Papa Francesco all’Angelus: “Dio si è fatto carne per dirti che ti ama proprio lì, nelle tue fragilità”
Che cosa desidera Gesù allora da noi? Una grande intimità. Sono le parole di Papa Francesco prima della recita dell’Angelus di questa domenica dalla Biblioteca Apostolica in Vaticano. Il Pontefice ha continuato così: Vuole che noi condividiamo con Lui gioie e dolori, desideri e paure, speranze e tristezze, persone e situazioni. Facciamolo con fiducia, apriamogli il cuore, raccontiamogli tutto
Le parole di PAPA FRANCESCO all’Angelus di questa domenica
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In questa seconda domenica dopo Natale la Parola di Dio non ci offre un episodio della vita di Gesù, ma ci parla di Lui prima che nascesse. Ci porta indietro, per svelarci qualcosa su Gesù prima che venisse tra noi. Lo fa soprattutto nel prologo del Vangelo di Giovanni, che inizia così: «In principio era il Verbo» (Gv1,1). In principio: sono le prime parole della Bibbia, le stesse con cui comincia il racconto della creazione: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen1,1). Oggi il Vangelo dice che Colui che abbiamo contemplato nel suo Natale, come il Bambin Gesù, esisteva prima: prima dell’inizio delle cose, prima dell’universo. Prima di tutto.
Egli è prima dello spazio e del tempo. «In Lui era la vita» (Gv1,4) prima che la vita apparisse. San Giovanni lo chiama Verbo, cioè Parola. Che cosa vuole dirci con ciò? La parola serve per comunicare: non si parla da soli, si parla a qualcuno.
Ora, il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci. Il Figlio unigenito del Padre (cfr v. 14) vuole dirci la bellezza di essere figli di Dio; è «la luce vera» (v. 9) e vuole allontanarci dalle tenebre del male; è «la vita» (v. 4), che conosce le nostre vite e vuole dirci che da sempre le ama. Ci ama tutti. Ecco lo stupendo messaggio di oggi: Gesù è la Parola eterna di Dio, che da sempre pensa a noi e desidera comunicare con noi. Per farlo, è andato oltre le parole. Infatti, al cuore del Vangelo odierno ci viene detto che la Parola «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (v. 14). Si fece carne: perché san Giovanni usa questa espressione, “carne”? Non poteva dire, in modo più elegante, che si fece uomo? No, utilizza la parola carne perché essa indica la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità. Ci dice che Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità. Dunque, dal momento che il Signore si è fatto carne, niente della nostra vita gli è estraneo. Non c’è nulla che Egli disdegni, tutto possiamo condividere con Lui. Tutto!
Il video dell’Angelus di questa domenica sul Canale YouTube della Redazione Papaboys
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Caro fratello, cara sorella, Dio si è fatto carne per dirti che ti ama proprio lì, nelle tue fragilità; proprio lì, dove ti vergogni di più. Si fece carnee non è tornato indietro. Non ha preso la nostra umanità come un vestito, che si mette e si toglie. No, non si è più staccato dalla nostra carne. E non se ne separerà mai: ora e per sempre Egli è in cielo con il suo corpo di carne umana. Si è unito per sempre alla nostra umanità, potremmo dire che l’ha “sposata”.
Il Vangelo dice infatti che venne ad abitare in mezzo a noi. Non è venuto a farci una visita e poi se ne andato, è venuto ad abitare con noi, a stare con noi.
Che cosa desidera allora da noi? Una grande intimità. Vuole che noi condividiamo con Lui gioie e dolori, desideri e paure, speranze e tristezze, persone e situazioni. Facciamolo con fiducia, apriamogli il cuore, raccontiamogli tutto. Fermiamoci in silenzio davanti al presepe a gustare la tenerezza di Dio fattosi vicino, fattosi carne. E senza timore invitiamolo da noi, a casa nostra, nella nostra famiglia, nelle nostre fragilità.
Verrà e la vita cambierà.
La Santa Madre di Dio, nella quale il Verbo si fece carne, ci aiuti ad accogliere Gesù, che bussa alla porta del cuore per abitare con noi.
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