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Papa Francesco all’Angelus: ‘Essere di Gesù significa seguirlo, restringendo lo spazio dell’egoismo’

Papa Francesco: attraversare il rischio dell’more, anche passando dalla croce

Il dolore del Papa per il Nicaragua: il dialogo sia base di una convivenza rispettosa

Le restrizioni imposte dal governo alla Chiesa del Paese centroamericano in un crescendo di tensione hanno suscitato preoccupazione in Francesco, che ne ha parlato al termine della preghiera mariana dell’Angelus: la Vergine “Purissima” ispiri nei cuori di tutti “una concreta volontà” di giungere a una pacificazione

Arrivano colme di dolore le parole del Papa al termine della preghiera domenicale dell’Angelus guardando a quanto sta accadendo da settimane in Nicaragua dove la Chiesa cattolica, i suoi sacerdoti e i vescovi, i media e le ong sono stretti in una serie di azioni vessatorie e persecutorie in quanto sospettati di sostenere gli oppositori del governo sandinista di Daniel Ortega:

Seguo da vicino con preoccupazione e dolore la situazione creatasi in Nicaragua che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che, per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica.

Da qui la speciale invocazione di aiuto che il Papa chiede a Maria Immacolata, la Purisima tanto cara al popolo del Nicaragua:

Le parole di introduzione

E’ vero che la porta è stretta, ma la porta è aperta a tutti. Lo ha ricordato Papa Francesco nell’Angelus della domenica, ricordando cosa intende Gesù per la porta stretta della quale si parla nel Vangelo di oggi.

Gesù ci ricorda che è Lui la porta, e ci vuole dire, e ci dice che per guadagnare la salvezza, si deve passare attraverso di Lui, la Sua parola. La porta del cristiano è una vita a misura di Cristo. Il Papa ha ricordato che

la porta non è destinata a pochi, ma essere di Gesù, significa seguirlo ed impegnare la vita nell’amore, come Lui, che è passato nella porta stretta dell’Amore.

L’Angelus di Papa Francesco

Le parole di Papa Francesco all’Angelus di oggi

Cari fratelli e sorelle, buona domenica!
Nel brano del Vangelo di Luca della liturgia di questa domenica, un tale domanda a Gesù: «Sono pochi quelli che si salvano?». E il Signore risponde: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» (Lc 13,24). La porta stretta è un’immagine che potrebbe spaventarci, come se la salvezza fosse destinata solo a pochi eletti o ai perfetti.

Ma ciò contraddice quanto Gesù ha insegnato in molte occasioni; e infatti, poco più avanti, Egli afferma: «Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio» (v. 29). Dunque, questa porta è stretta, ma è aperta a tutti!

Per capire meglio, occorre chiedersi che cosa sia questa porta stretta. Gesù trae l’immagine dalla vita del tempo e probabilmente si riferisce al fatto che, quando arrivava la sera, le porte della città venivano chiuse e ne restava aperta una sola, più piccola e più stretta: per rientrare a casa si poteva passare solo di lì.

Il video con l’Angelus di questa domenica

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Pensiamo allora a quando Gesù dice: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato» (Gv 10,9). Ci vuole dire che per entrare nella vita di Dio, nella salvezza, bisogna passare attraverso di Lui, accogliere Lui e la sua Parola. Come per entrare in città bisognava “misurarsi” con l’unica porta stretta rimasta aperta, così quella del cristiano è una vita “a misura di Cristo”, fondata e modellata su di Lui.

Significa che il metro di misura è Gesù e il suo Vangelo: non quello che pensiamo noi, ma quello che ci dice Lui. E allora si tratta di una porta stretta non perché sia destinata a pochi, ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce.

Entrare nel progetto di vita che Dio ci propone chiede di restringere lo spazio dell’egoismo, di ridurre la presunzione dell’autosufficienza, di abbassare le alture della superbia e dell’orgoglio, di superare la pigrizia per attraversare il rischio dell’amore, anche quando comporta la croce.

Pensiamo a quei gesti quotidiani di amore che portiamo avanti con fatica: ai genitori che si dedicano ai figli facendo sacrifici e rinunciando al tempo per sé stessi; a coloro che si occupano degli altri e non solo dei propri interessi; a chi si spende al servizio degli anziani, dei più poveri e dei più fragili; a chi va avanti a lavorare con impegno, sopportando disagi e magari incomprensioni; a chi soffre a motivo della fede, ma continua a pregare e ad amare; a quanti, anziché seguire i propri istinti, rispondono al male con il bene, trovano la forza di perdonare e il coraggio di ricominciare.

Sono solo alcuni esempi di gente che non sceglie la porta larga del proprio comodo, ma la porta stretta di Gesù, di una vita spesa nell’amore. Costoro, dice oggi il Signore, saranno riconosciuti dal Padre molto più di quelli che si credono già salvati e, in realtà, sono «operatori di ingiustizia» (Lc 13,27).

Fratelli e sorelle, noi da che parte vogliamo stare? Preferiamo la strada facile del pensare solo a noi stessi o la porta stretta del Vangelo, che mette in crisi i nostri egoismi ma ci rende capaci di accogliere la vera vita che viene da Dio e che ci fa felici? Da che parte stiamo?

La Madonna, che ha seguito Gesù fino alla croce, ci aiuti a misurare la nostra vita su di Lui, per entrare nella vita piena ed eterna.

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