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Papa Francesco all’Angelus: farsi pane spezzato come Gesù per coltivare la fraternità e la solidarietà

Nella solennità del Corpus Domini, all’Angelus, Francesco si sofferma sul significato dell’Ultima Cena e spiega che Cristo ha donato la sua vita per noi, non ha considerato un tesoro geloso il suo essere come Dio, ma si è spogliato della sua gloria per condividere la nostra umanità.
Celebrare l’Eucaristia significa partecipare al suo corpo e al suo sangue, dice il Pontefice, quando superiamo l’egoismo e ci apriamo all’amore, stiamo spezzando il pane della nostra vita come Lui

Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va

Gesù, che nel pane e nel calice offerti ai suoi discepoli nell’Ultima Cena “si dona per tutta l’umanità”, ci invita “a diventare ‘eucaristici’, cioè persone che non vivono più per sé stesse, nella logica del possesso e del consumo, ma che sanno fare della propria vita un dono per gli altri”. Nella solennità del Corpus Domini

, che si celebra oggi in Italia e in altri Paesi, Papa Francesco, all’Angelus, spiega quale insegnamento trarre dall’esempio lasciatoci da Cristo, che si è fatto pane e vino “per la vita del mondo”.

Grazie all’Eucaristia, diventiamo profeti e costruttori di un mondo nuovo: quando superiamo l’egoismo e ci apriamo all’amore, quando coltiviamo legami di fraternità, quando partecipiamo alle sofferenze dei fratelli e condividiamo il pane e le risorse con chi è nel bisogno, quando mettiamo a disposizione di tutti i nostri talenti, allora stiamo spezzando il pane della nostra vita come Gesù.

Francesco si sofferma sul significato dei gesti di Gesù, “che spezza il pane” e lo dà agli apostoli, “lo diede loro”, si legge nel Vangelo.

Gesù prende il pane non per consumarlo da solo, ma per spezzarlo e donarlo ai discepoli, rivelando così la sua identità e la sua missione. Egli non ha trattenuto la vita per sé, ma l’ha donata a noi; non ha considerato un tesoro geloso il suo essere come Dio, ma si è spogliato della sua gloria per condividere la nostra umanità e farci entrare nella vita eterna.

Condividere ciò che siamo e abbiamo

In pratica, “di tutta la sua vita Gesù ha fatto un dono”, sottolinea il Papa, e allora “celebrare l’Eucaristia e cibarci di questo Pane”, come si fa specialmente la domenica, “non è un atto di culto staccato dalla vita”, perchè partecipare “al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a farci diventare quello che mangiamo”, come diceva San Leone Magno.

Sempre dobbiamo ricordarci che Gesù, prendendo il pane, lo spezzò e lo diede loro e, perciò, la comunione con Lui ci rende capaci di diventare anche noi pane spezzato per gli altri, capaci di condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo.

Quanto ha fatto Cristo deve, allora, indurre a riflettere, dice il Papa: doniamo la vita come Gesù e la spendiamo per gli altri? O siamo chiusi nel nostro io? “E, nelle situazioni di ogni giorno”, sappiamo “condividere” oppure cerchiamo sempre il nostro interesse?

Francesco

L’appello ai governanti

Francesco si rivolge direttamente alle leadership politiche di tutto il mondo, perché ci si prodighi per arrivare a conquistare la pace, soprattutto in quei Paesi verso i quali lui stesso porta sempre il suo pensiero.

E non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar. Faccio appello alla saggezza dei governanti perché cessi l’escalation e si ponga ogni impegno nel dialogo e nella trattativa

La tragedia del Sudan

Il Sudan, invocato da Bergoglio, vive dall’aprile 2023, a seguito della guerra, una drammatica crisi umanitaria che sta provocando, secondo le organizzazioni internazionali, “uno scenario da incubo”, nel quale la carestia si espanderà in ampie zone del Paese. “Sempre più persone fuggiranno nei Paesi vicini in cerca di mezzi di sostentamento e sicurezza – spiega il Comitato permanente inter-agenzie delle Nazioni Unite – e sempre più bambini soccomberanno alle malattie e alla malnutrizione”. L’appello del forum di coordinamento umanitario, per il quale 18 milioni di persone soffrono la fame e 3,6 milioni di bambini di malnutrizione, è affinché si raggiunga un cessate il fuoco immediato, la protezione dei civili e la fine delle violazioni dei diritti umani, oltre ad un “accesso senza ostacoli attraverso tutte le vie transfrontaliere” per gli aiuti umanitari.

A dar vita al conflitto nel Paese, che ha già prodotto migliaia di vittime e milioni tra sfollati e rifugiati, sono l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhane e le opposte forze paramilitari di supporto rapido (RSF), sotto il comando del generale Mohamed Hamdane Daglo.

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