Categorie: Sancta Sedes

Papa Francesco ai dipendenti vaticani: Natale, occasione per curare ogni ferita

Dopo l’incontro con la Curia, Papa Francesco si è recato nell’Aula Paolo VI per rivolgere gli auguri natalizi ai dipendenti vaticani e ai loro familiari. Prendendo spunto dall’etimologia della parola “Curia”, ha esortato a trasformare il Natale “in una vera occasione per ‘curare’ ogni ferita e per “curarsi” da ogni mancanza. Il servizio di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana:

Papa Francesco ha voluto incontrare e salutare anche quanti lavorano senza farsi vedere in Vaticano, i cosiddetti invisibili: i giardinieri, gli addetti alle pulizie, gli uscieri. La prima esortazione è stata quella di curare la vita spirituale, il rapporto con Dio, perché “è la colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo. Un cristiano che non si nutre con la preghiera, i Sacramenti e la Parola di Dio, inevitabilmente si appassisce e si secca”.

Occorre poi soprattutto – ha detto – “curare la vita famigliare dando ai figli e ai propri cari, “non solo denaro, ma soprattutto tempo, attenzione e amore”:

“La famiglia è un tesoro, i figli sono un tesoro. Una domanda che i genitori giovani possono farsi: ‘Io ho tempo per giocare con i miei figli, o sempre sono impegnato, impegnata e non ho tempo per i figli?’. Lascio la domanda. Giocare con i figli: è tanto bello. E questo è seminare futuro”.

Curare i rapporti con gli altri, “trasformando la fede in vita e le parole in opere buone, specialmente verso i più bisognosi”. Curare il parlare “purificando la lingua dalle parole offensive, dalle volgarità e dal frasario di decadenza mondana”. “Curare le ferite del cuore con l’olio del perdono, perdonando le persone che ci hanno ferito e medicando le ferite che abbiamo procurato agli altri”.

E ancora, curare il lavoro “compiendolo con entusiasmo, con umiltà, con competenza, con passione, con animo che sa ringraziare il Signore”. Curarsi poi “dall’invidia, dalla concupiscenza, dall’odio e dai sentimenti negativi che divorano la nostra pace interiore e ci trasformano in persone distrutte e distruttive”.

C’ è poi l’esortazione a “curarsi dal rancore che ci porta alla vendetta e dalla pigrizia che ci porta all’eutanasia essenziale, dal puntare il dito che ci porta alla superbia e dal lamentarsi continuamente che ci porta alla disperazione”:

“Io so che alcune volte, per conservare il lavoro, si sparla di qualcuno, per difendersi. Io capisco queste situazioni, ma la strada non finisce bene. Alla fine, saremo tutti distrutti, tra noi, no?, e questo no, non serve. Ma, chiedere al Signore la saggezza di saper mordersi la lingua a tempo, eh? per non dire parole ingiuriose, che dopo ti lasciano la bocca amara”.

Il Papa invita a “curare i fratelli deboli: ho visto tanti begli esempi tra di voi, in questo, e vi ringrazio e complimenti! Cioè, curare gli anziani, i malati, gli affamati, i senzatetto e gli stranieri perché su questo saremo giudicati”.

Infine, “curare che il Santo Natale non sia mai una festa del consumismo commerciale, dell’apparenza o dei regali inutili, oppure degli sprechi superflui, ma che sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore”. “Immaginiamo – ha detto – come cambierebbe il nostro mondo se ognuno di noi iniziasse subito, e qui, a curarsi seriamente e a curare generosamente il proprio rapporto con Dio e con il prossimo”, “se guardassimo all’altro, specialmente al più bisognoso, con gli occhi della bontà e della tenerezza, come Dio ci guarda, ci aspetta e ci perdona; se trovassimo nell’umiltà la nostra forza e il nostro tesoro! E tante volte abbiamo paura della tenerezza, abbiamo paura dell’umiltà!”:

Questo è il vero Natale: la festa della povertà di Dio che annientò se stesso prendendo la natura di schiavo (cfr. Fil 2, 6); di Dio che si mette a servire a tavola (cfr. Mt 22, 27); di Dio che si nasconde agli intelligenti e ai sapienti e che si rivela ai piccoli, ai semplici e ai poveri (cfr. Mt 11, 25); ‘del Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti’ (Mc 10, 45)”.

“Ma è soprattutto – ha osservato – la festa della Pace portata sulla terra dal bambino Gesù”:

“La pace che ha bisogno del nostro entusiasmo, della nostra cura, per riscaldare i cuore gelidi, per incoraggiare le anime sfiduciate e per illuminare gli occhi spenti con la luce del volto di Gesù!”.

Quindi ha concluso:

“Non voglio finire queste parole di auguri senza chiedervi perdono per le mancanze, mie e dei collaboratori, e anche per alcuni scandali, che fanno tanto male. Perdonatemi. Buon Natale e, per favore, pregate per me!”.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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