Papa Francesco: ecco il messaggio ai Passionisti
Per il terzo centenario di fondazione della Congregazione il Papa invia un messaggio
(Fonte Vatican News – Gabriella Ceraso)
La vocazione “di vivere e annunciare la memoria della Passione di Cristo facendo del mistero pasquale il centro della vita“: è quella della Congregazione dei Passionisti che, domenica 22 novembre, apre il Giubileo speciale per il terzo centenario di fondazione. Un dono e una gioia a cui Papa Francesco si unisce attraverso un messaggio, datato 15 novembre, e inviato al superiore generale, il reverendo padre Joachim Rego.
Come ogni carisma della vita consacrata, anche quello dei Passionisti, osserva il Papa, scaturito dal mistero trinitario e impiantato nella Chiesa attraverso una persona scelta dalla provvidenza, per perdurare deve essere “aderente alle nuove esigenze” ravvivando la “potenza creativa degli inizi”.
La ricorrenza del Centenario – fa notare Francesco – può essere una “provvida opportunità” per camminare verso “nuovi traguardi” , così come la preghiera e la lettura dei segni dei tempi renderà capaci di rispondere alle” attese dell’umanità”, attraverso la luce dello Spirito Santo.
L’umanità mutata nel suo essere va accompagnata
Ai Passionisti il Papa chiede di “individuare nuovi stili di vita e nuove forme di linguaggio per annunciare l’amore del Crocifisso” testimoniando così il cuore della loro identità”. Il contesto è quello di un mondo del tutto mutato:
L’umanità è nella spirale di cambiamenti che mettono in discussione non solo il valore delle correnti culturali che l’hanno arricchita finora, ma persino l’intima costituzione del suo essere. La natura e il cosmo, assoggettati al dolore e alla caducità dalle manipolazioni umane (cfr Rm 8,20), assumono preoccupanti tratti degenerativi.
Missione: gratitudine, profezia e speranza
A tale proposito, il Papa fa riferimento alle riflessioni dell’ultimo capitolo generale, il 47°, della Congregazione, che, in merito proprio al rinnovamento dell’impegno missionario, si è focalizzato su tre percorsi: la gratitudine, la profezia e la speranza.
“La gratitudine è l’esperienza che vive il passato nell’atteggiamento del Magnificat e cammina verso il futuro in atteggiamento eucaristico”. Per i Passionisti significa – afferma il Papa- prolungare nella storia la memoria passionis, l’amore donato per noi sulla croce. La profezia invece è “pensare e parlare nello Spirito”, cosa possibile, osserva il Papa, “a chi vive la preghiera come respiro dell’anima” cogliendo”i moti dello Spirito nell’intimo dei cuori e nell’intera creazione” così da poter rispondere ai bisogni del presente:
La memoria passionis vi renda profeti dell’amore del Crocifisso in un mondo che va perdendo il senso dell’amore.
La speranza infine è riposta nel nostro Padre misericordioso che non ci abbandona, è – scrive Francesco ai Passionisti – vedere comunque nell’assottigliarsi delle comunità un seme che muore ma porterà frutto. Speranza è “gioire per quello che c’è, invece che lamentarsi per quello che manca”.
Incendiate il mondo con l’amore della missione
Alla luce di questa riflessione, l’auspicio che il Papa esprime per il futuro dei Passionisti lo attinge alle parole del fondatore, san Paolo della Croce: incendiare il mondo con l’attività missionaria radicata nell’amore di Dio più grande, che è stato quello della Croce, e ricordare che la missione è “passione per Gesù” e allo stesso tempo è “passione per il suo popolo”:
Non stancatevi di accentuare il vostro impegno in favore dei bisogni dell’umanità. Tale istanza missionaria sia rivolta soprattutto verso i crocifissi di questa nostra epoca: i poveri, i deboli, gli oppressi e gli scartati dalle molteplici forme di ingiustizia. L’attuazione di questo compito esigerà da parte vostra un sincero sforzo di rinnovamento interiore che deriva dal rapporto personale con il Crocifisso-Risorto. Solo chi è crocifisso dall’amore, come lo è stato Gesù sulla croce, è capace di soccorrere i crocifissi della storia con parole e azioni efficaci.
Infatti – conclude Francesco – non basta evangelizzare a parole, occorrono “gesti concreti che facciano sperimentare quest’amore nel nostro stesso amore che si dona condividendo le situazioni crocifisse, anche spendendo la vita sino alla fine, pur restando chiaro che tra l’annuncio e la sua accoglienza nella fede corre l’azione dello Spirito Santo”.