Le suore di Madre Teresa uccise nello Yemen sono i martiri di oggi ma non fanno notizia. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro dove, ancora una volta, ha denunciato la globalizzazione dell’indifferenza che è tra le cause che alimentano le guerre. I corridoi umanitari, ha poi affermato, sono un impegno concreto per chi fugge dai conflitti ed ha così incoraggiato l’iniziativa ecumenica avviata recentemente in Italia. Commentando il Vangelo domenicale, incentrato sulla parabola del figlio prodigo, Francesco ha quindi ribadito che Dio ci ama oltre ogni misura ed è sempre pronto a venirci incontro ed abbracciarci.
Segni di pace, segni di misericordia che, anche se arrivano al sacrificio della vita, non fanno notizia. All’Angelus, Papa Francesco ricorda con parole commosse le Missionarie della Carità uccise in un barbaro attacco nello Yemen, dove assistevano gli anziani. Assicura per loro e i familiari le sue preghiere, poi leva una denuncia vibrante: “Questi sono i martiri di oggi! Non sono copertine dei giornali, non sono notizie: questi danno il loro sangue per la Chiesa. Queste persone sono vittime dell’attacco di quelli che li hanno uccisi e anche dell’indifferenza, di questa globalizzazione dell’indifferenza, a cui non importa… Madre Teresa accompagni in paradiso queste sue figlie martiri della carità, e interceda per la pace e il sacro rispetto della vita umana”.
Sostenere i corridoi umanitari per chi fugge dalla guerra
Le missionarie di Madre Teresa erano un segno concreto per la pace e la difesa della vita. E Francesco cita, con “ammirazione”, un altro segno: l’iniziativa dei corridoi umanitari per i profughi, avviata ultimamente in Italia: “Questo progetto-pilota, che unisce la solidarietà e la sicurezza, consente di aiutare persone che fuggono dalla guerra e dalla violenza, come i cento profughi già trasferiti in Italia, tra cui bambini malati, persone disabili, vedove di guerra con figli e anziani. Mi rallegro anche perché questa iniziativa è ecumenica, essendo sostenuta da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Chiese Valdesi e Metodiste”. Dio ci lascia liberi di sbagliare, ma sempre ci aspetta a braccia aperte Due segni dell’amore per il prossimo che si legano con il Vangelo domenicale incentrato sulla parabola del figlio prodigo o meglio, annota il Papa, “del padre misericordioso”. In questa parabola, osserva, colpisce innanzitutto la tolleranza del padre “dinanzi alla decisione del figlio più giovane di andarsene di casa”, così “agisce Dio con noi: ci lascia liberi di sbagliare, perché creandoci ci ha fatto il grande dono della libertà”. Un dono, ha confidato, che “mi stupisce sempre”: “Ma il distacco da quel figlio è solo fisico; il padre lo porta sempre nel cuore; attende fiducioso il suo ritorno; scruta la strada nella speranza di vederlo. E un giorno lo vede comparire in lontananza (cfr v. 20). Ma questo significa che questo padre, ogni giorno, saliva sul terrazzo a guardare se il figlio tornava! Allora si commuove nel vederlo, gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia. Quanta tenerezza! E questo figlio le aveva fatte grosse! Ma il padre lo accoglie così.”. Gesù ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre
Lo stesso atteggiamento, prosegue, il padre riserva anche al figlio maggiore, che è sempre rimasto a casa, e ora “è indignato e protesta perché non capisce e non condivide tutta quella bontà verso il fratello che ha sbagliato”. “Il padre – rammenta – esce incontro anche a questo figlio e gli ricorda che loro sono stati sempre insieme, hanno tutto in comune”: “E questo mi fa pensare ad una cosa: quando uno si sente peccatore, si sente davvero poca cosa, o come ho sentito dire da qualcuno – tanti -: “Padre, io sono una sporcizia!”, allora è il momento di andare dal Padre. Invece quando uno si sente giusto – “Io ho fatto sempre le cose bene…” –, ugualmente il Padre viene a cercarci, perché quell’atteggiamento di sentirsi giusto è un atteggiamento cattivo: è la superbia! Viene dal diavolo. Il Padre aspetta quelli che si riconoscono peccatori e va a cercare quelli che si sentono giusti”. In questa parabola, commenta poi Francesco “si può intravedere anche un terzo figlio, nascosto”, Gesù. “Questo Figlio-Servo – rileva – è l’estensione delle braccia e del cuore del Padre: Lui ha accolto il prodigo e ha lavato i suoi piedi sporchi; Lui ha preparato il banchetto per la festa del perdono. Lui, Gesù, ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre”. Dio ci ama oltre ogni misura, ci viene incontro con la sua tenerezza
“La figura del padre della parabola – riprende ancora il Papa – svela il cuore di Dio. Egli è il Padre misericordioso che in Gesù ci ama oltre ogni misura, aspetta sempre la nostra conversione ogni volta che sbagliamo”. E’ un Padre, soggiunge, che “attende il nostro ritorno quando ci allontaniamo da Lui pensando di poterne fare a meno; è sempre pronto ad aprirci le sue braccia qualunque cosa sia successa”: “Come il padre del Vangelo, anche Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti, e ci viene incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui. E ci parla con tanta bontà quando noi crediamo di essere giusti. Gli errori che commettiamo, anche se grandi, non scalfiscono la fedeltà del suo amore. Nel sacramento della Riconciliazione possiamo sempre di nuovo ripartire: Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi e ci dice: Vai avanti! Sii in pace! Alzati, vai avanti!”. “In questo tratto di Quaresima che ancora ci separa dalla Pasqua – è dunque la sua esortazione – siamo chiamati ad intensificare il cammino interiore di conversione”. Al momento dei saluti ai pellegrini, tra cui la Confederazione nazionale ex alunni della Scuola cattolica, ha chiesto una preghiera particolare per l’inizio degli Esercizi spirituali che svolgerà assieme ai suoi collaboratori della Curia alla Casa del Divin Maestro Ariccia fino a venerdì prossimo.
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Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana