“Confrontandoci, discutendo e pregando: così si risolvono i conflitti nella Chiesa”. Lo ha detto Papa Francesco al Regina Coeli:
“Confrontandoci, discutendo e pregando! Con la certezza che le chiacchiere, le invidie, le gelosie non potranno mai portarci alla concordia, all’armonia o alla pace”. Ad illuminarci, in questo cammino, il dono dello Spirito Santo, “perché sappiamo stimarci a vicenda e convergere sempre più profondamente nella fede e nella carità, tenendo il cuore aperto alla necessità dei fratelli:
“Quando noi lasciamo allo Spirito Santo la guida, Egli ci porta all’armonia, alla unità e al rispetto dei diversi doni e talenti. Avete capito bene? Niente chiacchiere, niente invidie, niente gelosie”. D’altra parte, ha ricordato il Pontefice, “anche nella Chiesa delle origini” esistevano tensioni e dissensi, come succede pure “nelle nostre parrocchie”: “Nella vita, i conflitti ci sono, il problema è come si affrontano”.
Quando si passò, ha spiegato il Papa, “dall’appartenenza ad un’unica etnia e cultura, quella giudaica”, all’apertura “all’ambito culturale greco”, nel cristianesimo – “che per volere di Gesù è destinato a tutti i popoli” – sorsero le prime “difficoltà”: malcontento, lamentele, voci di favoritismi nell’aiuto alle persone disagiate. Furono allora gli Apostoli a convocare una “riunione allargata anche ai discepoli”, per discuterne “insieme”, “tutti”: “I problemi infatti non si risolvono facendo finta che non esistano! Ed è bello questo confronto schietto tra i pastori e gli altri fedeli”.
Il risultato fu una “suddivisione di compiti”. Gli Apostoli decisero di dedicarsi “alla preghiera e al ministero della Parola”, mentre sette uomini, i diaconi, “al servizio delle mense per i poveri”: questi furono scelti perché “uomini onesti e di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di sapienza”. Dopo la recita del Regina Coeli, il pensiero del Papa è andato alle “gravi inondazioni” che hanno devastato ampie zone dei Balcani, soprattutto Serbia e Bosnia Erzegovina: “Mentre affido al Signore le vittime di tale calamità, esprimo la mia personale vicinanza a quanti stanno vivendo ore di angoscia e di tribolazione”.
Quindi ha ricordato che ieri in Romania è stato proclamato Beato il vescovo Anton Durcovici, martire della fede. “Perseguitato dal regime comunista rumeno”, ha spiegato, morì in carcere di fame e sete, nel 1951. “Insieme con i fedeli di Iaşi e di tutta la Romania, rendiamo grazie a Dio per questo esempio”. Salutando i circa 50 mila romani e pellegrini giunti in Piazza, il Pontefice ha infine incoraggiato “le associazioni di volontariato” nella Giornata del malato oncologico ed ha pregato per i malati e le famiglie.
Il servizio è di Giada Aquilino per la Radio Vaticana
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