Adriana Masotti – Città del Vaticano
E’ una chiamata ad essere protagonisti della propria vita e ad impegnarsi per gli altri, a cominciare dalla propria comunità ecclesiale, quella che Papa Francesco rivolge alle centinaia di migliaia di giovani che hanno passato la notte al Metro Park di Panama, dopo la Veglia di ieri sera, e ora partecipano alla Messa conclusiva della GMG 2019. Ma con una precisazione: la chiamata Dio la rivolge nell’oggi ed è adesso che attende la risposta. Il Papa commenta il brano evangelico di Luca del giorno dove si racconta di Gesù che, entrato nella Sinagoga, proclama davanti a tutti: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
E’ l’inizio della sua missione pubblica e Francesco dice:
Gesù rivela l’adesso di Dio che ci viene incontro per chiamare anche noi a prendere parte al suo adesso, in cui “portare ai poveri il lieto annuncio”, “proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista”, “rimettere in libertà gli oppressi” e “proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Ma non tutti quelli che ascoltarono Gesù si sentirono invitati e, dice il Papa, anche a noi può succedere di non credere “che Dio possa essere tanto concreto e quotidiano, tanto vicino e reale” e che ci possa invitare “a sporcarci le mani insieme a Lui”. Addirittura, sottolinea Francesco, “ci costa” accettare che l’amore di Dio si possa toccare con mano nella storia di tutti i giorni.
Non sono poche le volte in cui ci comportiamo come i vicini di Nazaret, preferiamo un Dio a distanza: bello, buono, generoso ma distante e che non scomodi. Perché un Dio vicino e quotidiano, amico e fratello ci chiede di imparare vicinanza, quotidianità e soprattutto fraternità.
Dio è reale e concreto perché l’amore è reale e concreto, dice ancora il Papa. E parla del rischio che si voglia prendere le distanze da chi, nelle nostre comunità, vuol vivere concretamente il Vangelo. “E uno che è nato per essere profezia e annuncio del Regno di Dio – prosegue – viene addomesticato e impoverito. Voler addomesticare la Parola di Dio è cosa di tutti i giorni”.
Può capitare anche ai giovani di sentirsi in “sala d’attesa”, ad aspettare il proprio turno e nel “frattanto” si inventano, o qualcuno inventa per loro, “un futuro igienicamente ben impacchettato e senza conseguenze”, dove la gioia è solo una finzione.
Così vi “tranquillizziamo” e vi addormentiamo –avverte Papa Francesco – perché non facciate rumore, perché non facciate domande a voi stessi e agli altri, perché non mettiate in discussione voi stessi e gli altri; e in questo “frattanto” i vostri sogni perdono quota”.
Ai giovani raccomanda l’ascolto reciproco tra le generazioni per imparare gli uni dagli altri, in uno spazio comune in cui anche i giovani, però, possono darsi da fare. E ripete loro: “Voi, cari giovani, non siete il futuro, ma l’adesso di Dio”. Non domani ma adesso, “sentite di avere una missione e innamoratevene”. L’amore che Gesù ci insegna , insiste, “è amore concreto, vicino, reale”.
E’ gioia festosa che nasce scegliendo di partecipare alla pesca miracolosa della speranza e della carità, della solidarietà e della fraternità di fronte a tanti sguardi paralizzati e paralizzanti per le paure e l’esclusione, la speculazione e la manipolazione.
E il pensiero del Papa va alla Vergine Maria che con il suo ‘sì’ ha accompagnato questa GMG, vero modello per i giovani:
Lei non solo ha creduto in Dio e nelle sue promesse come qualcosa di possibile, ha creduto a Dio e ha avuto il coraggio di dire “sì” per partecipare a questo adesso del Signore. Ha sentito di avere una missione, si è innamorata e questo ha deciso tutto.
Nel saluto finale al termine della celebrazione, Francesco ha voluto ringraziare tutte le persone che in vari modi hanno permesso l’organizzazione e lo svolgimento della Giornata mondiale della gioventù di Panama. Poi ha ringraziato i giovani che l’hanno vissuta con intensità chiedendo loro, ancora una volta, di non lasciar raffreddare ciò hanno vissuto in questi giorni:
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IL VIDEO SERVIZIO
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La vostra fede e la vostra gioia hanno fatto vibrare il Panamá, l’America e il mondo intero. Come abbiamo ascoltato tante volte in questi giorni nell’inno di questa GMG: “Siamo pellegrini che veniamo oggi qui da continenti e città”. Siamo in cammino: continuate a camminare, continuate a vivere la fede e a condividerla. Non dimenticatevi che non siete il domani, non siete il “frattanto”, ma l’adesso di Dio.
“Questa ricchezza della fede – aveva detto nel suo saluto mons. Ulloa, arcivescovo di Panama, all’inizio della Messa – ci dice che c’è speranza” . E tracciando quasi un bilancio della GMG aveva affermato: “Come frutto ci rimane una Chiesa Cattolica in Centroamerica fortificata nella sua struttura pastorale, nella sua comunione ecclesiale e ravvivata nel suo impegno missionario e discepolare per annunciare con passione la gioia del Vangelo”.
A partire dai nostri giovani, aveva proseguito l’arcivescovo, vogliamo “essere una Chiesa in uscita, con volto giovane e rinnovato”, una Chiesa che non ha paura “di incontrarsi con il mondo per annunciare la Buona Novella”.
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