gesù che ci ha redento e recitare il Credo e sappiamo cose concrete della fede”. Se parliamo della carità, riguarda il “fare del bene al prossimo, agli altri, tante opere di carità che si fanno all’altro”. Ma la speranza è difficile comprenderla: è “la più umile delle virtù” che “soltanto i poveri possono avere”.
Se noi vogliamo essere uomini e donne di speranza, dobbiamo essere poveri, poveri, non attaccati a niente. Poveri. E aperti verso l’altra riva. La speranza è umile, ed è una virtù che si lavora – diciamo così – tutti i giorni: tutti i giorni bisogna riprenderla, tutti i giorni bisogna prendere la corda e vedere che l’ancora sia fissa là e io la tengo in mano; tutti i giorni è necessario ricordare che abbiamo la caparra, che è lo Spirito che lavora in noi con piccole cose.
Per far capire come vivere la speranza, il Papa fa poi riferimento all’insegnamento di Gesù nel brano del Vangelo odierno (Lc 13,18-21) quando paragona il Regno di Dio al granello di senape gettato nel campo. “Aspettiamo che cresca”, non andiamo tutti i giorni a vedere come va, perché altrimenti “non crescerà mai”, evidenzia il Papa riferendosi alla “pazienza” perché, come dice Paolo, “la speranza ha bisogno di pazienza”. E’ “la pazienza di sapere che noi seminiamo, ma è Dio a dare la crescita”. “La speranza è artigianale, piccola”, prosegue, è “seminare un grano e lasciare che sia la terra a dare la crescita”.
Per parlare della speranza, Gesù, nel Vangelo odierno, usa anche l’immagine del “lievito” che una donna prese e mescolò in tre misure di farina. Un lievito non tenuto in frigo ma “impastato nella vita”, così come il granello viene sotterrato sotto terra.
Per questo, la speranza è una virtù che non si vede: lavora da sotto; ci fa andare a guardare da sotto. Non è facile vivere in speranza, ma io direi che dovrebbe essere l’aria che respira un cristiano, aria di speranza; al contrario, non potrà camminare, non potrà andare avanti perché non saprà dove andare. La speranza – questo sì, è certo – ci dà una sicurezza: la speranza non delude. Mai. Se tu speri, non sarai deluso. Bisogna aprirsi a quella promessa del Signore, protesi verso quella promessa, ma sapendo che c’è lo Spirito che lavora in noi. Che il Signore ci dia, a tutti noi, questa grazia di vivere in tensione, in tensione ma non per i nervi, i problemi, no: in tensione per lo Spirito Santo che ci getta verso l’altra riva e ci mantiene in speranza.
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