Adriana Masotti – Città del Vaticano
In san Pietro alle 10 la Messa per la solennità dell’Epifania del Signore presieduta da Papa Francesco. E’ la celebrazione della manifestazione di Dio a tutti i popoli rappresentati dai Magi. Lui è venuto per tutti e simbolo di questa realtà è la luce “che tutti raggiunge e illumina”.
Francesco sottolinea la sorpresa per ‘come’ Dio si manifesta e descrive quello che il Vangelo racconta: “un via-vai attorno al palazzo del re Erode, proprio mentre Gesù è presentato come re”. Infatti i Magi domandano: ‘Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?’. “Lo troveranno – dice il Papa – ma non dove pensavano: non nel palazzo regale di Gerusalemme, ma in un’umile dimora a Betlemme”. E’ ciò che era già accaduto a Natale quando Gesù nasce ma “nessuno dei potenti di allora si rese conto che il Re della storia nasceva al loro tempo”. O quanto accadrà nel deserto, quando Gesù si manifesta pubblicamente a Giovanni il Battista che lo battezza lontano dai potenti. “Ecco la sorpresa: Dio non sale alla ribalta del mondo per manifestarsi”. E il Papa dice che ci si potrebbe domandare se non sarebbe stato meglio che la stella di Gesù fosse apparsa piuttosto a Roma che regnava sul mondo o sopra il palazzo di Erode.
È sempre grande la tentazione di confondere la luce di Dio con le luci del mondo. Quante volte abbiamo inseguito i seducenti bagliori del potere e della ribalta, convinti di rendere un buon servizio al Vangelo! Ma così abbiamo girato le luci dalla parte sbagliata, perché Dio non era lì. La sua luce gentile risplende nell’amore umile. Quante volte poi, come Chiesa, abbiamo provato a brillare di luce propria! Ma non siamo noi il sole dell’umanità. Siamo la luna, che, pur con le sue ombre, riflette la luce vera, il Signore – la Chiesa è il “Mysterium lunae” – il Signore è la luce del mondo. Lui, non noi.
“La luce di Dio risplende – prosegue il Papa – in chi è disposto a riceverla”. Il profeta Isaia nella prima Lettura di oggi invita ognuno di noi ad alzarci e a rivestirci di luce.
Occorre alzarsi, cioè levarsi dalla propria sedentarietà e disporsi a camminare. Altrimenti si rimane fermi, come gli scribi consultati da Erode, i quali sapevano bene dov’era nato il Messia, ma non si mossero. E poi bisogna rivestirsi di Dio che è la luce, ogni giorno, finché Gesù diventi il nostro abito quotidiano. Ma per indossare l’abito di Dio, che è semplice come la luce, bisogna prima dismettere i vestiti pomposi. Altrimenti si fa come Erode, che alla luce divina preferiva le luci terrene del successo e del potere.
I Magi fanno ciò che dice il profeta e, per tornare al loro paese, cambiano strada. “Per trovare Gesù c’è da impostare un itinerario diverso, c’è da prendere una via alternativa, la sua, la via dell’amore umile”.
Vale anche per noi. Non basta sapere dove Gesù è nato, come gli scribi, se non raggiungiamo quel dove. Non basta sapere che Gesù è nato, come Erode, se non lo incontriamo. Quando il suo dove diventa il nostro dove, il suo quando il nostro quando, la sua persona la nostra vita, allora le profezie si compiono in noi. Allora Gesù nasce dentro e diventa Dio vivo per me.
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I Magi ci sono di esempio, loro “non si fissano nei loro piani, ma si dispongono a prendere altre strade”, loro si aprono a Dio, “vanno dal Signore non per ricevere, ma per donare”. E il Papa si chiede se a Natale anche noi abbiamo donato qualcosa a Gesù “o ci siamo scambiati regali solo tra di noi?”. Se così fosse oggi possiamo rimediare, dice, portando anche noi al Signore i doni dei Magi: oro, incenso e mirra. Come? Mettendo Dio al primo posto, spiega Francesco, spendendo del tempo per Lui nella preghiera, prendendoci cura degli altri gratuitamente. E conclude:
In questo tempo di Natale che volge al termine, non perdiamo l’occasione per fare un bel regalo al nostro Re, venuto per tutti non sui palcoscenici fastosi del mondo, ma nella povertà luminosa di Betlemme. Se lo faremo, la sua luce risplenderà su di noi.
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