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Papa Francesco al Regina Coeli: restiamo nel “fiume” della Chiesa, lo Spirito fa l’unità

Prima della recita del Regina Caeli, Francesco, dalla finestra del suo studio che dà su Piazza San Pietro, ricorda che lo Spirito Santo “ci rende nuove creature” come fece a Pentecoste con gli Apostoli, e “mette in comunicazione persone diverse, realizzando così l’unità e l’universalità della Chiesa”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano per Vaticannews.va

Lo Spirito Santo “ci rende nuove creature” come fece a Pentecoste con gli Apostoli, “vince tutte le nostre titubanze”, e il mondo “ha bisogno del coraggio, della speranza, della fede dei discepoli di Cristo”, del nostro “farci lievito” nella società. E tutto questo “lo crea solo lo Spirito Santo”. Nella solennità di Pentecoste, le parole di Papa Francesco prima della recita della preghiera del Regina Caeli sono tutte per lo Spirito Santo, “vento forte e libero” che “mette in comunicazione persone diverse” e realizza così “l’unità e l’universalità della Chiesa”.

Regina Coeli domenica 23 maggio 2021

Lo Spirito “non si lascia inquadrare nei nostri schemi”

Il Papa rievoca quanto accadde a Gerusalemme “cinquanta giorni dopo la Pasqua di Gesù” come narrato negli Atti degli Apostoli. I discepoli erano nel cenacolo, con la Vergine Maria, perché Il Signore risorto “aveva detto loro di rimanere in città, finché non avessero ricevuto dall’alto il dono dello Spirito”. Che si manifestò con un “fragore” improvviso nel cielo, come un “vento impetuoso” che riempì la casa dove si trovavano. “Un’esperienza reale – commenta Francesco – ma anche simbolica”.

Quest’esperienza rivela che lo Spirito Santo è come un vento forte e libero. Non si può controllare, fermare, né misurare; e nemmeno prevederne la direzione. Non si lascia inquadrare nelle nostre esigenze umane, nei nostri schemi e nei nostri pregiudizi.

Abbatte “le nostre difese, le nostre false sicurezze”

Lo Spirito “procede da Dio Padre e dal suo Figlio Gesù Cristo” e irrompe sulla Chiesa, e su ciascuno di noi quindi, “dando vita alle nostre menti e ai nostri cuori”. Perché, come recitiamo nel Credo: “È Signore e dà la vita”. Quel giorno a Gerusalemme, ricorda il Pontefice, “i discepoli di Gesù erano ancora disorientati e impauriti. Non avevano ancora il coraggio di uscire allo scoperto”.

Anche noi, a volte, preferiamo rimanere tra le mura protettive dei nostri ambienti. Ma il Signore sa come raggiungerci e aprire le porte del nostro cuore. Egli manda su di noi lo Spirito Santo che ci avvolge e vince tutte le nostre titubanze, abbatte le nostre difese, smonta le nostre false sicurezze. Lo Spirito ci rende nuove creature, così come fece quel giorno con gli Apostoli.

Mette in comunicazione persone diverse, realizzando l’unità

Infatti, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, gli Apostoli “non furono più come prima”, ma uscirono e cominciarono a predicare che Gesù è risorto, “in maniera tale che ognuno li capiva nella propria lingua”. Perché “lo Spirito cambia il cuore, allarga lo sguardo dei discepoli” e “li rende capaci di comunicare a tutti le grandi opere di Dio”, oltrepassando “i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere”.

Li mette in grado di raggiungere gli altri rispettando le loro possibilità di ascolto e di comprensione, nella cultura e linguaggio di ciascuno. In altre parole, lo Spirito Santo mette in comunicazione persone diverse realizzando l’unità e l’universalità della Chiesa. e questo ci dice tanto, quando nella Chiesa ci sono dei gruppetti che cercano sempre di staccarsi dagli altri. 

Lo Spirito “riempia i cuori”, accenda “il fuoco del suo amore”

La preghiera finale proposta dal Papa per la Vergine Maria, è “di intercedere perché lo Spirito Santo scenda in abbondanza e riempia i cuori dei fedeli e accenda in tutti il fuoco del suo amore”.

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