Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Un esercito di 25 mila giovani, di età media di 28 anni, i due terzi dei quali ragazze, provenienti da 150 Paesi. Sono i “surfisti dell’amore”, come li chiama il Papa, sono i volontari, coloro che, cavalcando le onde della carità, “hanno reso possibili queste giornate indimenticabili” della 37.ma Gmg di Lisbona. Il Papa li incontra al Passeio marítímo de Algés, ultimo appuntamento prima del rientro del Pontefice in Vaticano. Questi ragazzi che applaudono, cantano e inneggiano al Papa, e che per mesi hanno lavorato lontani “dal clamore e senza le luci della ribalta”, sono divenuti un esempio, spiega Francesco, per aver “fatto squadra nel lavorare insieme!”.
I volontari accolgono il Papa con un video di saluto, in cui spiegano le ragioni che li hanno portati ad intraprendere l’esperienza dell’essere volontari, ognuno mosso da un desiderio e una necessità diversi, da un diverso bisogno. Una gioia profonda che viene raccontata dalle tre testimonianze quelle di Chiara, di Francisco e di Felipe, che raccontano al Papa cosa voglia dire sentirsi Chiesa viva, del senso di questo viaggio e pellegrinaggio alla Gmg. E quanto il lavoro di questi ragazzi sia stato importante lo spiega Francesco quando dice che “chi ama non sta con le mani in mano, chi ama serve” così come Maria “si alzò e andò in fretta” da Elisabetta, il tema di questa Gmg.
Chi ama corre a servire, corre a impegnarsi nel servizio agli altri. E voi avete corso, eh?, avete corso parecchio, in questi mesi!
È stato questo il lavoro di tutti i volontari che, in questi mesi e in questi giorni, hanno risposto a mille bisogni, indica ancora Francesco, a volte con il volto segnato dalla stanchezza, altre volte un po’ sopraffatti dalle urgenze del momento:
Ho notato una cosa: che avevate gli occhi luminosi, luminosi per la gioia del servizio: grazie. Voi avete reso possibile questo incontro mondiale della gioventù, avete fatto cose grandi nei gesti più piccoli, come la bottiglietta d’acqua offerta a uno sconosciuto: questo crea amicizia
“Avete corso tanto – continua Francesco – non però con la corsa frenetica e senza meta che a volte è quella del nostro mondo”.
Voi avete corso in un altro modo, correvate incontro agli altri, per servire gli altri in nome di Gesù. Voi siete venuti a Lisbona per servire e non per essere serviti: grazie, molte grazie!
Il Papa si offre quindi quale “amplificatore”, per far risuonare quanto detto nelle testimonianze di Chiara, Francisco e Felipe, tutti e tre hanno “parlato di un incontro speciale con Gesù”, di quell’incontro che “fa camminare sul serio e fa andare avanti la vita”, perché l’incontro con Gesù “è il più importante della nostra vita”, rinnovarlo ogni giorno “ è il cuore della vita cristiana. E bisogna rinnovarlo ogni giorno per mantenerlo fresco, non solo nella testa ma anche nel cuore”.
E si sperimenta che un piccolo “sì” a Gesù può cambiare la vita. Ma anche i “sì” detti agli altri fanno bene, quando sono per il servizio: nel momento della stanchezza, vi siete rianimati e vi siete rialzati dicendo “sì” per servire gli altri. Grazie per questo.
Jorge Mario Bergoglio si rivolge a Francisco, che “camminando, lavorando e pregando con gli altri” ha capito che non poteva lasciarsi imprigionare dal disordine, “né vivere con il cuore tormentato dai sensi di incompiutezza”.
Questa Giornata è utile, aiuta tanto a fare ordine nella vita. Ma perché, grazie alla Giornata? No, grazie a Gesù che cammina al nostro fianco e si mostra a noi. Per mettere ordine nella nostra vita non servono le cose, non servono le distrazioni, non serve il denaro. Serve allargare il cuore. E se voi allargate il cuore, metterete ordine nella vostra vita. Non abbiate timore: allargate il vostro cuore!
È l’ultima testimonianza, di Felipe, a dare lo spunto a Francesco per ribadire l’importanza per questi giovani di aver vissuto a Lisbona “un incontro con Gesù e un incontro con gli altri”, e che “l’incontro con Gesù è un momento personale e unico”, che arriva “sempre grazie a un cammino fatto con gli altri, fatto per mezzo dell’intercessione degli altri”. Il congedo di Francesco da Lisbona e dai giovani della Gmg avviene con una immagine, quella di Nazaré, località a nord di Lisbona, è lì che le onde arrivano fino a 30 metri. Sono “un’attrazione mondiale per i surfisti che le cavalcano”, dice Francesco che paragona quelle onde alla “vera e propria ondata: non di acqua, ma di giovani, giovani come voi, che si sono riversati in questa città”. Un’onda che i volontari hanno cavalcato “con l’aiuto di Dio, con tanta generosità” e sostenendosi a vicenda.
Voglio dirvi: continuate così, continuate a cavalcare le onde dell’amore, le onde della carità, siate “surfisti dell’amore”! Siate surfisti dell’amore! E questo è il compito che vi affido in questo momento: che il servizio che avete fatto in questa Giornata mondiale della gioventù sia la prima di tante onde di bene; ogni volta sarete portati più in alto, più vicini a Dio, e ciò vi permetterà di vedere da una prospettiva migliore la vostra strada.
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