“Affinché la pena sia feconda essa deve avere un orizzonte di speranza, speranza di reinserimento sociale”. Lo afferma il Papa nel videomessaggio inviato al Centro di studenti universitari del Complesso penitenziario federale di Ezeiza in Argentina. Studenti che Francesco conosce bene e definisce ‘amici’ perché più volte li ha già chiamati al telefono.
Motivo del saluto di ieri l’apertura di un nuovo corso di musica: un passo avanti, dice il Papa, nelle attività del Centro, “spazio di lavoro, di cultura, di progresso” che rappresenta “un segno di umanità”. “È un alito di vita ciò che sta succedendo nel vostro carcere, tra di voi e la vita – dice agli studenti il Papa – voi lo sapete, è un regalo, ma un regalo che bisogna conquistare ogni giorno. Ce lo regalano, ma dobbiamo conquistarlo ogni giorno, in ogni passo della vita”. Un regalo che non è facile conservare, riconosce Francesco, ci vuole coraggio ogni giorno. “Un sacco di difficoltà, tutti ne abbiamo- afferma- però abbiamo cura di questo regalo e lo facciamo crescere, ne abbiamo cura e lo facciamo fiorire.”
Il Papa non nasconde che i ragazzi del Centro stanno scontando una pena per un errore commesso. “Ma non dimentichiamo – raccomanda – che, affinché la pena sia feconda, deve avere un orizzonte di speranza, altrimenti resta rinchiusa in se stessa ed è soltanto uno strumento di tortura, non è feconda.
Pena con speranza, allora è feconda”. E precisa: “Speranza di reinserimento sociale, e per questo, formazione sociale, guardando al futuro, e questo è quello che state facendo voi.”
I problemi ci sono e ci saranno, ripete Francesco a conclusione del suo videomessaggio, “ma l’orizzonte è più grande dei problemi, la speranza supera tutti i problemi”.
Fonte it.radiovaticana.va/di Adriana Masotti