“Non abbiate paura!” Richiamando l’invito di Gesù ai discepoli inviati in missione, il Papa rivolto a tutti i fedeli all’Angelus, ha ricordato che non c’è garanzia di successo nell’annunciare il Vangelo; di mettere quindi in conto fallimenti, sofferenze e persecuzioni. Dopo la recita mariana, il cordoglio di Francesco per le vittime di una frana in Cina ed un appello per la pace in Ucraina.
Se nel Vangelo domenicale Gesù per ben tre volte rassicura i suoi discepoli “Non abbiate paura!” è perché “li istruisce e li prepara – ha spiegato il Papa- ad affrontare le prove e le persecuzioni che dovranno incontrare.”
“L’invio in missione da parte di Gesù non garantisce ai discepoli il successo, così come non li mette al riparo da fallimenti e sofferenze. Essi devono mettere in conto sia la possibilità del rifiuto, sia quella della persecuzione. Questo spaventa un po’, ma è la verità”.
Il discepolo è infatti “chiamato a conformare la propria vita a Cristo, che è stato perseguitato dagli uomini, ha conosciuto il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce”.
“Non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità; le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione,….
Tutto ciò, ha osservato Francesco è occasione “per verificare l’autenticità della nostra fede e del nostro rapporto con Gesù”, consapevoli che Dio “non abbandona i suoi figli nell’ora della tempesta.”
“Nelle difficoltà della testimonianza cristiana nel mondo, non siamo mai dimenticati, ma sempre assistiti dalla sollecitudine premurosa del Padre.”
Del resto – ha rammentato il Papa – “anche ai nostri giorni” è presente “la persecuzione contro i cristiani”.
“Noi preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e noi lodiamo Dio perché, nonostante ciò, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede”.
Un’altra “forma di prova – ha aggiunto Francesco – può essere anche l’assenza di ostilità e di tribolazioni”.
“Oltre che come ‘pecore in mezzo ai lupi’, il Signore, anche nel nostro tempo, ci manda come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere svegliata dal torpore mondano, che ignora le parole di Verità del Vangelo, costruendosi delle proprie effimere verità”.
Da qui l’incoraggiamento che sempre viene da Gesù a non aver paura di chi deride e maltratta, di chi ignora o davanti onora ma dietro combatte il Vangelo.
“Gesù non ci lascia soli perché siamo preziosi per Lui”.
Infine la preghiera di Francesco a Maria:
“ci aiuti a capire che nella testimonianza della fede non contano i successi, ma la fedeltà a Cristo….”
Dopo la recita dell’Angelus, il pensiero del Papa è corso alle vittime e i loro familiari travolti ieri da una frana in un villaggio nella provincia del Sichuan, in Cina
“Prego per i defunti e i feriti e per quanti hanno perso la casa. Dio conforti le famiglie e sostenga i soccorritori”.
Quindi il ricordo del vescovo Teofilo Matulionis, ucciso in odio alla fede nel 1962, quando aveva già quasi 80 anni, beatificato oggi a Vilnius.
“Rendiamo lode a Dio per la testimonianza di questo strenuo difensore della Chiesa e della dignità dell’uomo”.
Un saluto particolare, il Papa ha rivolto al clero e ai fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina, e ai pellegrini della Bielorussia, che oggi hanno celebrato nella Basilica di San Pietro il 150° anniversario della canonizzazione di San Giosafat, invocando per ciascuno di loro:
“il coraggio della testimonianza cristiana e il dono della pace per la cara terra ucraina”.
Il servizio è di Roberta Gisotti per la Radio Vaticana
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