All’Angelus, Papa Francesco ha ricordato il dramma della Siria e in particolare dei civili, tra cui bambini, vittime del conflitto. Il Santo Padre ha anche esortato a vivere “la vita come una veglia di attesa operosa”, come un preludio all’eternità.
Il pensiero del Papa è andato ancora una volta alla Siria, dove nel corso dell’ultima settimana almeno 700 persone – secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani – sono morte in seguito a scontri, ad Aleppo, tra ribelli e soldati governativi. Tra le vittime ci sono anche civili:
“Purtroppo dalla Siria continuano ad arrivare notizie di vittime civili della guerra, in particolare da Aleppo. E’ inaccettabile che tante persone inermi – anche tanti bambini – debbano pagare il prezzo del conflitto. Il prezzo della chiusura di cuore e della mancanza della volontà di pace dei potenti. Siamo vicini con la preghiera e la solidarietà ai fratelli e alle sorelle siriani, e li affidiamo alla materna protezione della Vergine Maria”.
Una vita in attesa
Riferendosi al passo del Vangelo in cui Gesù parla ai discepoli dell’atteggiamento da assumere in vista dell’incontro finale con il Signore, il Pontefice ha poi sottolineato che “l’attesa di questo incontro deve spingere ad una vita ricca di opere buone”. Gesù – ha ricordato il Papa – ci propone un programma di vita, ricco di senso:
“E’ un invito a dare valore all’elemosina come opera di misericordia, a non riporre la fiducia nei beni effimeri, a usare le cose senza attaccamento ed egoismo, ma secondo la logica di Dio, la logica dell’attenzione agli altri, la logica dell’amore. Noi possiamo avere tante cose, essere tanto attaccati al denaro, averne tanto … Ma poi alla fine non possiamo portarlo con noi, eh! Ricordatevi che il sudario non ha tasche”.
Attendere con fede il Signore
“Bisogna – ha aggiunto il Papa – attendere con fede il Signore”, “tenersi pronti, in atteggiamento di servizio”:
“Egli si fa presente ogni giorno, bussa alla porta del nostro cuore. E sarà beato chi gli aprirà, perché avrà una grande ricompensa: infatti il Signore stesso si farà servo dei suoi servi”.
La vita come una veglia
“Gesù – ha spiegato il Pontefice – prospetta la vita come una veglia di attesa operosa, che prelude al giorno luminoso dell’eternità”:
“Per potervi accedere bisogna essere pronti, svegli e impegnati al servizio degli altri, nella consolante prospettiva che, “di là”, non saremo più noi a servire Dio, ma Lui stesso ci accoglierà alla sua mensa. A pensarci bene, questo accade già oggi ogni volta che incontriamo il Signore nella preghiera, oppure nel servire i poveri, e soprattutto nell’Eucaristia, dove Egli prepara un banchetto per nutrirci della sua Parola e del suo Corpo”.
Rendere il mondo più giusto
Papa Francesco si è soffermato poi su “una situazione frequente anche ai nostri giorni”: “tante ingiustizie, violenze e cattiverie quotidiane – ha detto – nascono dall’idea di comportarci come padroni della vita degli altri”.
“E noi abbiamo un solo padrone [a cui non piace] chiamarsi ‘padrone’; gli piace [essere chiamato] ‘Padre’. Ma noi siamo servi, peccatori tutti, figli. Ma Lui è l’unico Padre.Gesù oggi ci ricorda che l’attesa della beatitudine eterna non ci dispensa dall’impegno di rendere più giusto e più abitabile il mondo. Anzi, proprio questa nostra speranza di possedere il Regno nell’eternità ci spinge a operare per migliorare le condizioni della vita terrena, specialmente dei fratelli più deboli”.
di Amedeo Lomonaco per la Radio Vaticana
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