Papa Francesco ha incontrato stamane gli ambasciatori di Seychelles, Thailandia, Estonia, Malawi, Zambia e Namibia in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Di seguito pubblichiamo il testo del discorso del Papa:
Eccellenze, sono lieto di ricevervi in occasione della presentazione delle Lettere con cui venite accreditati come Ambasciatori Straordinari e Plenipotenziari dei vostri paesi presso la Santa Sede: Estonia, Malawi, Namibia, Seychelles, Tailandia e Zambia. Vi ringrazio per i saluti a me inviati da parte dei vostri rispettivi Capi di Stato e, in cambio, vi chiedo di assicurare loro le mie preghiere e i miei migliori auguri. Chiedo a Dio di concedere pace e prosperità a tutti i vostri connazionali.
La vostra presenza qui oggi è un forte richiamo al fatto che, nonostante le nostre nazionalità, culture e confessioni religiose possano essere diverse, siamo uniti dalla comune umanità e dalla condivisa missione di prenderci cura della società e del creato. Questo servizio ha assunto una particolare urgenza, dal momento che tante persone nel mondo stanno soffrendo conflitti e guerre, migrazioni e trasferimenti forzati, e incertezze causate dalle difficoltà economiche. Questi problemi richiedono non solo che riflettiamo su di essi e ne discutiamo, ma che esprimiamo anche segni concreti di solidarietà con i nostri fratelli e sorelle in grave necessità.
Mentre le nostre iniziative in nome della pace dovrebbero aiutare le popolazioni a rimanere in patria, il momento presente ci chiama ad assistere i migranti e quanti si prendono cura di loro. Non dobbiamo permettere che malintesi e paure indeboliscano la nostra determinazione. Piuttosto, siamo chiamati a costruire una cultura del dialogo «che ci aiuti a riconoscere l’altro come un interlocutore valido; che ci permetta di guardare lo straniero, il migrante, l’appartenente a un’altra cultura come un soggetto da ascoltare, considerato e apprezzato» (Discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, 6 maggio 2016). In tal modo promuoveremo un’integrazione che rispetti l’identità dei migranti e preservi la cultura della comunità che li accoglie, e arricchisca al tempo stesso entrambi. Questo è essenziale. Se incomprensione e paura prevalgono, qualcosa di noi stessi è danneggiato, le nostre culture, la storia e le tradizioni vengono indebolite, e la pace stessa è compromessa. Quando d’altra parte noi favoriamo il dialogo e la solidarietà, a livello sia individuale che collettivo, è allora che sperimentiamo il meglio dell’umanità e assicuriamo una pace duratura per tutti, secondo il disegno del Creatore.
Cari Ambasciatori, prima di concludere queste riflessioni, vorrei esprimere, per vostro tramite, il mio fraterno saluto ai Pastori e ai fedeli delle comunità cattoliche presenti nelle vostre Nazioni. Li incoraggio ad essere sempre messaggeri di speranza e di pace. Penso in particolare a quei cristiani e a quelle comunità che sono numericamente minoritari e soffrono persecuzione per la loro fede; ad essi rinnovo il mio sostegno nella preghiera e la mia solidarietà. Da parte sua, la Santa Sede è onorata di poter rafforzare con ciascuno di voi e con le Nazioni da voi rappresentate un aperto e rispettoso dialogo e una collaborazione costruttiva. In tale prospettiva, dal momento che la vostra nuova missione è ufficialmente inaugurata, vi esprimo i miei migliori auguri, assicurando il costante sostegno dei vari uffici della Curia Romana nella realizzazione dei vostri compiti. Su ciascuno di voi, sulle vostre famiglie e sui vostri collaboratori invoco abbondanti benedizioni di Dio.
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Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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