Gabriella Ceraso – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Più di un’ora di dialogo e preghiere con il Pontefice, canti, esperienze e testimonianze di vita vissuta alla luce del Vangelo di Giovanni 21, 1-19, la splendida pagina della pesca miracolosa. Come i discepoli intorno a Gesù in quella notte sul lago di Tiberiade, così gli adolescenti sono intorno al Papa oggi per rinnovare il loro “sì” a Dio. Questo è stato #Seguimi, la Veglia che ha chiuso stasera, Lunedì dell’Angelo, il pellegrinaggio dei giovani dalle diocesi italiane in una Piazza San Pietro traboccante di entusiasmo come non succedeva da oltre due anni di pandemia, chiusure, solitudini, e con negli occhi gli orrori che arrivano dall’Ucraina in guerra. Lo ricorda anche il Papa prendendo la parola: “Sono passati due anni con la piazza vuota”, una “piazza che ha sofferto il digiuno” e ora è piena di gioia, anche se purtoppo – avverte – “dense nubi” oscurano ancora il “nostro tempo”. E’ il “buio che fa paura a tutti”, la “guerra tremenda” di cui “pagano il prezzo più alto” molti “vostri coetanei” la cui stessa esistenza è compromessa e i sogni “sono calpestati”. In tanti attendono ancora “la luce della Pasqua”.
In Piazza San Pietro e anche oltre, ad attendere Francesco, sono circa centomila giunti da ogni regione italiana, di età compresa tra i 12 e i 17 anni, coi loro cappellini colorati e le croci appese al collo. A partire dalle 16, l’inizio della festa all’interno del colonnato del Bernini, è scandita dalla voce di ospiti famosi, dalle note di Mattia Romano e di Blanco vincitore del Festival di Sanremo, e dalle testimonianze sulla vita negli oratori in particolare quello di Nembro, cittadina sferzata dalla pandemia.
Alle 17.30, il lungo giro di Francesco che in papamobile arriva fino alla fine di via della Conciliazione, fa esplodere la gioia: migliaia le mani alzate, gli striscioni colorati, le bandiere alzate anche coi colori dell’Ucraina, e poi le voci: “Siamo qui per te!”. “Finalmente siamo qui” dice commosso il cardinale, presidente della Cei, Gualtiero Bassetti rivolto al Papa che prende posto sul Sagrato tra centinaia di fiori colorati e nell’abbraccio di un gruppo di adolescenti che saluta personalmente. Non “sono dei grandi spensierati questi ragazzi”, paure, ansie, dubbi di questi ultimi due anni – precisa il porporato – “non si sono dissolti”, eppure sono qui stasera “per il bisogno intenso di un incontro bello da ricordare” e “della parola di un Padre, la sua, che annunci loro che il Signore Gesù può farci vivere ancora una volta l’esperienza gioiosa della Risurrezione”.
Fulcro, base dei giorni preparatori e trama del discorso del Papa e di tutte le preghiere e le testimonianze, è la lettura del capitolo 21 del Vangelo di Giovanni, 1 -19. E’ l’intensa pagina della pesca miracolosa di sette discepoli sul lago di Tiberiade, la terza apparizione di Gesù dopo la Pasqua. Improvvisa, inattesa la Sua richiesta di gettare nuovamente le reti dopo una notte di tentativi falliti. Il “fiuto” di Giovanni che lo riconosce; lo slancio di Pietro che si tuffa in mare e poi la cena e l’appassionato dialogo tra Pietro e il Risorto, scandito dalla triplice domanda “Mi ami tu?”, e concluso dall’invito di Gesù: “Seguimi”.
Quando il Papa prende la parola per la sua riflessione, ha ascoltato già le esperienze di Samuele, Sofia, Alice e un altro Samuele, il racconto del passaggio del loro “buio” – vissuto per un lutto, una malattia, per la “poca voglia di vivere” – alla luce del dono e dell’amore, come accaduto ai discepoli quella notte sul Lago. Francesco ha ascoltato anche il dodicenne Mattia Piccoli, l’Alfiere della Repubblica che ogni giorno “solo per un atto d’amore”, e con l'”aiuto della famiglia e della fede”, aiuta il “buio” del suo papà, malato di Alzheimer precoce, ad essere meno oscuro. Il “buio” è anche nella notte del Vangelo di Giovanni: niente pesca. “Che delusione!” Quando mettiamo tante energie e non succede niente. Ma poi “succede qualcosa di sorprendente”:
Allo spuntare del giorno, appare sulla riva un uomo, che era Gesù, li stava aspettando. E Gesù dice loro: “Lì, alla destra ce ne sono”. E viene il miracolo di tanti pesci, tanti pesci, le reti si riempiono di pesci
Questo – dice Francesco – può aiutarci a pensare ad alcuni momenti della nostra vita, momenti di prova in cui ci sentiamo nudi, inermi e soli, momenti in cui proviamo paura. E la lettura del Papa che guida i giovani è questa:
Non bisogna vergognarsi di dire: ho paura del buio! Ma, tutti noi abbiamo paura del buio. Le paure vanno dette, le paure si devono esprimere per così poter cacciarle via. Ricordate questo: le paure vanno dette. A chi? A papà, alla mamma, all’amico, all’amica, alla persona che può aiutarvi. Vanno messe alla luce. E quando le paure, che sono nelle tenebre, vanno nella luce, scoppia la verità. Non scoraggiatevi.
Dunque le “crisi” vanno illuminate con la condivisione, con la parola, con il dialogo a partire dalla famiglia, perchè non siamo mai soli. Tornando al testo evangelico poi il Papa indica ai giovani due modelli da seguire: Giovanni che col suo ” fiuto” riconosce per primo Gesù sulle rive del Lago, e Pietro un discepolo “speciale” e coraggioso che si tuffa per incontrare il Signore proprio lui che lo aveva rinnegato tre volte. I giovani dunque abbiano queste qualità che spesso mancano agli adulti:
Voi avete il fiuto: non perdetelo! Il fiuto di dire. “Questo è vero – questo non è vero – questo non va bene”, il fiuto di trovare il Signore. Il fiuto della Verità. Vi auguro di avere il fiuto di Giovanni, ma anche il coraggio di Pietro.
E con il coraggio e il fiuto non resta che “buttarsi nella vita” con generosità e senza paura, certi che ci sarà sempre qualcuno che ci accompagna. Francesco lo ripete parlando a braccio e tralasciando il discorso scritto. Ribadisce che una vita non donata resta chiusa in se stessa:
Abbiate paura della morte, della morte dell’anima, della morte del futuro, della chiusura del cuore: di questo abbiate paura. Ma della vita, no: la vita è bella, la vita è per viverla e per darla agli altri, la vita è per condividerla con gli altri.
L’incontro tra i giovani e il Papa si chiude nel segno di Maria. E’ lei che Francesco consegna agli adolescenti perchè quando si è in difficoltà – dice – è la mamma che si chiama e così, anche ” noi chiamiamo Maria”, lei che, poco più che adolescente disse il suo sì a Dio:
Che la Madonna, la mamma che aveva quasi la vostra età quando ha ricevuto l’annuncio dell’Angelo ed è rimasta incinta, che lei vi insegni a dire: “Eccomi!”, e a non avere paura. Coraggio, e avanti!
La preghiera davanti all’immagine della Madonna Salus Popoli Romani, poi la Professione di fede, quindi la benedizione finale. L’immagine che resta negli occhi e nel cuore è quella del futuro dell’umanità totalmente affidato a Dio,sulle note del canto che chiude il grande momento di comunione vissuto insieme :
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