«Non accontentatevi di vivacchiare, abbiate il coraggio di sognare». Francesco parla ai ragazzi come un nonno saggio e affettuoso: «La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore».
Infatti «l’amore libero è voler bene senza possedere: amare le persone senza volerle come proprie, ma lasciandole libere», raccomanda. «Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto, non l’amore nelle nuvole.Quello che non è concreto e parla dell’amore è una telenovela, un fotoromanzo – sottolinea il Papa agli adolescenti arrivati da tutta Europa per ascoltarlo e celebrare l’Anno Santo – L’amore concreto come quello dei vostri genitori che per stare con voi hanno rinunciato magari a fare un viaggio».
Jorge Mario Bergoglio identifica l’amore con il dono di sè. «La libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene. Bisogna saper dire di no – avverte – La libertà, invece, è il dono di poter scegliere il bene:è libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso . Ma solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita. Non accontentatevi della mediocrità, di “vivacchiare” stando comodi e seduti».
Quindi «non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda».
Circa 100mila giovani (dato fornito da padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede), ma per la questura sono addirittura 120mila, fra i 13 e i 16 anni, provenienti da tutta Italia ma anche dall’estero (principalmente da Spagna, Francia e Belgio), hanno accolto il Papa in piazza San Pietro. Il mega-raduno ieri aveva visto il Pontefice unirsi ai 150 sacerdoti che confessavano gli adolescenti nei pressi del colonnato.
«L’amore è la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù», ha affermato Francesco che sul sagrato della basilica vaticana ha celebrato la Messa conclusiva del Giubileo dei ragazzi, che partecipano al pellegrinaggio loro riservato. «Se questo documento scade e non si rinnova continuamente, non siamo più testimoni del Maestro, allora vi chiedo: volete accogliere l’invito di Gesù a essere suoi discepoli? Volete essere suoi amici fedeli? Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto che risplende nella sua vita. Volete vivere questo amore che Lui ci dona? Cerchiamo allora di metterci alla sua scuola, che è una scuola di vita per imparare ad amare», ha aggiunto il Pontefice nell’omelia. «Amare è bello, è la via per essere felici. Però non è facile, è impegnativo, costa fatica, amare infatti vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità».
Severe misure di sicurezza intorno al Vaticano, diversi posti di controllo sono stati istituiti da polizia e carabinieri nelle vie di avvicinamento alla piazza, dove i fedeli sono stati fatti passare per l’ispezione di borse e zainetti. Chiunque si avvicinasse alla piazza è stato sottoposto a controllo di sicurezza, anche con i metal detector portatili. Fin dalle prime ore del mattino l’area era gremita di ragazzi in pellegrinaggio giubilare ma anche di numerosi turisti presenti a Roma per il ponte del 25 Aprile.
«Ricevere un regalo ci rende felici, ma per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi – evidenzia il Pontefice rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze che gremiscono la celebrazione – Pensiamo anche al dono che i vostri genitori e animatori vi hanno fatto, permettendovi di venire a Roma per questo Giubileo dedicato a voi».
E Francesco mette in guardia i giovani «dalla tentazione di inquinare l’affetto con la pretesa istintiva di prendere, di “avere” quello che piace». Secondo il Pontefice, «la cultura consumistica rafforza questa tendenza. Ma ogni cosa, se la si stringe troppo, si sciupa, si rovina: poi si rimane delusi, con il vuoto dentro». E invece «il Signore, se ascoltate la sua voce, vi rivelerà il segreto della tenerezza: prendersi cura dell’altra persona, che vuol dire rispettarla, custodirla e aspettarla».
Riecheggia la lezione dell’ex-insegnante Bergoglio: «La minaccia principale è quando a nessuno importa di te e senti di essere lasciato in disparte, chi alla vostra età non ha sogni è già in pensione, non si costruisce contro: questa si chiama distruzione». Ecita un canzone alpina: «Nell’arte di salire l’importante non è non cadere ma non rimanere caduto». Serve «il coraggio di alzarsi, di lasciarsi alzare dalla mano di Gesù che tante volte è quella dell’amico, dei genitori».
Nella recita del Regina Coeli, il Papa ha unito il saluto ai giovani pellegrini del Giubileo dei ragazzi al ricordo dei due vescovi ortodossi rapiti in Siria tre anni fa. «Al termine di questa celebrazione giubilare, il mio pensiero si rivolge in modo particolare a voi, cari ragazzi e ragazze – afferma il Papa – Siete venuti dall’Italia e da diverse parti del mondo per vivere momenti di fede e di fraterna convivialità. Grazie per la vostra gioiosa e chiassosa testimonianza. Andate avanti con coraggio». Quindi ha aggiunto: «Ieri, a Burgos, in Spagna, sono stati proclamati Beati il sacerdote Valentín Palencia Marquina e quattro suoi compagni martiri, uccisi per la loro fede durante la guerra civile spagnola. Lodiamo il Signore per questi suoi coraggiosi testimoni, e per loro intercessione supplichiamolo di liberare il mondo da ogni violenza». Infine, «è sempre viva in me la preoccupazione per i fratelli vescovi, sacerdoti e religiosi, cattolici e ortodossi, sequestrati da molto tempo in Siria. Dio Misericordioso tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a quei nostri fratelli di essere liberati e poter tornare alle loro comunità. Per questo vi invito tutti a pregare, senza dimenticare le altre persone rapite nel mondo. Affidiamo tutte le nostre aspirazioni e le nostre speranze all’intercessione di Maria, Madre di Misericordia».
Al termine Francesco ha consegnato, come simbolo del «mandato missionario», il crocifisso ad alcuni ragazzi in rappresentanza di tutti i loro coetanei che gremivano piazza San Pietro.
Redazione Papaboys (Fonte it.aleteia.org/Giacomi Galeazzi)
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