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Papa Francesco al Pontificio consiglio per la Nuova Evangelizzazione – Su strade inesplorate

Le sfide poste oggi dall’annuncio del Vangelo richiedono «coraggio, creatività e decisione di intraprendere strade a volte ancora inesplorate». Lo ha ricordato Papa Francesco ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ricevuti in udienza venerdì mattina, 29 maggio, nella Sala del Concistoro.

Invitando «a cogliere i segni dei tempi che il Signore offre alla Chiesa», il Pontefice ha raccomandato in particolare di curare l’educazione alla fede, a partire dalla consapevolezza che la catechesi «ha bisogno di andare oltre la semplice sfera scolastica, per educare i credenti, fin da bambini, a incontrare Cristo, vivo e operante nella sua Chiesa». È questo incontro, infatti, che «suscita il desiderio di conoscerlo meglio e quindi di seguirlo per diventare suoi discepoli». La sfida della catechesi, dunque, «si gioca proprio su questo punto fondamentale: come incontrare Cristo, qual è il luogo più coerente per trovarlo e per seguirlo».

Per Francesco gli uomini di oggi si attendono soprattutto che la Chiesa «sappia camminare con loro, offrendo la compagnia della testimonianza della fede, che rende solidali con tutti, in particolare con i più soli ed emarginati». La nuova evangelizzazione, del resto, «è prendere coscienza dell’amore misericordioso del Padre per diventare noi pure strumenti di salvezza».

In questa prospettiva il Papa ha inserito «il grande tema della catechesi», intesa come «lo spazio all’interno del quale la vita dei cristiani matura perché fa esperienza della misericordia di Dio»: non un’idea astratta, ha chiarito, ma «un’esperienza concreta con la quale comprendiamo la nostra debolezza e la forza che viene dall’alto».

Naturale a questo punto il riferimento del Pontefice al ruolo assunto dal dicastero nell’organizzazione del prossimo Giubileo straordinario della Misericordia: «un anno santo che ho affidato a voi — ha detto — perché appaia in maniera più evidente che il dono della misericordia è l’annuncio che la Chiesa è chiamata a trasmettere nella sua opera di evangelizzazione in questo tempo di grandi cambiamenti».

In ogni caso, ha sottolineato, il «protagonista dell’evangelizzazione» resta lo Spirito Santo, che è «l’artefice della crescita della Chiesa nel comprendere la verità di Cristo». È lui infatti che dilata «il cuore dei credenti» e «apre la mente dei discepoli di Cristo a comprendere più a fondo l’impegno richiesto e le forme con le quali dare spessore e credibilità alla testimonianza».

Il discorso del Papa

[box]Cari fratelli e sorelle,

sono contento di potervi ricevere a conclusione della Sessione Plenaria che vi ha impegnato su un tema di grande importanza per la vita della Chiesa, quale è il rapporto tra evangelizzazione e catechesi. Accolgo anche con piacere i membri del Consiglio Internazionale per la Catechesi, che ormai è parte integrante del vostro Dicastero. Ringrazio Mons. Rino Fisichella per il saluto iniziale e, insieme a lui, tutto il Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione che è impegnato ormai nella preparazione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Un Anno Santo che ho affidato a voi perché appaia in maniera più evidente che il dono della misericordia è l’annuncio che la Chiesa è chiamata a trasmettere nella sua opera di evangelizzazione in questo tempo di grandi cambiamenti.

Proprio questi cambiamenti sono una felice provocazione a cogliere i segni dei tempi che il Signore offre alla Chiesa perché sia capace – come ha saputo fare nel corso di duemila anni – di portare Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo. La missione è sempre identica, ma il linguaggio con cui annunciare il Vangelo chiede di essere rinnovato, con saggezza pastorale. Questo è essenziale sia per essere compresi dai nostri contemporanei, sia perché la Tradizione cattolica possa parlare alle culture del mondo di oggi e aiutarle ad aprirsi alla perenne fecondità del messaggio di Cristo. I tempi sono di grandi sfide, che non dobbiamo aver paura di fare nostre. Infatti, solo nella misura in cui ce ne faremo carico saremo capaci di offrire risposte coerenti perché elaborate alla luce del Vangelo. È questo ciò che gli uomini attendono oggi dalla Chiesa: che sappia camminare con loro offrendo la compagnia della testimonianza della fede, che rende solidali con tutti, in particolare con i più soli ed emarginati. Quanti poveri – anche poveri nella fede – attendono il Vangelo che libera! Quanti uomini e donne, nelle periferie esistenziali generate dalla società consumista, atea, attendono la nostra vicinanza e la nostra solidarietà! Il Vangelo è l’annuncio dell’amore di Dio che, in Gesù Cristo, ci chiama a partecipare della sua vita. La nuova evangelizzazione dunque è questo: prendere coscienza dell’amore misericordioso del Padre per diventare noi pure strumenti di salvezza per i nostri fratelli.

Questa consapevolezza, che è seminata nel cuore di ogni cristiano fin dal giorno del suo Battesimo, chiede di crescere, insieme alla vita di grazia, per portare molto frutto. È qui che si inserisce il grande tema della catechesi come lo spazio all’interno del quale la vita dei cristiani matura perché fa esperienza della misericordia di Dio. Non un’idea astratta di misericordia, ma un’esperienza concreta con la quale comprendiamo la nostra debolezza e la forza che viene dall’alto. «È bello che la preghiera quotidiana della Chiesa inizi con queste parole: “O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto” (Sal 70,2). L’aiuto che invochiamo è già il primo passo della misericordia di Dio verso di noi. Egli viene a salvarci dalla condizione di debolezza in cui viviamo. E il suo aiuto consiste nel farci cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti» (Misericordiae Vultus, 14).

Lo Spirito Santo, che è il protagonista dell’evangelizzazione, è anche l’artefice della crescita della Chiesa nel comprendere la verità di Cristo. È Lui che apre il cuore dei credenti e lo trasforma perché il perdono ricevuto possa diventare esperienza di amore per i fratelli. È sempre lo Spirito che apre la mente dei discepoli di Cristo a comprendere più a fondo l’impegno richiesto e le forme con le quali dare spessore e credibilità alla testimonianza. Ne abbiamo tanto bisogno, dello Spirito, perché apra la nostra mente e i nostri cuori.

La domanda su come stiamo educando alla fede, pertanto, non è retorica, è essenziale. La risposta richiede coraggio, creatività e decisione di intraprendere strade a volte ancora inesplorate. La catechesi, come componente del processo di evangelizzazione, ha bisogno di andare oltre la semplice sfera scolastica, per educare i credenti, fin da bambini, ad incontrare Cristo, vivo e operante nella sua Chiesa. È l’incontro con Lui che suscita il desiderio di conoscerlo meglio e quindi di seguirlo per diventare suoi discepoli. La sfida della nuova evangelizzazione e della catechesi, pertanto, si gioca proprio su questo punto fondamentale: come incontrare Cristo, qual è il luogo più coerente per trovarlo e per seguirlo.

Vi assicuro la mia vicinanza e il mio sostegno in questo compito così urgente per le nostre comunità. Vi affido alla Vergine Madre della Misericordia perché il suo sostegno e la sua intercessione vi aiutino in questo compito così impegnativo. Vi benedico di cuore e, per favore, vi chiedo di pregare per me.[/box]

Di Redazione Papaboys

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