Papa Francesco celebra nella Basilica vaticana i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio che si concludono con il canto di ringraziamento del Te Deum. Il suo sguardo è rivolto al mondo, ma anche alla città di Roma: l’invito è quello di far emergere la presenza del Signore che già c’è e abita le sue case e le sue strade
Adriana Masotti – Città del Vaticano (Vaticannews.va)
Papa Francesco presiede la celebrazione di fine anno, in cui la Chiesa attraverso il canto esprime la lode e il ringraziamento a Dio, e tiene l’omelia. Betlemme, un piccolo villaggio di Giuda; Nazareth, cittadina di cui nella Scrittura ci si domanda se da lei “può venire qualcosa di buono”; Gerusalemme fuori le cui mura Gesù viene crocifisso. Papa Francesco elenca i luoghi che hanno visto il Figlio di Dio nascere, vivere e morire e che dicono con chiarezza che per rivelare il suo amore all’umanità, Dio ha scelto ciò che è piccolo, disprezzato e scartato. A Gerusalemme le parole e i gesti di Gesù, continua il Papa, dopo un primo entusiasmo vengono subito dimenticati. Tuttavia è dalla croce che “la potenza di Dio attirerà tutti a sé” e anche Maria, la Madre di Dio, sotto la croce diventerà madre di tutta l’umanità.
Nella città Dio ha posto la sua tenda…, e da lì non si è mai allontanato! La sua presenza nella città, anche in questa nostra città di Roma, non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Siamo noi che dobbiamo chiedere a Dio la grazia di occhi nuovi, capaci di uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze.
Dio abita in mezzo al suo popolo
Il Papa parla della tentazione di legare la presenza di Dio solo al Tempio segnalata già dai profeti, Egli al contrario “abita in mezzo al suo Popolo, cammina con esso e vive la sua vita”. E ribadisce:
Anzi, quando Dio vuole fare nuove tutte le cose per mezzo del suo Figlio, non comincia dal tempio, ma dal grembo di una donna piccola e povera del suo Popolo. È straordinaria questa scelta di Dio! Non cambia la storia attraverso gli uomini potenti delle istituzioni civili e religiose, ma a partire dalle donne della periferia dell’impero, come Maria, e dai loro grembi sterili, come quello di Elisabetta.
Il bene che tanti, credenti e non credenti, fanno a Roma
Papa Francesco invita a considerare ciò che Dio opera nel cuore umano toccato dalla sua Parola che incoraggia ciascuno a lavorare per la pace lì dove si trova. Facendo riferimento alla città di Roma afferma che allo sguardo di Dio non sfugge quanto di buono viene compiuto ogni giorno, per “promuovere la fraternità e la solidarietà”.
Roma non è soltanto una città complicata, con tanti problemi, con disuguaglianze, corruzione e tensioni sociali. Roma è una città in cui Dio manda la sua Parola, che si annida per mezzo dello Spirito nel cuore dei suoi abitanti e li spinge a credere, a sperare nonostante tutto, ad amare lottando per il bene di tutti. Penso alle tante persone coraggiose, credenti e non credenti, che ho incontrato in questi anni e che rappresentano il “cuore pulsante” di Roma. Davvero Dio non ha mai smesso di cambiare la storia e il volto della nostra città attraverso il popolo dei piccoli e dei poveri che la abitano: Egli sceglie loro, li ispira, li motiva all’azione, li rende solidali, li spinge ad attivare reti, a creare legami virtuosi, a costruire ponti e non muri.
La missione della Chiesa
Anche la Chiesa di Roma, prosegue Francesco, è sollecitata dal Signore a buttarsi nella mischia, a coinvolgersi con gli abitanti della città, a mettersi in loro ascolto:
Avere tempo per gli altri, dialogare, riconoscere con uno sguardo contemplativo la presenza e l’azione di Dio nelle loro esistenze, testimoniare con i fatti più che con le parole la vita nuova del Vangelo, è davvero un servizio d’amore che cambia la realtà.
Tutto questo fa superare contrapposizioni e steccati per collaborare insieme nell’edificazione di “una città più giusta e fraterna”. Il Papa esorta infine a non aver paura di fronte ad “una missione così importante”, perché Dio non guarda alla nostra “bravura” ma ci sceglie “proprio perché siamo e ci sentiamo piccoli”.
La preghiera e il ringraziamento a Dio
Nell’ultimo giorno dell’anno la liturgia invita a ringraziare Dio e a cantare la sua lode per quanto ha fatto per noi. E a invocare tutti insieme il dono della sua pace su tutta l’umanità. Al termine dell’omelia, seguono dunque le intenzioni di preghiera e il canto del Padre Nostro. Poi l’esposizione del Santissimo e l’adorazione. Infine il canto del Te Deum. A conclusione della celebrazione la visita del Papa al presepe allestito al centro di Piazza San Pietro.
La statua della Madonna Incoronata di Foggia
Nella Basilica vaticana, è stata esposta, in occasione della celebrazione di questo pomeriggio, la statua della Madonna Incoronata, proveniente dalla Basilica santuario Madre di Dio Incoronata di Foggia, affidata all’Opera Don Orione. L’immagine, arrivata oggi stesso in Vaticano, è stata posta accanto all’altare della Confessione sotto il baldacchino del Bernini.