Rappresentano Seychelles, Mali, Andorra, Kenya, Lettonia e Niger gli Ambasciatori Straordinari e plenipotenziari presso la Santa Sede, che stamani hanno presentato al Papa le Lettere credenziali. La speranza espressa nel suo discorso da Francesco è che il loro impegno sia a favore del bene comune e di una gestione responsabile della terra
Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Siamo in cammino verso il Natale, che i cristiani celebrano come la festa del “principe della pace”. Ed è proprio la pace la parola densa di significati su cui il Papa si sofferma nel discorso rivolto questa mattina ai sei nuovi Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Tra loro tre donne formatesi in ambito economico e scientifico, a rappresentare Seychelles, Kenya e Lettonia, e tre uomini rispettivamente per Mali, Andorra e Niger. Le priorità che il Papa intravede nei loro incarichi sono rivolte alla costruzione di un mondo più giusto e pacifico in cui vita, dignità e diritti siano valorizzati e in cui la sfida della sostenibilità ambientale sia affrontata in modo responsabile.
La pace, sottolinea loro il Papa, è “l’aspirazione di tutta la famiglia umana” ed è un “cammino di speranza” fatto di “dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. Da qui nasce la missione che Francesco intravede negli incarichi dei nuovi ambasciatori con i quali la Chiesa cattolica si impegna a collaborare:
In un mondo tristemente segnato da conflitti civili, regionali e internazionali, divisioni sociali e disuguaglianze, è essenziale intraprendere un dialogo costruttivo e creativo basato sull’onestà e sulla verità, con l’obiettivo di promuovere una maggiore solidarietà fraterna tra gli individui e all’interno della comunità globale. Da parte sua, la Chiesa cattolica si impegna a collaborare con ogni partner responsabile nel promuovere il bene di ogni persona e di tutti i popoli. È mia fervida speranza che la vostra missione contribuisca non solo al consolidamento dei buoni rapporti esistenti tra i vostri Paesi e la Santa Sede, ma anche alla costruzione di un mondo più giusto e pacifico in cui la vita umana, la dignità e i diritti siano rispettati e valorizzati.
La pace prende le mosse dalla “riconciliazione” e questa non cresce se c’è desiderio di dominio, paura e indifferenza:
Solo quando mettiamo da parte l’indifferenza e la paura può crescere e prosperare un vero clima di rispetto reciproco. Questo, a sua volta, porta allo sviluppo di una cultura dell’inclusione, a un sistema economico più giusto e a varie opportunità per la partecipazione di tutti alla vita sociale e politica.
Se la volontà è quella di rimuovere qualsiasi ostacolo alla pace, occorre anche rimarcare il peso che in questo ha il “mancato rispetto per la nostra casa comune” e in particolare lo “sfruttamento abusivo delle risorse naturali” che costano un caro prezzo alle comunità locali e alla natura stessa. Da qui il secondo e conclusivo auspicio espresso dal Papa agli ambasciatori nei loro incarichi decisionali, sulla scorta dei risultati del recente Sinodo sulla Regione panamazzonica in materia di sostenibilità ambientale:
L’impegno per una gestione responsabile della terra e delle sue risorse è urgentemente richiesto a tutti i livelli, dall’educazione familiare alla vita sociale e civile, finoalle decisioni politiche ed economiche. Il bene comune e quello della casa in cui dimoriamo esigono sforzi di cooperazione per far progredire il fiorire della vita e lo sviluppo integrale di ogni membro della nostra famiglia umana.
Credito: Vatican News
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