Barbara Castelli – Città del Vaticano
Il Figlio di Dio ci sprona a “non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte” e ci invita a “uscire nel mare aperto dell’umanità del nostro tempo, per essere testimoni di bontà e di misericordia”. Così Papa Francesco, prima della preghiera dell’Angelus. Commentando il Vangelo odierno, che, nel racconto di Luca, propone la chiamata di san Pietro, il Pontefice chiarisce che ciascun cristiano è chiamato a rendere la propria “risposta della fede”: “è l’atteggiamento di disponibilità che il Signore chiede a tutti i suoi discepoli, soprattutto a quanti hanno compiti di responsabilità nella Chiesa”. Coraggio e fiducia contro l’inadeguatezza
Si tratta, dunque, di superare la titubanza frutto “della nostra inadeguatezza” per rispondere con “generosità” e coraggio alla chiamata del “Maestro divino”, perché Dio, precisa Papa Bergoglio, “se ci fidiamo di Lui, ci libera dal nostro peccato e ci apre davanti un orizzonte nuovo: collaborare alla sua missione”.
Così agisce con ciascuno di noi: ci chiede di accoglierlo sulla barca della nostra vita, per ripartire con Lui e solcare un nuovo mare, che si rivela carico di sorprese. Il suo invito a uscire nel mare aperto dell’umanità del nostro tempo, per essere testimoni di bontà e di misericordia, dà senso nuovo alla nostra esistenza, che rischia spesso di appiattirsi su sé stessa.
Il Pontefice chiede, quindi, a tutti di offrire una risposta “pronta e totale” e, sull’esempio della Vergine Santa, “modello di pronta adesione alla volontà di Dio”, di cedere al “fascino della chiamata del Signore” per “diffondere dappertutto la sua parola di salvezza”.
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Il miracolo più grande compiuto da Gesù per Simone e gli altri pescatori delusi e stanchi, non è tanto la rete piena di pesci, quanto l’averli aiutati a non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Li ha aperti a diventare annunciatori e testimoni della sua parola e del regno di Dio.
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