Denaro, piacere e successo promettono vita ma procurano morte. Papa Francesco interroga i giovani presenti in Piazza San Pietro e chiede: Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi?
Fede e attaccamento alle ricchezze non possono convivere, ma non c’è ostacolo a una vita di fede se ci si affida a Gesù. Papa Francesco ha espresso questa convinzione commentando all’Angelus il Vangelo della liturgia domenicale e concludendo con un nuovo appello alla tutela dell’ambiente, nella Giornata per la riduzione dei disastri naturali.
Le parole di Papa Francesco all’Angelus di questa Domenica
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Il Vangelo di oggi, tratto dal capitol 10 di Marco, è articolato in tre scene, scandite da tre sguardi di Gesù. La prima scena presenta l’incontro tra il Maestro e un tale che – secondo il passo parallelo di Matteo – viene identificato come “giovane”. Incontro di Gesù con un giovane. Costui corre verso Gesù, si inginocchia e lo chiama «Maestro buono». Quindi gli chiede: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» (v. 17), cioè la felicità.
“Vita eterna” non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo.
Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza. E Gesù intuisce questo desiderio che il giovane porta nel cuore; perciò la sua risposta si traduce in uno sguardo intenso pieno di tenerezza e di affetto. Così dice il Vangelo: «fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (v. 21). Se ne accorse che era un bravo ragazzo!
Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole del suo interlocutore, e gli fa una proposta concreta: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. Quel giovane però ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va via triste. Questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata.
Nella seconda scena l’evangelista inquadra gli occhi di Gesù, e stavolta si tratta di uno sguardo pensoso, di avvertimento. Dice così: «Volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (v. 23). Allo stupore dei discepoli, che si domandano: «E chi può essere salvato?» (v. 26), Gesù risponde con uno sguardo di incoraggiamento – è il terzo sguardo – e dice: la salvezza è, sì, «impossibile agli uomini, ma non a Dio!» (v. 27). Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede. Affidarsi al Signore. Lui ci dà la forza. Lui ci accompagna nel cammino.
Il giovane non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa.E Io domando a voi, giovani, ragazzi e ragazze che siete adesso in Piazza. Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Cosa volete rispondere? Volete lasciare questa Piazza con la gioia (…)
La Vergine Maria ci aiuti ad aprire il nostro cuore all’amore di Gesù, il solo che può appagare la nostra sete di felicità.
Appello per la tutela della casa comune
Numerosi i saluti rivolti da Francesco dopo la preghiera dell’Angelus ai gruppi in Piazza San Pietro. Il primo dedicato all’odierna Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, che sollecita nel Papa un nuovo appello su argomenti molto a cuore:
“Va purtroppo riconosciuto che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Mi unisco a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”.
Altri saluti il Papa li ha indirizzati, fra gli altri, ai diaconi e ai sacerdoti del Collegio Germanico-Ungarico ordinati ieri all’Associazione “Davide Ciavattini” per l’assistenza ai bambini con gravi malattie del sangue.
di Francesco Rossi per Redazione Papaboys
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