Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Qual è l’amore in cui Gesù ci dice di rimanere per avere la sua gioia? Papa Francesco al Regina Caeli risponde a questa domanda attingendo al Vangelo di oggi nel quale “Gesù, dopo aver paragonato Sé stesso alla vite e noi ai tralci”, spiega quale sia “il frutto che portano coloro che rimangono uniti a Lui”. Questo frutto è l’amore.
E questo amore del Dio, del Padre, come un fiume scorre nel Figlio Gesù e attraverso di Lui arriva a noi sue creature. Egli dice infatti: «Come il Padre mi ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,9). L’amore che Gesù ci dona è lo stesso con il quale il Padre ama Lui: amore puro, incondizionato, amore gratuito. Non si può comprare, è gratuito. Donandolo a noi, Gesù ci tratta da amici – con questo amore -, facendoci conoscere il Padre, e ci coinvolge nella sua stessa missione per la vita del mondo.
E come si fa, chiede poi il Papa, a rimanere in questo amore? La risposta ricorda, il Pontefice, si lega al comandamento che ci ha lasciato Gesù: “Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Amare come ama Gesù, Cristo significa mettersi al servizio, al servizio dei fratelli, così come ha fatto Lui nel lavare i piedi ai discepoli. Significa anche uscire da sé, distaccarsi dalle proprie sicurezze umane, dalle comodità mondane, per aprirsi agli altri, specialmente di chi ha più bisogno. Significa mettersi a disposizione, con ciò che siamo e ciò che abbiamo. Questo vuol dire amare non a parole ma con i fatti
Amare come Cristo significa “dire di no ad altri “amori” che il mondo ci propone: amore per il denaro, per il successo, per il potere”….
Queste strade ingannevoli di “amore” ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti, e prepotenti. E la prepotenza conduce a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata. Penso all’amore malato che si trasforma in violenza – e quante donne ne sono vittime oggigiorno delle violenze. Questo non è amore. Amare come ci ama il Signore vuol dire apprezzare la persona che ci sta accanto, e rispettare la sua libertà, amarla così com’è, non come noi vogliamo che fosse; come è, gratuitamente. In definitiva, Gesù ci chiede di rimanere nel suo amore, abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi. Chi abita nel culto di sé stesso, abita nello specchio … Sempre a guardarsi. Ci chiede di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri.
Dove conduce, chiede allora il Santo Padre, questo rimanere nell’amore del Signore? Sono le parole di Gesù a indicarci l’orizzonte di questo amore. Ce lo ha detto Gesù: “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
La gioia che il Signore possiede, perché è in totale comunione col Padre, vuole che sia anche in noi in quanto uniti a Lui. La gioia di saperci amati da Dio nonostante le nostre infedeltà ci fa affrontare con fede le prove della vita, ci fa attraversare le crisi per uscirne migliori. È nel vivere questa gioia che consiste il nostro essere veri testimoni, perché la gioia è il segno distintivo del vero cristiano. E il vero cristiano non è triste, sempre ha quella gioia dentro, anche nei momenti brutti.
La Vergine Maria, afferma inoltre Francesco, ci aiuti “a rimanere nell’amore di Gesù e a crescere nell’amore verso tutti, testimoniando la gioia del Signore risorto”.
Dopo la preghiera mariana, il pensiero di Francesco è andato al Medio Oriente e in particolare a Gerusalemme, scossa da scontri. Il Papa ha pregato anche per le vittime dell’attentato terroristico avvenuto ieri a Kabul ed espresso preoccupazione per la situazione in Colombia. Il Santo Padre ha inoltre ricordato che ad Agrigento è stato beatificato Rosario Angelo Livatino. E ha salutato le persone affette da fibromialgia.
Papa Francesco ha infine ricordato che in questa domenica, in numerosi Paesi, si celebra la festa della mamma. “Salutiamo – ha affermato il Pontefice – tutte le mamme del mondo, anche quelle che non ci sono più. Un applauso alle mamme!”.
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