Papa Francesco all’Angelus: ‘La ricchezza di Dio è distribuire a tutti’. Quale eredità lasciamo?
Gesù oggi ci insegna che, al cuore di tutto questo, non ci sono solo alcuni potenti o certi sistemi economici: c’è la cupidigia che è nel cuore di ciascuno. E allora proviamo a chiederci: come va il mio distacco dai beni, dalle ricchezze? E’ la riflessione che propone dall‘Angelus di questa domenica Papa Francesco che ricorda il rientro dal viaggio in Canada durato ben 6 giorni.
Dopo la preghiera mariana, anche un pensiero per l’Ucraina ed il popolo di quella terra martoriata.
Le parole di Papa Francesco prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nel Vangelo della Liturgia odierna, un uomo rivolge a Gesù questa richiesta: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità» (Lc 12,13). È una situazione molto comune, problemi simili sono ancora all’ordine del giorno: quanti fratelli e sorelle, quanti membri della stessa famiglia purtroppo litigano, e magari non si parlano più, a causa dell’eredità! Gesù, rispondendo a quell’uomo, non entra nei particolari, ma va alla radice delle divisioni causate dal possesso delle cose, e dice chiaramente : «Tenetevi lontani da ogni cupidigia» (v. 15).
Che cos’è la cupidigia? È l’avidità sfrenata di beni, il volere sempre arricchirsi. È una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza. Soprattutto chi ha tanto non si accontenta mai: vuole sempre di più, e solo per sé. Ma così non è più libero: è attaccato, schiavo di ciò che paradossalmente doveva servirgli per vivere libero e sereno.
(continua dopo il video)
L’Angelus della domenica con Papa Francesco
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Anziché servirsi del denaro, diventa servo del denaro. Ma la cupidigia è una malattia pericolosa anche per la società: a causa sua siamo arrivati oggi ad altri paradossi, a un’ingiustizia come mai prima nella storia, dove pochi hanno tanto e tanti hanno poco o niente. Pensiamo anche alle guerre e ai conflitti: quasi sempre c’entrano la brama di risorse e ricchezze.
Quanti interessi ci sono dietro a una guerra! Di sicuro uno di questi è il commercio delle armi. Questo commercio à uno scandalo al quale non dobbiamo rassegnarci.
Gesù oggi ci insegna che, al cuore di tutto questo, non ci sono solo alcuni potenti o certi sistemi economici: c’è la cupidigia che è nel cuore di ciascuno. E allora proviamo a chiederci: come va il mio distacco dai beni, dalle ricchezze? Mi lamento per ciò che mi manca o so accontentarmi di quello che ho? Sono tentato, in nome dei soldi e delle opportunità, di sacrificare le relazioni e il tempo per gli altri? E ancora, mi capita di sacrificare sull’altare della cupidigia la legalità e l’onestà?
Ho detto “altare” perché i beni materiali, i soldi, le ricchezze possono diventare un culto, una vera e propria idolatria. Perciò Gesù ci mette in guardia con parole forti. Dice che non si possono servire due padroni, e – stiamo attenti – non dice Dio e il diavolo, oppure il bene e il male, ma Dio e le ricchezze (cfr Lc 16,13).Servirsi delle ricchezze sì; servire la ricchezza no: è idolatria, è offendere Dio.
E allora – potremmo pensare – non si può desiderare di essere ricchi? Certo che si può, anzi, è giusto desiderarlo, è bello diventare ricchi, ma ricchi secondo Dio! Dio è il più ricco di tutti: è ricco di compassione, di misericordia. La sua ricchezza non impoverisce nessuno, non crea litigi e divisioni. È una ricchezza che ama dare, distribuire, condividere.
Fratelli, sorelle, accumulare beni materiali non basta a vivere bene, perché – dice ancora Gesù – la vita non dipende da ciò che si possiede (cfr Lc 12,15). Dipende invece dalle buone relazioni: con Dio, con gli altri e anche con chi ha di meno. Dunque, ci chiediamo: io, come voglio arricchirmi? Secondo Dio o secondo la mia cupidigia? E tornando al tema dell’eredità, quale eredità voglio lasciare? Soldi in banca, cose materiali, o gente contenta attorno a me, opere di bene che non si dimenticano, persone che ho aiutato a crescere e maturare? La Madonna ci aiuti a capire quali sono i veri beni della vita, quelli che restano per sempre.