Sancta Sedes

Papa Francesco ai seminaristi: fuggite al formalismo ed al clericalismo

Bisogna educare al discernimento e non rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l’immagine di una libertà idealizzata. E’ l’invito di Papa Francesco che stamani ha ricevuto in udienza la Comunità del Pontificio Seminario Campano di Posillipo dove i seminaristi vengono formati alla luce della pedagogia ignaziana. Ai circa 120 presenti, Francesco rivolge anche l’invito a rifuggire dalla logica del “minimo indispensabile” per scoprire, invece, “i grandi sogni di Dio per noi”.

Amicizia personale con Gesù, discernimento e ricerca del Regno di Dio. Sono i tre pilastri dell’educazione secondo lo stile di Sant’Ignazio, che Francesco ricorda nel discorso al Pontifico Seminario Campano di Posillipo. Tre pilastri che si traducono nel praticare il discernimento anziché rifugiarsi nel lassismo o nel rigorismo, nell’allontanarsi da formalismo e clericalismo, che sono radice della doppia vita, e nel rifuggire dalla logica del ‘minimo indispensabile’ per scoprire “i grandi sogni di Dio per noi”.

“A me piace incontrare i seminaristi”, dice Francesco che, nel suo discorso, mette in luce anche alcune particolarità che arricchiscono questo Seminario: la dimensione interdiocesana – vi vengono infatti inviati seminaristi da diverse diocesi – e quella di educare alla spiritualità del presbitero diocesano secondo la pedagogia degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio: “sfida ardua ma esaltante”. Si tratta poi dell’unico Seminario in Italia diretto dalla Compagnia di Gesù.

Uno degli aspetti essenziali che Francesco sottolinea è appunto quello della “amicizia personale con Gesù” . Il Papa esorta quindi a non stancarsi di “riformare” continuamente la propria umanità, “sempre in cammino”, e a non avere una formazione intellettuale erudita: “non siete un dizionario“, dice scherzando. Come per Pietro, il cammino vocazionale passa per un dialogo di amore con il Signore che dona un nome nuovo per indicare la vocazione:

“Cari seminaristi, non abbiate paura di chiamare le cose per nome, di guardare in faccia la verità della vostra vita e di aprirvi in trasparenza e verità agli altri, soprattutto ai vostri formatori, fuggendo la tentazione del formalismo e del clericalismo, che sono alla radice della doppia vita, sempre”.




Il discernimento è il secondo caposaldo dell’educazione che il Papa indica a seminaristi e formatori del Pontificio Seminario Campano di Posillipo. Il sacerdote deve infatti guidare il popolo di Dio a saper riconoscere la voce del Signore nella folla “spesso confusa di voci che si accavallano”, anche “con messaggi contrastanti fra loro”, in un mondo caratterizzato da una pluralità di sensibilità culturali e religiose. Bisogna quindi avere familiarità con la Parola di Dio, conoscere se stessi, ed essere coraggiosi, “dire la verità a sé stessi”:

“Il discernimento è una scelta di coraggio, al contrario delle vie più comode e riduttive del rigorismo e del lassismo, come ho più volte ripetuto. Educare al discernimento vuol dire, infatti, fuggire dalla tentazione di rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l’immagine di una libertà idealizzata. Educare al discernimento vuol dire ‘esporsi’, uscire dal mondo delle proprie convinzioni e pregiudizi per aprirsi a comprendere come Dio ci sta parlando, oggi, in questo mondo, in questo tempo, in questo momento e come parla a me, adesso”.

Formarsi al sacerdozio secondo uno stile ignaziano vuol dire, infine, formarsi alla dimensione del Regno di Dio: non adagiarsi sui propri successi, ma coltivare quella santa inquietudine di chi desidera servire il Signore. E l’inquietudine – sottolinea – “allarga l’anima” e la rende più capace di ricevere l’amore di Dio:
“Cercare il Regno vuol dire rifuggire la logica della mediocrità e del ‘minimo indispensabile’, ma aprirsi a scoprire i grandi sogni di Dio per noi. Cercare il Regno vuol dire cercare la giustizia di Dio e adoperarsi perché le nostre relazioni, le comunità, le nostre città siano trasformate dall’amore misericordioso e giusto di Dio, che ascolta il grido dei poveri”.

Importante, poi, la “libertà interiore verso i beni”: “è il primo scalino brutto”, afferma, ricordando che “il diavolo entra per le tasche, sempre; poi segue la vanità, e poi l’orgoglio, la superbia”. I seminaristi sono infatti chiamati a coltivare l’amicizia con Gesù che – conclude Papa Francesco  – si manifesta in modo privilegiato con l’amore ai poveri.




+++ A breve pubblicheremo il video servizio a cura del CENTRO TELEVISIVO VATICANO +++

Il servizio è di Debora Donnini per la Radio Vaticana

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