Non perdete l’incanto di sognare, e non perdete la voglia di sognare (che non è essere dormiglioni! ndr): questo l’invito rivolto da Papa Francesco alle migliaia di giovani presenti all’incontro con la gioventù messicana nello Stadio José María Morelos y Pavón in Morelia. Una vera e propria Gmg in miniatura, ma con oltre 100.000 giovani presenti, che hanno confermato la ‘Chiesa giovane’ che prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI sia auguravano nel continente dell’America Latina.
E per chiudere l’incontro una eccezionale coreografia con l’invio in Missione di tante croci che hanno poi aperto la strada alla grande croce di Cristo, che Papa Francesco ha guardato con ammirazione. Veramente una gigantesca coreografia con centinaia di giovani impegnati.
Alle ore 16.30 di questo pomeriggio (alle ore 2315 italiane ndr), il Santo Padre Francesco è arrivato allo Stadio “José Maria Morelos y Pavón” di Morelia.L’incontro con i giovani è iniziato con un momento di festa con canti e danze e è proseguito con gli indirizzi di saluto del Card Alberto Suárez Inda, Arcivescovo di Morelia, e di S.E. Héctor Luis Morales Sánchez, Vescovo di Ciudad Nezahualcóytl e incaricato della Pastorale giovanile. Quindi due giovani hanno portato la loro testimonianza. Dopo la consegna dei doni e un momento di preghiera, Papa Francesco ha rivolto ai giovani il discorso che riportiamo di seguito
Le parole di Papa Francesco ai giovani del Messico
Il segno (…) indica passaggi a braccio inseriti dal Santo Padre (in aggiornamento)
Cari giovani, buonasera!
(…)Quando sono arrivato in questa terra sono stato accolto con un caloroso benvenuto e ho constatato in quello stesso momento qualcosa che intuivo da tempo: la vitalità, l’allegria, lo spirito festoso del Popolo messicano. Adesso, dopo avervi ascoltato, ma specialmente dopo avervi visto, constato nuovamente un’altra certezza, una cosa che ho detto al Presidente della Nazione nel mio primo saluto. Uno dei tesori più grandi di questa terra messicana ha il volto giovane, sono i suoi giovani. Sì, siete voi la ricchezza di questa terra. E non ho detto la speranza di questa terra, ho detto: la ricchezza.
Non si può vivere la speranza, sentire il domani se prima non si riesce a stimarsi, se non si riesce a sentire che la propria vita, le proprie mani, la propria storia hanno un valore. La speranza nasce quando si può sperimentare che non tutto è perduto, e per questo è necessario l’esercizio di cominciare “da casa”, cominciare da sé stessi. Non tutto è perduto. Non sono perduto, valgo e valgo molto.(…) La principale minaccia alla speranza sono i discorsi che ti svalutano, che ti fanno sentire di seconda classe. (…)La principale minaccia alla speranza è quando senti che a nessuno importa di te o che sei lasciato in disparte.(…)La principale minaccia alla speranza è quando senti che se ci sei o non ci sei è la stessa cosa. Questo uccide, questo ci annienta e apre la porta a tanto dolore. La principale minaccia alla speranza è farti credere che cominci a valere quando ti mascheri di vestiti, marche,dell’ultimo grido della moda, o quando diventi prestigioso, importante perché hai denaro, ma in fondo il tuo cuore non crede che tu sia degno di affetto, degno di amore. (…)La principale minaccia è quando uno sente che i soldi gli servono per comprare tutto, compreso l’affetto degli altri. La principale minaccia è credere che perché hai una bella macchina sei felice.
(…)Voi siete la ricchezza del Messico, voi siete la ricchezza della Chiesa. (…)E capisco che molte volte diventa difficile sentirsi la ricchezza quando ci troviamo esposti continuamente alla perdita di amici e di familiari nelle mani del narcotraffico, delle droghe, di organizzazioni criminali che seminano il terrore. E’ difficile sentirsi la ricchezza di una nazione quando non si hanno opportunità di lavoro dignitoso, possibilità di studio e di preparazione, quando non si vedono riconosciuti i diritti e questo finisce per spingere a situazioni limite. E’ difficile sentirsi la ricchezza di un luogo quando, per il fatto che sono giovani, li si utilizza per scopi meschini seducendoli con promesse che alla fine nono sono tali.(…)
Eppure, malgrado tutto questo, non mi stanco di ripeterlo: voi siete la ricchezza del Messico.
(…) Non pensate che vi dica questo perché sono buono, o perché sono un esperto, no, cari amici, non è così. Vi dico questo, e ne sono convinto, sapete perché? Perché come voi credo in Gesù Cristo. (…) Ed è Lui che rinnova continuamente in me la speranza, è Lui che rinnova continuamente il mio sguardo. E’ Lui che continuamente mi invita a convertire il cuore. Sì, amici miei, vi dico questo perché in Gesù ho incontrato Colui che è capace di accendere il meglio di me stesso. Ed è grazie a Lui che possiamo fare strada, è grazie a Lui che ogni volta possiamo ricominciare da capo, è grazie a Lui che possiamo avere il coraggio di dire: non è vero che l’unico modo di vivere, di essere giovani è lasciare la vita nelle mani del narcotraffico o di tutti quelli che la sola cosa che stanno facendo è seminare distruzione e morte.(…) E’ grazie a Lui che possiamo dire che non è vero che l’unico modo di vivere per i giovani qui sia nella povertà e nell’emarginazione; emarginazione dalle opportunità, emarginazione dagli spazi, emarginazione da formazione ed educazione, emarginazione dalla speranza. E’ Gesù Cristo Colui che smentisce tutti i tentativi di rendervi inutili, o meri mercenari di ambizioni altrui.(…)
Mi avete chiesto una parola di speranza: quella che ho da darvi si chiama Gesù Cristo. Quando tutto sembra pesante, quando sembra che ci caschi il mondo addosso, abbracciate la sua croce, abbracciate Lui e, per favore, non staccatevi mai dalla sua mano,(…) per favore, non allontanatevi mai da Lui. Perché insieme a Lui è possibile vivere pienamente, insieme a Lui è possibile credere che vale la pena dare il meglio di sé, essere fermento, sale e luce tra gli amici, nel quartiere, in comunità. (…)Perciò cari amici, da parte di Gesù vi chiedo di non lasciarvi escludere, non lasciarvi disprezzare, non lasciarvi trattare come merce. (…)Certo, è probabile che non avrete la macchina ultimo modello, non avrete il portafoglio pieno di soldi, ma avrete qualcosa che nessuno potrà togliervi cioè l’esperienza di sentirsi amati, abbracciati e accompagnati.(…) E’ l’esperienza di sentirsi famiglia, di sentirsi comunità.(…)
Oggi il Signore continua a chiamarvi, continua a convocarvi, come fece con l’indio Juan Diego. Vi invita a costruire un santuario. Un santuario che non è un luogo fisico, bensì una comunità, un santuario chiamato parrocchia, un santuario chiamato Nazione. La comunità, la famiglia, il sentirci cittadini è uno dei principali antidoti contro tutto ciò che ci minaccia, perché ci fa sentire parte di questa grande famiglia di Dio. Non per rifugiarci, non per chiuderci, anzi, per uscire ad invitare altri, per uscire ad annunciare a tutti che essere giovani in Messico è la più grande ricchezza e pertanto non può essere sacrificata.(…)
Gesù(…) mai ci inviterebbe ad essere sicari, ma ci chiama discepoli(…). Egli mai ci manderebbe a morire, ma tutto in Lui è invito alla vita. Una vita in famiglia, una vita in comunità; una famiglia e una comunità a favore della società.(…)
Voi siete la ricchezza di questo Paese, e quando dubitate di questo, guardate Gesù Cristo, Colui che smentisce tutti i tentativi di rendervi inutili, o meri mercenari di ambizioni altrui.(…)
(servizio in aggiornamento)
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#PapaFrancesco canta con con i giovani: ¡Vive Jesús el Señor! #JuventudDelPapahttps://t.co/GDtBo7WY1h pic.twitter.com/hsj1ylrTmk
— Papaboys (@CiaoKarol) 16 febbraio 2016
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LA FOTOGALLERY DELL’INCONTRO CON I GIOVANI
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Servizio di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys