Categorie: Sancta Sedes

Papa Francesco all’Angelus ‘Diciamo anche noi a Gesù: ricordati di me quando sarai entrato in Paradiso!’

Gesù ha dato la sua vita per me! Per poter salvare ognuno di noi dai nostri peccati. Queste le parole che Francesco ha ribadito nel corso dell’Angelus di questa domenica, prima della preghiera mariana. E poi ha invitato tutti i presenti in piazza a dire a Gesù: ricordati di me quando sarai entrato in Paradiso!

Nelle sue riflessioni prima dell’Angelus, Papa Francesco, commentando il Vangelo del giorno che “ci fa contemplare Gesù mentre si presenta a Pilato come re di un regno che «non è di questo mondo» (Gv 18,36)”, ha sottolineato: “Questo non significa che Cristo sia re di un altro mondo, ma che è re in un altro modo. Si tratta di una contrapposizione tra due logiche. La logica mondana poggia sull’ambizione e sulla competizione, combatte con le armi della paura, del ricatto e della manipolazione delle coscienze.”

Nella spiegazione del passo evangelico, si è soffermato a spiegare le tentazioni del principe di questo mondo.

“Sul Calvario, i passanti e i capi deridono Gesù inchiodato alla croce, e gli lanciano la sfida: «Salva te stesso scendendo dalla croce!» (Mc 15,30). Ma paradossalmente la verità di Gesù è proprio quella che in tono di scherno gli scagliano addosso i suoi avversari: «Non può salvare sé stesso!» (v. 31). Se Gesù fosse sceso dalla croce, avrebbe ceduto alla tentazione del principe di questo mondo; invece Lui non può salvare sé stesso proprio per poter salvare gli altri, per poter salvare ognuno di noi dai nostri peccati. Questo lo capisce uno dei due malfattori che sono crocifissi con Lui, detto il “buon ladrone”, che Lo supplica: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42).”

 

Ecco le parole di Papa Francesco prima della recita dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!


In questa ultima domenica dell’anno liturgico, celebriamo la solennità di Cristo Re dell’universo. E il Vangelo di oggi ci fa contemplare Gesù mentre si presenta a Pilato come re di un regno che «non è di questo mondo» (Gv 18,36). Questo non significa che Cristo sia re di un altro mondo, ma che è re in un altro modo. Ma è Re in questo mondo! Si tratta di una contrapposizione tra due logiche. La logica mondana poggia sull’ambizione e sulla competizione, combatte con le armi della paura, del ricatto e della manipolazione delle coscienze.  

La logica del Vangelo, di Gesù, invece si esprime nell’umiltà e nella gratuità, si afferma silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità. I regni di questo mondo a volte si reggono su prepotenze, rivalità, oppressioni; il regno di Cristo è un «regno di giustizia, di amore e di pace» (Prefazio).

Gesù si è rivelato re … quando? … nell’evento della Croce! Chi guarda la Croce di Cristo non può non vedere la sorprendente gratuità dell’amore.


Parlare di potenza e di forza, per il cristiano, significa fare riferimento alla potenza della Croce e alla forza dell’amore di Gesù: un amore che rimane saldo e integro, anche di fronte al rifiuto, e che appare come il compimento di una vita spesa nella totale offerta di sé in favore dell’umanità. Sul Calvario, i passanti e i capi deridono Gesù inchiodato alla croce, e gli lanciano la sfida: «Salva te stesso scendendo dalla croce!» (Mc 15,30). Ma paradossalmente la verità di Gesù è proprio quella che in tono di scherno gli scagliano addosso i suoi avversari: «Non può salvare sé stesso!» (v. 31).

Se Gesù fosse sceso dalla croce, avrebbe ceduto alla tentazione del principe di questo mondo; invece Lui non può salvare sé stesso proprio per poter salvare gli altri, (…) per poter salvare ognuno di noi dai nostri peccati.  

E questo chi lo ha capito? Lo ha capito uno dei due malfattori che sono crocifissi con Lui, detto il “buon ladrone”, che Lo supplica: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). (…) La forza del regno di Cristo è l’amore: per questo la regalità di Gesù non ci opprime, ma ci libera dalle nostre debolezze e miserie, incoraggiandoci a percorrere le strade del bene, della riconciliazione e del perdono. (…)



Di fronte alle tante lacerazioni nel mondo e alle troppe ferite nella carne degli uomini, chiediamo alla Vergine Maria di sostenerci nel nostro impegno di imitare Gesù, nostro re, rendendo presente il suo regno con gesti di tenerezza, di comprensione e di misericordia.

I saluti di Papa Francesco dopo l’Angelus. Il ricordo dei 26 beati cappuccini spagnoli

Cari fratelli e sorelle,
ieri, a Barcellona, sono stati proclamati Beati Federico da Berga e venticinque compagni martiri, uccisi in Spagna durante la feroce persecuzione contro la Chiesa nel secolo scorso. Si tratta di sacerdoti, giovani professi in attesa di ordinazione e fratelli laici appartenenti all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Affidiamo alla loro intercessione i tanti nostri fratelli e sorelle che purtroppo ancora oggi, in diverse parti del mondo, sono perseguitati a causa della fede in Cristo. Saluto tutti voi pellegrini, venuti dall’Italia e da diversi Paesi: le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni. In particolare saluto quelli del Messico, dell’Australia e di Paderborn (Germania). Saluto i fedeli di Avola, Mestre, Foggia, Pozzallo, Campagna e della Val di Non, in Trentino; come pure i gruppi musicali – che ho sentito – che festeggiano Santa Cecilia, patrona del canto e della musica.
(Il Santo Padre ricorda che mercoledì prossimo inizierà il suo Viaggio in Africa e chiede preghiere per lui e per i fratelli di queste tre nazioni: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. Il Papa prega con tutti per la pace e la prosperità di questi Paesi).
A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!



di Francesco Rossi per Redazione Papaboys
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