Mettetevi “in uscita” e andate “verso l’umanità ferita e scartata”: così il Papa ai Padri Somaschi, ricevuti oggi in Vaticano, in occasione del Capitolo Generale della loro Congregazione, fondata da S. Girolamo Emiliani, patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata, laico di nobile famiglia veneziana, vissuto tra il ‘400 e il ‘500, coevo di Lutero.
Seppe abbandonare ricchezze e agi per fare famiglia con gli orfani, S. Girolamo Emiliani, dando vita alla Compagnia dei Servi dei Poveri, oggi chiamati Padri Somaschi, presenti in tutto il mondo con un centinaio di centri pastorali, caritativi e formativi nei cinque continenti, ultimi quelli sorti dopo lo tsunami in India e Sri Lanka e nella Repubblica dominicana dopo il terremoto di Haiti. Il progetto del vostro fondatore – ha ricordato il Papa ai Padri Somaschi – era “riformare prima se stessi nella fedeltà al Vangelo, poi la comunità cristiana e la società civile”:
“Vi incoraggio a rimanere fedeli all’ispirazione originaria e a ‘mettervi in uscita’ per andare verso l’umanità ferita e scartata”.
In particolare, li ha esortati a guardare “con gli occhi di Cristo” gli ultimi, specie “la gioventù abbandonata”, gli orfani e i nuovi “mezzi orfani”, cosi li ha chiamati il Papa:
“Quei migranti, ragazzi, bambini che vengono da soli nelle nostre terre e hanno bisogno di trovare paternità e maternità. Vorrei sottolineare questo: sui barconi tanti vengono da soli e hanno bisogno di questo. Questo ed altro è compito vostro”.
Ad affiancare i religiosi, sacerdoti e non, è il laicato somasco. Avete “l’opportunità” di coinvolgerlo – ha sottolineato Francesco – “per un impegno più consistente nell’ambito sociale del carisma”: diritti umani, tutela dei minori nel lavoro, prevenzione di sfruttamento e tratta:
“Sono questioni che vanno affrontate con la forza liberante del Vangelo e, in pari tempo, con adeguati strumenti operativi e competenze professionali”.
Quindi l’invito del Papa ai Padri Somaschi ad “essere attenti alle diverse forme di marginalità nelle periferie geografiche ed esistenziali”, e di trasformare “le strutture, dove ciò risulti utile”:
“Le strutture, in certi casi, danno falsa protezione e frenano il dinamismo della carità e del servizio al Regno di Dio”.
E, ancora due raccomandazioni: progredire nell’inculturazione, “condizione necessaria al radicarsi della Chiesa nel mondo”, e continuare attivamente nel lavoro di formazione di catechisti, animatori laici e clero:
“Uno dei pericoli più gravi, più forti della Chiesa oggi è il clericalismo; lavorate con i laici, che siano loro a portare avanti, che abbiano il coraggio di andare avanti, e voi sosteneteli e aiutateli come sacerdoti, come religiosi”.
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Infine, l’auspicio a non trascurare il dialogo ecumenico, specie nella realtà dell’Africa e dell’Asia.
Fonte it.radiovaticana.va/Roberta Gisotti
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