Sancta Sedes

Papa Francesco ai sacerdoti: bisogna distinguere il seme buono da quello cattivo

La vocazione è un seme da far crescere e curare con tenerezzastando attenti al diavolo che semina zizzania e pregando per distinguere il seme buono da quello cattivo. Nelle vostre comunità di vescovi, preti, religiosi e religiose, seminaristi, state attenti alla divisione causata dalle chiacchiere, nemiche dell’armonia, e se avete qualcosa da dire ad un confratello, fatelo faccia a faccia. E infine niente facce tristi, anche nel dolore e nelle difficoltà cercate la pace e la gioia.

Nel cuore missionario del Bangladesh, quella Tejgaon dove nel 1580 i padri agostiniani portoghesi ottennero dal governatore imperiale il permesso a costruire una chiesa e i mercanti lusitani dei negozi, Papa Francesco ha incontrato 1500 sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e novizie del Paese.

Nella nuova chiesa del Santo Rosario, cattedrale dell’arcidiocesi di Chittagong ma sempre nella megalopoli di Dhaka, accanto al cimitero dove riposano molti missionari, il Pontefice argentino ha consegnato il discorso preparato e, parlando a braccio in spagnolo, ha offerto ai tanti giovani preti e suore presenti, i suoi consigli per una buona vita sacerdotale e religiosa

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Per far crescere e curare il seme della vostra vocazione, dovete seguirlo “con tenerezza”, come fosse un bambino o un malato, ha detto il Papa. Se nelle nostre comunità manca questa dimensione della tenerezza, il seme non cresce. Ogni vescovo, sacerdote, religioso, religiosa o seminarista è un seme di Dio.

Ma stiamo attenti al nemico che viene di notte, e nel giardino del Regno di Dio semina la zizzania. E’ importante distinguere il buon seme dal cattivo, e lo si può fare con il discernimento. Un discernimento possibile quando si ha un cuore orante, e si prega per chiedere che il Signore vegli su di noi.

Poi Francesco ha offerto il suo secondo consiglio, ricordando che nel “giardino del Regno” non c’è solo una pianta e non è facile trovare l’unità. I difetti umani minacciano la vita comunitaria. Le nostre comunità di vescovi, presbiteri, religiosi e seminaristi devono difendersi da ogni tipo di divisione. E se il Bangladesh è un esempio di armonia tra le fedi, purtroppo ci sono molti nemici dell’armonia nelle comunità.

L’esempio che faccio più spesso, ha sottolineato il Pontefice, è quello dello spirito del pettegolezzo,

del gossip. Non si deve parlar male di una persona alle sue spalle, senza parlare direttamente con lei. La chiacchiera è una specie di terrorismo, ha ribadito, si lancia unan bomba e si va via, a lanciarne un’altra, e intanto la bomba distrugge. Quando avete voglia di chiacchierare, di sparlare di qualcuno, mordetevi la lingua. Se è possibile, è stato l’invito del Papa, dite quello che pensate di una persona faccia a faccia, Gesù ci da’ questo consiglio.

L’ultima indicazione di Francesco ai sacerdoti e ai religiosi del Bangladesh è stata quella di mantenere uno”spirito di gioia” e di allegria, non avere una faccia triste, amareggiata. E citando sia Santa Teresa d’Avila sia Santa Teresa del Bambin Gesù, ha sottolineato l’importanza di cercare “la gioia anche nei momenti difficili”, perché nel dolore è importante trovare la pace. Mi intenerisco quando incontro sacerdoti e vescovi che hanno vissuto la vita con pienezza: “i loro occhi sono indescrivibili, così pieni di gioia e di pace”, pieni dello Spirito di Dio.

Ad accogliere il Papa, all’inizio dell’incontro nella chiesa del Santo Rosario, era stato l’arcivescovo Moses Costa, arcivescovo di Chittagong e segretario generale della conferenza episcopale del Bangladesh. Il presule ha ricordato che, anche se i cattolici sono solo 350 mila in una nazione di 160 milioni di abitanti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose godono del rispetto di tutti e hanno una forte autorità morale nella società.

Siamo una piccola minoranza, ha detto, “ma la nostra missione nella pastorale, nell’educazione, nella salute e nella carità è al servizio di tutti, senza distinzione di casta, credo e razza”. E la ricchezza delle vocazioni sacerdotali, ha aggiunto, ci fa ben sperare per il futuro.

Quindi Francesco ha ascoltato le testimonianze di padre Abel, sacerdote, sull’importanza di coltivare un’intima relazione con Gesù, di padre Franco Caniasso, missionario del Pime originario di Torino, dal ’78 in Bangladesh, e di suor Mary Chandra, sulla gioia che sgorga dalla sua vocazione religiosa, dell’anziano religioso Fratel Lawrence, e che il Papa è sceso ad abbracciare, che in un eremo cerca di saziare la sete spirituale delle persone, e infine del seminarista Marcelius, che ha raccontato dell’amore che lui e i suoi compagni hanno per la vocazione al sacerdozio.

L’ultima giornata di Francesco in Bangladesh si era aperta con la visita privata alla “Casa d Madre Teresa” e l’abbraccio agli orfani e ai malati che le missionarie assistonoe anche con la benedizione alle tombe nel cimitero cristiano annesso al complesso della Chiesa del Santo Rosario.
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di Alessandro Di Bussolo perla Radio Vaticana

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