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Papa Francesco ai religiosi della Corea: ‘Chi fa voto di povertà e vive da ricco danneggia la Chiesa’

Il Papa ha incontrato i religiosi della Corea:  “L’esperienza della misericordia di Dio, nutrita dalla preghiera e dalla comunità, deve plasmare tutto ciò che siete e tutto ciò che fate. La vostra castità, povertà e obbedienza diventeranno una testimonianza gioiosa dell’amore di Dio nella misura in cui rimanete saldi sulla roccia della sua misericordia

Il discorso integrale pronunciato da Papa Francesco

Cari fratelli e sorelle in Cristo,
vi saluto tutti con affetto nel Signore: è bello essere con voi oggi e condividere questo momento di comunione. La grande varietà di carismi e di attività apostoliche da voi rappresentata arricchisce la vita della Chiesa in Corea ed oltre, in modo meraviglioso. In questa celebrazione dei Vespri, nella quale abbiamo cantato le lodi dell’infinita bontà e della misericordia divina, ringrazio voi e tutti i vostri fratelli e sorelle per l’impegno che ponete nell’edificare il Regno di Dio in questa amata Nazione. Ringrazio Padre Hwang Seok-mo e Suor Scholastica Lee Kwang-ok, Presidenti delle conferenze coreane dei Superiori Maggiori maschili e femminili degli Istituti Religiosi e delle Società di Vita Apostolica, per le gentili parole di benvenuto.

Le parole del Salmo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma Dio è roccia del mio cuore, mia parte per sempre» (Sal 73,26) ci fanno pensare alla nostra vita. Il Salmista esprime gioiosa fiducia in Dio. Tutti sappiamo che, anche se la gioia non si esprime allo stesso modo in tutti i momenti della vita, specialmente in quelli di grande difficoltà, «sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato» (Evangelii gaudium, 6). La ferma certezza di essere amati da Dio è al centro della vostra vocazione: essere per gli altri un segno tangibile della presenza del Regno di Dio, un anticipo delle gioie eterne del cielo. Solo se la nostra testimonianza è gioiosa potremo attrarre uomini e donne a Cristo; e tale gioia è un dono che si nutre di una vita di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, della celebrazione dei Sacramenti e della vita comunitaria. Quando queste mancano, emergeranno le debolezze e le difficoltà che oscureranno la gioia conosciuta così intimamente all’inizio del nostro cammino.

Per voi, uomini e donne consacrati a Dio, tale gioia è radicata nel mistero della misericordia del Padre rivelata nel sacrificio di Cristo sulla croce. Sia che il carisma del vostro Istituto si orientati più alla contemplazione, sia piuttosto alla vita attiva, la vostra sfida è quella di diventare “esperti” nella divina misericordia proprio attraverso la vita in comunità. Per esperienza so che la vita comunitaria non è sempre facile, ma è un terreno provvidenziale per la formazione del cuore. Non è realistico non attendersi dei conflitti: sorgeranno incomprensioni e occorrerà affrontarle. Ma nonostante tali difficoltà, è nella vita comunitaria che siamo chiamati a crescere nella misericordia, nella pazienza e nella perfetta carità.

L’esperienza della misericordia di Dio, nutrita dalla preghiera e dalla comunità, deve plasmare tutto ciò che siete e tutto ciò che fate. La vostra castità, povertà e obbedienza diventeranno una testimonianza gioiosa dell’amore di Dio nella misura in cui rimanete saldi sulla roccia della sua misericordia. Questo avviene in modo particolare per quanto riguarda l’obbedienza religiosa. Un’obbedienza matura e generosa richiede che aderiate nella preghiera a Cristo, il quale, assumendo la forma di servo, imparò l’obbedienza mediante la sofferenza (cfr Perfectae caritatis, 14). Non ci sono scorciatoie: Dio desidera i nostri cuori completamente, e ciò significa che dobbiamo “distaccarci” e “uscire da noi stessi” sempre di più. Un’esperienza viva della premurosa misericordia di Dio sostiene anche il desiderio di raggiungere quella perfetta carità che scaturisce dalla purezza di cuore. La castità esprime la vostra donazione esclusiva all’amore di Dio, il quale è la roccia dei nostri cuori. Sappiamo tutti quanto impegno personale ed esigente ciò comporti. Le tentazioni in questo campo richiedono umile fiducia in Dio, vigilanza e perseveranza e apertura del cuore al fratello saggio o alla sorella saggia che il Signore pone nella nostra strada.

Mediante il consiglio evangelico della povertà sarete capaci di riconoscere la misericordia di Dio non soltanto quale sorgente di fortezza, ma anche come un tesoro. Sembra contradditorio, m anche se poveri possiamo trovare un tesoro. Anche se siamo affaticati, possiamo offrirgli i nostri cuori appesantiti da peccati e debolezze; nei momenti in cui ci sentiamo più fragili, possiamo incontrare Cristo, che si fece povero affinché noi diventassimo ricchi (cfr 2 Cor 8,9). Questo nostro bisogno fondamentale di essere perdonati e guariti è in sé stesso una forma di povertà che non dovremmo mai dimenticare, nonostante tutti i progressi che faremo verso la virtù. Dovrebbe inoltre trovare espressione concreta nel vostro stile di vita, sia personale che comunitario; penso in particolare al bisogno di evitare tutte quelle cose che possono distrarvi e causare sconcerto e scandalo negli altri. Nella vita consacrata la povertà è sia un “muro” che una “madre”. È un “muro” perché protegge la vita consacrata, è una “madre” perché la aiuta a crescere e la conduce nel giusto cammino. L’ipocrisia di quegli uomini e donne consacrati che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa. Pensate anche a quanto è pericolosa la tentazione di adottare una mentalità puramente funzionale e mondana, che induce a riporre la nostra speranza soltanto nei mezzi umani e distrugge la testimonianza della povertà che Nostro Signore Gesù Cristo ha vissuto e ci ha insegnato.

(Il Papa a braccio ha espresso questo pensiero: Ringrazio il padre e la religiosa che hanno parlato prima e che hanno fatto riferimento alla povertà e alle insidie del consumismo).

Cari fratelli e sorelle, con grande umiltà, fate tutto ciò che potete per dimostrare che la vita consacrata è un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo. Non trattenetelo solo per voi stessi; condividetelo, portando Cristo in ogni angolo di questo amato Paese. Lasciate che la vostra gioia continui a trovare espressione nei vostri sforzi di attrarre e coltivare vocazioni, riconoscendo che tutti voi avete parte nel formare gli uomini e le donne consacrati del domani. Sia che vi dedichiate alla vita contemplativa, sia a quella apostolica, siate zelanti nell’amore per la Chiesa in Corea e nel desiderio di contribuire, mediante il vostro specifico carisma, alla sua missione di proclamare il Vangelo e di edificare il popolo di Dio nell’unità, nella santità e nell’amore.
Vi affido tutti, in modo speciale i membri anziani e infermi delle vostre comunità, – un saluto speciale per loro, con amore – alle amorevoli cure di Maria, Madre della Chiesa, e vi imparto di cuore la mia benedizione, quale pegno di costante grazia e pace in Cristo Gesù suo Figlio.

Indirizzo di saluto al Santo Padre di Suor Scholastica Lee Kwang-ok Presidente dell’Associazione delle Superiori Maggiori degli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica di Corea 

Santità, amatissimo Papa Francesco!
Con tutto il cuore diamo un benvenuto sincero a Lei per la sua visita in Corea del Sud. Data la Sua scelta per la Corea come luogo per la sua prima visita all’Asia, potremmo dire che si tratta di un evento di significato storico, è una gioia e allo stesso tempo è una responsabilità per la Chiesa coreana nel continente asiatico. La ringrazio ancora della sua disponibilità in questa speciale occasione di incontro e di dialogo con noi religiosi. Questa occasione per pregare e dialogare con Lei è davvero un momento prezioso e significativo per noi.

La Chiesa coreana è cresciuta nutrendosi del sangue e della spiritualità dei martiri. Nonostante ciò, la società coreana odierna soffre in questi tempi di globalizzazione per il domino del capitalismo e del potere politico. Anche la Chiesa, essendo contaminata dal secolarismo aggravato dal neoliberalismo, ha bisogno di un rinnovamento. Dalla sofferenza e dall’oppressione in ogni parte della società sorge l’appello per un aiuto da parte della Chiesa. In tale situazione ci sentiamo consolati e rafforzati grazie alla Sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium.
Seguendo gli insegnamenti della Chiesa e le Sue parole nell’Evangelii Gaudium, noi religiosi stiamo cercando di mettere in pratica il vangelo, porgendo la mano al prossimo che geme per la sofferenza, ricordandoci delle Sue parole “Andate ai più deboli e ai più poveri per stare vicino a loro” lungi da ogni pensiero ideologico. Cerchiamo essere presenti con la preghiera nei luoghi bagnati dalle lacrime della gente che soffre, seguendo le Sue parole che sottolineano la solidarietà con i più deboli come la missione fondamentale della Chiesa. Come conseguenza di ciò è nata l’organizzazione ‘Talità kum, Corea!’.
Ci auguriamo, Santo Padre, che il Suo pellegrinaggio in Corea possa essere un’occasione per incoraggiare il cammino concreto della Chiesa locale. In tal modo la società e la Chiesa di Corea sentiranno la tenerezza della Chiesa universale, la ‘Madre e Maestra’, che accarezza le ferite del nostro popolo attraverso le Sue parole e la Sua visita. Al tempo stesso questa Sua visita potrà spingere i religiosi ad ‘uscire fuori’ per annunciare il Vangelo con coraggio.
Alla notizia della Sua visita alla Corea, nell’attesa del Suo arrivo, noi suore abbiamo preparato dei doni spirituali per Lei: a partire da Aprile fino a Luglio abbiamo offerto le recite del rosario e il digiuno settimanale. La ringrazio di nuovo con tutto il cuore, Santità, per la Sua visita alla Corea, e Le auguriamo la benedizione del Signore in ogni passo del Suo cammino.
Grazie!

Indirizzo di saluto al Santo Padre di P. Hwang Seok-mo, Presidente dell’Unione dei Superiori Maggiori degli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica di Corea

Santità, beatissimo Papa Francesco!
La ringrazio di cuore a nome dei religiosi della Corea per la Sua visita nella nostra patria che ha un grande bisogno di incoraggiamento e di guarigione. La Sua visita è un segno dello Spirito Santo, il quale vuole che i religiosi in Corea vivano nella speranza e con il senso della missione superando ogni frustrazione. Tutto il mondo si stupisce delle Sue parole e dei Suoi gesti, Le porge volentieri orecchio, e si sta trasformando ormai. Anche noi i religiosi con la preghiera La guardiamo nel Suo cammino come pastore buono. 

Ci auguriamo che Lei sia una speranza, quella speranza, ponte tra la fede e la carità, per il nostro tempo. In Corea ci si augura che soprattutto i religiosi siano la speranza di questi tempi. Confessiamo, tuttavia, che, anche se abbiamo il dovere di essere la luce e il sale della terra con la nostra vita stessa, stiamo perdendo la luce e il sapore.
Sebbene dobbiamo cercare il bene per il mondo e per la Chiesa con i vari carismi, dono dello Spirito Santo, preferiamo il proprio io alla comunità e ci lasciamo trascinare dal consumismo, più che dallo spirito di temperanza e di condivisione. Corriamo il rischio di essere responsabili nel rendere ambigui la nostra identità e i nostri carismi, lasciandoci permeare dal secolarismo piuttosto che leggere i segni dei tempi tramite il rinnovamento. Confessiamo tutto questo a Lei, pastore buono, proprio perché vogliamo essere una speranza per i nostri tempi attraverso un autentico rinnovamento di noi stessi e delle nostre comunità religiose.
La speranza è sempre viva in tutti i tempi. Con questa speranza andiamo avanti con la fede e la carità, e sappiamo che proprio tale messaggio è il vangelo. Noi, i religiosi in Corea, vogliamo essere di nuovo la speranza per i nostri tempi per poter vivere come la luce e il sale. Vogliamo rinascere, perché tale speranza sia un motivo di coraggio per qualcuno, sia riflessione, e la vita di conversione sia aiuto per l’altro.
Attraverso di Lei, Santità, Papa Francesco, buon pastore di tutti, ci siamo resi conto di quanto lo stupore e la speranza possano testimoniare Dio. Ora anche noi vogliamo dare testimonianza con la vita a tali stupore e speranza. Vogliamo essere vicini a Lei con la testimonianza della vita, per il Suo cammino apostolico e per la sua salute.
Ora, per concludere, osiamo chiederLe di pregare e di sostenere la nostra preghiera. Il suo esempio è segno per noi, che ci troviamo in mezzo al secolarismo, affinché possiamo rinnovarci col Vangelo.

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