Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Il pellegrinaggio dei Magi e il cammino dell’ecumenismo sono strade distanziate da oltre due millenni di storia, ma sono orientate dalla stessa stella: la luce di Gesù. Nella celebrazione dei Secondi Vespri, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, Papa Francesco indica il percorso verso la piena unità partendo dall’itinerario dei Magi. Sono presenti il Metropolita Polykarpos, rappresentante del Patriarcato Ecumenico, Ian Ernest, rappresentante personale dell’arcivescovo di Canterbury a Roma, e rappresentanti delle altre Comunità cristiane. Nell’omelia il Pontefice ricorda che il viaggio dei Magi comincia da Oriente perché “da lì vedono spuntare la stella”. Passa poi attraverso Gerusalemme, dove sperimentano “la resistenza delle forze oscure del mondo”, e si conclude a Betlemme: “Lì si prostrano e adorano il Bambino”.
Nell’omelia, durante la celebrazione al termine della 55.ma Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il Papa accosta il cammino dei Magi a quello del dialogo ecumenico. Ed esorta a seguire la luce del Vangelo per accogliere “l’accorato desiderio di Gesù, che ci vuole una cosa sola”.
Cari fratelli e sorelle, seguiamo anche noi la stella di Gesù! Non lasciamoci distogliere dai bagliori del mondo, stelle luccicanti ma cadenti. Non seguiamo le mode del momento, meteore che si spengono; non inseguiamo la tentazione di brillare di luce propria, di chiuderci cioè nel nostro gruppo e di autoconservarci. Il nostro sguardo sia fisso in Cielo, sulla stella di Gesù. Seguiamo Lui, il suo Vangelo, il suo invito all’unità, senza preoccuparci di quanto lungo e faticoso sarà il viaggio per raggiungerla pienamente. Desideriamo e camminiamo insieme, sostenendoci a vicenda, come hanno fatto i Magi.
Nell’omelia il Papa ricorda anzitutto che i Magi partono da Oriente. “La tradizione – sottolinea Francesco – li ha spesso raffigurati con abiti variegati, a rappresentare popolazioni differenti”.
In loro possiamo vedere riflesse le nostre diversità, le varie tradizioni ed esperienze cristiane, ma anche la nostra unità, che nasce dallo stesso desiderio: guardare il Cielo e camminare insieme sulla terra. L’Oriente ci fa pensare anche ai cristiani che abitano diverse regioni falcidiate dalla guerra e dalla violenza. Proprio il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha preparato i sussidi per questa Settimana di preghiera. Quei nostri fratelli e sorelle hanno tante sfide difficili da affrontare, eppure con la loro testimonianza ci danno speranza: ci ricordano che la stella di Cristo risplende nelle tenebre e non tramonta; che il Signore dall’alto accompagna e incoraggia i nostri passi. Attorno a Lui, in Cielo, brillano insieme, senza distinzioni di confessione, moltissimi martiri: essi indicano a noi sulla terra una via precisa, quella dell’unità!
Dopo essere partiti dall’Oriente, i Magi portano nel cuore “il desiderio di Dio” e arrivano a Gerusalemme dicendo: “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. “All’udire questo – afferma il Vangelo – il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme”. “Nella città santa – spiega il Papa nell’omelia – i Magi sperimentano la resistenza delle forze oscure del mondo”. “Non c’è solo Erode – sottolinea il Papa – che si sente minacciato dalla novità di una regalità diversa da quella corrotta dal potere mondano, c’è tutta Gerusalemme che si turba all’annuncio dei Magi”.
Anche lungo il nostro cammino verso l’unità può accadere di arrestarci per lo stesso motivo che paralizzò quella gente: il turbamento, la paura. È il timore della novità, che scuote le abitudini e le sicurezze acquisite; è la paura che l’altro destabilizzi le mie tradizioni e i miei schemi consolidati. Ma, alla radice, è la paura che abita il cuore dell’uomo, dalla quale il Signore Risorto vuole liberarci. Lasciamo risuonare sul nostro cammino di comunione la sua esortazione pasquale: «Non temete» (Mt 28,5.10). Non temiamo di anteporre il fratello alle nostre paure! Il Signore desidera che ci fidiamo gli uni degli altri e che camminiamo insieme, nonostante le nostre debolezze e i nostri peccati, nonostante gli sbagli del passato e le ferite reciproche.
A Gerusalemme, “proprio lì dove la via indicata dal Cielo sembra infrangersi contro i muri eretti dall’uomo”, i Magi scoprono “la via per Betlemme”. Trovano Gesù “non solo grazie alla stella, nel frattempo scomparsa”. “Sono i sacerdoti e gli scribi – ricorda il Papa – a fornire l’indicazione, scrutando le Scritture”. Hanno bisogno, sottolinea il Pontefice, della Parola di Dio. A Betlemme ‘adorano il Bambino’ e il loro viaggio si conclude così: “insieme nella stessa casa, in adorazione”.
I Magi anticipano così i discepoli di Gesù, i quali, diversi ma uniti, alla fine del Vangelo si prostrano davanti al Risorto sul monte della Galilea (cfr Mt 28,17). Diventano così un segno profetico per noi, desiderosi del Signore, compagni di viaggio lungo le strade del mondo, cercatori attraverso la Sacra Scrittura dei segni di Dio nella storia. Anche per noi l’unità piena, nella stessa casa, non può che giungere attraverso l’adorazione del Signore. Cari fratelli e sorelle, la tappa decisiva del cammino verso la piena comunione richiede una preghiera più intensa, l’adorazione di Dio.
I Magi ci ricordano che per adorare “occorre prima prostrarsi”. “Questa è la via”, afferma il Santo Padre, sottolineando che si devono “mettere da parte le proprie pretese per lasciare al centro solo il Signore”.
Quante volte l’orgoglio è stato il vero ostacolo alla comunione! I Magi hanno avuto il coraggio di lasciare a casa prestigio e reputazione, per abbassarsi nella povera casetta di Betlemme; così hanno scoperto «una gioia grandissima» (Mt 2,10). Abbassarsi, lasciare, semplificare: chiediamo a Dio stasera questo coraggio, il coraggio dell’umiltà, unica via per arrivare ad adorare Dio nella stessa casa, attorno allo stesso altare.
A Betlemme, dopo essersi prostrati in adorazione, i Magi aprono i loro scrigni con all’interno oro, incenso e mirra. “Questo ci ricorda che, solo dopo aver pregato insieme, solo davanti a Dio, nella sua luce – afferma infine il Papa – ci rendiamo davvero conto dei tesori che ciascuno possiede”. “Ma sono tesori che appartengono a tutti, che vanno offerti e condivisi. Sono infatti doni che lo Spirito destina al bene comune”.
I doni dei Magi simboleggiano quello che il Signore desidera ricevere da noi. A Dio va dato l’oro, l’elemento più prezioso: va dato, cioè, il primo posto. È a Lui che occorre guardare, non a noi; alla sua volontà, non alla nostra; alle sue vie, non alle nostre. Se il Signore è davvero al primo posto, le nostre scelte, anche ecclesiastiche, non possono più basarsi sulle politiche del mondo, ma sui desideri di Dio. E poi c’è l’incenso, a richiamare l’importanza della preghiera, che sale a Dio come profumo gradito (cfr Sal 141,2). Non stanchiamoci di pregare gli uni per gli altri e gli uni con gli altri. Infine la mirra, che sarà usata per onorare il corpo di Gesù deposto della croce (cfr Gv 19,39), ci rimanda alla cura per la carne sofferente del Signore, straziata nelle membra dei poveri. Serviamo i bisognosi, serviamo insieme Gesù che soffre!
Il cammino verso la piena unità, come quello dei Magi, deve seguire la stella di Gesù e passa attraverso le vie “dell’umiltà, della fraternità, dell’adorazione”. “Donaci, Signore – conclude il Papa – il coraggio di cambiare strada, di convertirci, di seguire la tua volontà e non le nostre opportunità; di andare avanti insieme, verso di Te, che con il tuo Spirito vuoi fare di noi una cosa sola”.
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