Un’unica preghiera con il cuore infiammato dal “desiderio della pace”, che ci unisce a chi è vittima dei conflitti in corso a Gaza, in Ucraina e anche in Myanmar. Papa Francesco la alza dopo aver recitato l’Angelus con i fedeli presenti in piazza San Pietro questa domenica, e dopo aver ricordato che martedì 11 giugno, in Giordania, “si terrà una conferenza internazionale sulla situazione umanitaria a Gaza, convocata dal re di Giordania, dal presidente dell’Egitto e dal segretario generale delle Nazioni Unite” che ringrazia per questa importante iniziativa.
Incoraggio la Comunità internazionale ad agire urgentemente, con ogni mezzo, per soccorrere la popolazione di Gaza stremata dalla guerra. Gli aiuti umanitari devono poter arrivare a chi ne ha bisogno, e nessuno lo può impedire.
Il Papa ricorda poi che ieri ricorreva il decimo anniversario dell’Invocazione della pace per la Terra Santa in Vaticano, “alla quale erano stati presenti il presidente israeliano, il compianto Shimon Peres, e quello Palestinese, Abu Mazen”.
Quell’incontro testimonia che stringersi la mano è possibile, e che per fare la pace ci vuole coraggio, molto più coraggio che per fare la guerra. Pertanto incoraggio i negoziati in corso tra le parti, anche se non sono facili, ed auspico che le proposte di pace, per il cessate-il-fuoco su tutti i fronti e per la liberazione degli ostaggi, vengano subito accettate per il bene dei palestinesi e degli israeliani.
Francesco non dimentica infine il martoriato popolo ucraino, “che più soffre e più anela alla pace” e saluta un gruppo di fedeli del Paese, che alzano le loro bandiere.
Vi siamo vicini. È un desiderio questo della pace, perciò incoraggio tutti gli sforzi che si fanno perché la pace possa costruirsi quanto prima, con l’aiuto internazionale. E non dimentichiamo il Myanmar.
“Gesù predicava e guariva i malati con la forza dello Spirito Santo”, sottolinea il Papa, ed è questo che lo rendeva libero e quindi capace di amare. Gesù era libero nei confronti delle ricchezze, aveva infatti abbracciato “una vita povera e piena di incertezze”. Il suo era un ministero gratuito, come lo è ogni ministero. Era libero di fronte al potere ponendosi sempre “dalla parte degli ultimi”.
Infine, Gesù era libero di fronte alla ricerca della fama e anche libero dall’approvazione, e per questo non ha mai rinunciato a dire la verità, anche a costo di non essere compreso, di diventare impopolare, fino a morire in croce, non lasciandosi intimidire, né comprare, né corrompere da niente e da nessuno.
Francesco afferma che è importante anche per noi essere persone libere, non condizionate cioè “dalla ricerca del piacere, del potere, dei soldi o dei consensi” che ci rendono schiavi.
Se invece permettiamo all’amore gratuito di Dio di riempirci e dilatarci il cuore, e se lo lasciamo traboccare spontaneamente ridonandolo agli altri, con tutto noi stessi, senza paure, calcoli e condizionamenti, allora cresciamo nella libertà, e diffondiamo il suo buon profumo anche attorno a noi.
Essenziale è allora che ciascuno di noi si chieda qual è la propria condizione in quanto alla libertà e Papa Francesco conclude proponendo a tutti alcune domande:
Possiamo chiederci: io sono una persona libera? Oppure mi lascio imprigionare dai miti del denaro, del potere e del successo, sacrificando a questi la serenità e la pace mia e degli altri? Spargo, negli ambienti in cui vivo e negli ambienti in cui lavoro, aria fresca di libertà, di sincerità, di spontaneità?
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