Cari amici del C.O.N.I.,
rivolgo a tutti voi il mio saluto cordiale, e ringrazio il Presidente per le sue cortesi parole. Nella nostra epoca lo sport è di casa nella Chiesa, e questo incontro ne è la prova: festeggiamo insieme il vostro centenario, un anniversario importante per lo sport italiano.
Da cento anni il Comitato Olimpico Nazionale Italiano promuove, organizza, guida lo sport in Italia non solo in funzione di quel grande avvenimento planetario che sono le Olimpiadi, ma anche valorizzandone la dimensione popolare, sociale, educativa e culturale. Lo fa ispirandosi ai principi-cardine della Carta Olimpica, che tra i suoi principali scopi pone la centralità della persona, lo sviluppo armonico dell’uomo, la difesa della dignità umana, e inoltre «quello di contribuire alla costruzione di un mondo migliore, senza guerre e tensioni, educando i giovani attraverso lo sport praticato senza discriminazioni di alcun genere … in uno spirito di amicizia, solidarietà e lealtà» (COMITATO INTERNAZIONALE OLIMPICO, Carta Olimpica, 6).
Da sempre lo sport ha favorito un universalismo caratterizzato da fraternità e amicizia tra i popoli, concordia e pace tra le nazioni; da rispetto, tolleranza, armonia nella diversità. Ogni evento sportivo, soprattutto quello olimpico, dove si confrontano rappresentanti di nazioni con storie, culture, tradizioni, fedi e diversi valori, può diventare tramite di una forza ideale capace di aprire vie nuove, a volte insperate, nel superamento di conflitti causati dalla violazione dei diritti umani.
Il motto olimpico – “Citius, altius, fortius” – non è un incitamento alla supremazia di una nazione sull’altra, di un popolo su un altro popolo, e nemmeno all’esclusione dei più deboli e dei meno tutelati, ma rappresenta la sfida a cui siamo chiamati tutti, non solo gli atleti: quella di assumere la fatica, il sacrificio, per raggiungere le mete importanti della vita, accettando i propri limiti senza lasciarsi bloccare da essi ma cercando di superarsi.
Vi invito a continuare su questa strada. Incoraggio il lavoro educativo che fate nelle scuole, come pure quello nel mondo del lavoro e della solidarietà, per favorire uno sport accessibile a tutti, attento ai più deboli e alla fasce più precarie della società; uno sport inclusivo delle persone con diverse disabilità, degli stranieri, di chi vive nelle periferie e ha bisogno di spazi di incontro, socialità, condivisione e gioco; uno sport non finalizzato all’utile, ma allo sviluppo della persona umana, con stile di gratuità.
So che il C.O.N.I. per primo, imitato sempre più da altri Comitati nazionali, ha accolto nella sua organizzazione la figura del Cappellano Olimpico. È una presenza amica che vuole manifestare la vicinanza della Chiesa anche nello stimolare negli sportivi un forte senso di agonismo spirituale. Infatti ci sono alcune parole tipiche dello sport che sono riferibili alla vita spirituale. Lo hanno capito anche i Santi che hanno saputo interpretare la passione, l’entusiasmo, la costanza, la determinazione, la sfida e il limite con lo sguardo proiettato verso un oltre, oltre sé stessi verso l’orizzonte di Dio. San Paolo invita ad allenarsi «nella vera fede, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura» (1 Tm 4,8).
Cari amici, vi auguro ogni bene per il vostro servizio. Auguri anche per la candidatura di Roma ad ospitare i Giochi Olimpici del 2024. Io non ci sarò. Il Signore benedica tutti voi e le vostre famiglie. Per favore non dimenticate di pregare per me. Buon Natale!
A cura di Redazione Papaboys
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