Nell’Udienza Generale del Mercoledì, Papa Francesco, invita i laici a essere “humus” per la crescita della fede ma anche responsabili verso i fratelli perseguitati – come accade ancora oggi agli ebrei – e verso tutti coloro che sono privati della libertà religiosa. Poi il pensiero al prossimo viaggio in Thailandia e Giappone
Piazza San Pietro aspetta e accoglie con canti, musica e tanto caloroso affetto Papa Francesco che grazie ad una pausa nella pioggia incessante, può compiere il suo giro tradizionale tra i fedeli, salutarli e baciare con tenerezza tanti bambini anche piccolissimi, oltre quelli che hanno il privilegio di sedere con lui sulla Papa mobile. Poco prima, il saluto e la benedizione a circa 250 malati Aula Paolo VI, che lo stesso Pontefice ricorda a tutti i fedeli in Piazza, perchè insieme si possa seguire e partecipare all’udienza generale.
Cuore della catechesi continuano ad essere gli Atti degli Apostoli e la “corsa del Vangelo nel mondo” portata avanti da Paolo. Francesco rilegge il capitolo 18, che narra la tappa dell’ “evangelizzatore infaticabile”, nella cosmopolita Corinto, dove, proveniente da Atene, trova ospitalità e lavoro nella casa di Aquila e Priscilla, sposi giudei anche loro “forestieri”, perchè costretti a trasferirsi da Roma in seguito al decreto dell’imperatore Claudio, che ordinava l’espulsione di tutti i giudei, fossero essi cristiani, o meno. Una parentesi a braccio a questo proposito, Francesco la dedica ai “fratelli ebrei”ancora oggi perseguitati nel mondo:
Il popolo ebraico ha sofferto tanto nella storia. È stato cacciato via, perseguitato … Anche loro, no? E, nel secolo scorso, abbiamo visto tante, tante brutalità che hanno fatto al popolo ebraico e tutti eravamo convinti che questo fosse finito. Ma oggi, incomincia a rinascere qua, là, là, l’abitudine di perseguitare gli ebrei. Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito?
Negli sposi Aquila e Priscilla al servizio della comunità cristana nascente a Corinto, è l’immagine di tanti laici impegnati a evangelizzare, a dare radici profonde alla Parola del Signore nel mondo e a difendere i tanti perseguitati. Da qui si sviluppa la riflessione del Pontefice. La loro è infatti una casa speciale. E’ innanzitutto il luogo in cui si pratica “l’arte cristiana dell’ospitalità” grazie ad un “cuore pieno di fede in Dio” e generoso nel “fare spazio” a chi è forestiero:
Questa loro sensibilità li porta a decentrarsi da sé per praticare l’arte cristiana dell’ospitalità e aprire le porte della loro casa per accogliere l’apostolo Paolo. Così essi accolgono non solo l’evangelizzatore, ma anche l’annuncio che egli porta con sé: il Vangelo di Cristo che è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). E da quel momento la loro casa s’impregna del profumo della Parola «viva» che vivifica i cuori.
Ma non è solo lo spazio fisico che Aquila e Priscilla condividono gernerosamente con Paolo. Sono anche loro, come l’Apostolo, costruttori di tende, un” lavoro manuale” che Paolo riteneva “uno spazio privilegiato di testimonianza cristiana oltre che un giusto modo per mantenersi senza essere di peso agli altri”. Avviene così che la loro casa diventa una “domus ecclesiae”, una ” casa della Chiesa”, “luogo di ascolto della Parola di Dio e di celebrazione dell’Eucaristia”, con le porte aperte ai fratelli e alle sorelle in Cristo:
Anche oggi in alcuni Paesi dove non c’è la libertà religiosa e non c’è la libertà dei cristiani, i cristiani si radunano in una casa, un po’ nascosti, per pregare e celebrare l’Eucaristia. Anche oggi ci sono queste case, queste famiglie che diventano un tempio per l’Eucaristia.
E nel cuore di Paolo questa coppia di sposi è rimasta sempre. Infatti quando, insieme, lasciano Corinto per raggiungere Efeso e poi Roma, la loro casa continua ad essere “luogo di catechesi” tanto che nello splendido elogio riportato nella Lettera ai Romani, Paolo li saluterà come suoi “collaboratori in Cristo Gesù” e li ringrazierà per aver rischiato la vita pur di salvarlo, come accade ancora oggi – aggiunge a braccio Francesco – in tante famiglie che “in tempo di persecuzione rischiano la testa per mantenere nascosti i perseguitati”.
Ecco dunque si viene componendo il modello di vita coniugale rappresentato da Aquila e Priscilla che il Papa vuole rilanciare a tutte le coppie e a tutti i laici: responsabili, a servizio della comunità, impegnati nell’evangelizzazione che ha portato la Parola del Signore fino a noi. Da qui l’appello conclusivo:
Voi laici siete responsabili, per il vostro Battesimo, di portare avanti la fede. Era l’impegno di tante famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’“humus” alla crescita della fede”. È bella questa frase di Papa Benedetto XVI: i laici danno l’humus alla crescita della fede.
Chiediamo al Padre, che ha scelto di fare degli sposi la sua «vera “scultura” vivente» – credo che qui ci siano i nuovi sposi. Ci sono? Ce ne sono, lì? Eccoli! Ascoltate voi la vostra vocazione: voi dovete essere la vera scultura vivente – di effondere il suo Spirito su tutte le coppie cristiane perché, sull’esempio di Aquila e Priscilla, sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in chiese domestiche. Bella parola: una casa è una chiesa domestica, dove vivere la comunione e offrire il culto della vita vissuta con fede, speranza e carità.
Nel corso dei saluti ai pellegrini in diverse lingue, al termine dell’udienza generale, il Papa ha rivolto un pensiero speciale al Burkina Faso scosso da ” violenze ricorrenti” perchè prevalga il dialogo e la protezione dei più fragili e poi ha invitato tutti a pregare per il suo prossimo viaggio in Thailandia e Giappone che prenderà il via il prossimo 19 novembre, ” affinchè – ha detto – il Signore conceda ai popoli visitati copioso doni di grazia”.
Fonte Vatican News – Gabriella Ceraso
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