Il Figlio di Dio è venuto per la salvezza dell’uomo, spiega Papa Francesco nella catechesi, ma “il mondo è ancora segnato dal peccato, popolato da tanta gente che soffre, da persone che non si riconciliano e non perdonano, da guerre e da tante forme di sfruttamento”.
Tutti questi fatti sono la prova che la vittoria di Cristo non si è ancora completamente attuata: tanti uomini e donne vivono ancora con il cuore chiuso. È soprattutto in queste situazioni che sulle labbra del cristiano affiora la seconda invocazione del “Padre nostro”: “Venga il tuo regno!”. Che è come dire: “Abbiamo bisogno di Te, Gesù; abbiamo bisogno che ovunque e per sempre Tu sia Signore in mezzo a noi! ”.
L’invocazione precede parole di speranza, “le stesse che lo Spirito ha posto a sigillo di tutte le Sacre Scritture: ‘Sì, vengo presto!’”. Un seme che deve essere piantato “in mezzo ai nostri peccati e fallimenti”.
Regaliamola alle persone sconfitte e piegate dalla vita, a chi ha assaporato più odio che amore, a chi ha vissuto giorni inutili senza mai capire il perché. Doniamola a coloro che hanno lottato per la giustizia, a tutti i martiri della storia, a chi ha concluso di aver combattuto per niente e che in questo mondo domina il male.
“Dio ci precede sempre, Dio ci sorprende sempre ”, insiste il Pontefice, è grazie a Lui che “dopo la notte del Venerdì santo c’è un’alba di Risurrezione capace di illuminare di speranza il mondo intero”. Ma il suo “stile” è la “mitezza”: il “Regno di Dio è simile a un campo dove crescono insieme il buon grano e la zizzania”, il “peggior errore sarebbe di voler intervenire subito estirpando dal mondo quelle che ci sembrano erbe infestanti”.
Il Regno di Dio è certamente una grande forza, la più grande che ci sia, ma non secondo i criteri del mondo; per questo sembra non avere mai la maggioranza assoluta. È come il lievito che si impasta nella farina: apparentemente scompare, eppure è proprio esso che fa fermentare la massa (cfr Mt 13,33).
Oppure è come un granello di senape, così piccolo, quasi invisibile, che però porta in sé la dirompente forza della natura, e una volta cresciuto diventa il più grande di tutti gli alberi dell’orto (cfr Mt 13,31-32).
Papa Francesco parla dell’odierno mercoledì delle ceneri, inizio del cammino quaresimale. “Il rito dell’imposizione delle ceneri sul capo – rimarca, rivolgendosi ai fedeli di lingua polacca – ci aiuta a comprendere la nostra fugacità, il bisogno della penitenza, del digiuno e della rinuncia”. “Auguro a ciascuno di voi di vivere questo tempo in un autentico spirito penitenziale e di conversione – prosegue con i pellegrini italiani – come un ritorno al Padre, che attende tutti a braccia aperte per ammetterci alla comunione più intima con Lui”.
Fonte www.vaticannews.va
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