Tema centrale della riflessione di Francesco la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo o Corpus Domini che si festeggia in molti Paesi. In quella Cena del Giovedì Santo Gesù realizza ciò che aveva predetto dicendo di sè: “Io sono il pane della vita, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno….”
Un pane, spiega il Papa, che ha la funzione di “rendere presente la Persona di Gesù in mezzo alla comunità dei credenti”. Non solo, è sintesi di un’esistenza offerta per la salvezza dell’umanità e un invito a prendervi parte: “Quando prendiamo e mangiamo quel Pane, noi veniamo associati alla vita di Gesù, entriamo in comunione con Lui, ci impegniamo a realizzare la comunione tra di noi, a trasformare la nostra vita in dono, soprattutto ai più poveri”.
L’odierna festa, dice il Papa, è un invito alla conversione e al servizio, all’amore e al perdono.
“Il Cristo, che ci nutre sotto le specie consacrate del pane e del vino, è lo stesso che ci viene incontro negli avvenimenti quotidiani; è nel povero che tende la mano, è nel sofferente che implora aiuto, è nel fratello che domanda la nostra disponibilità e aspetta la nostra accoglienza. E’ nel bambino che non sa niente di Gesù, della salvezza, che non ha la fede; è in ogni essere umano, anche il più piccolo e indifeso”.
L’Eucaristia, ribadisce il Papa, è sorgente di amore per la vita della Chiesa e chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a quanti non hanno il pane quotidiano, un problema, questo, sempre più grave.
L’appuntamento domenicale dell’Angelus offre al Papa l’occasione poi per tornare con il pensiero a Sarajevo all’indomani dell’intensa giornata vissuta in quella città per secoli luogo di convivenza tra popoli e religioni tanto da essere chiamata “Gerusalemme d’occidente”. Nel recente passato, ricorda il Papa, “simbolo invece delle distruzioni della guerra”.
L’Eucaristia, ribadisce il Papa, è sorgente di amore per la vita della Chiesa e chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a quanti non hanno il pane quotidiano, un problema, questo, sempre più grave.
L’appuntamento domenicale dell’Angelus offre al Papa l’occasione poi per tornare con il pensiero a Sarajevo all’indomani dell’intensa giornata vissuta in quella città per secoli luogo di convivenza tra popoli e religioni tanto da essere chiamata “Gerusalemme d’occidente”. Nel recente passato, ricorda il Papa, “simbolo invece delle distruzioni della guerra”.
“Adesso è in corso un bel processo di riconciliazione, e soprattutto per questo sono andato: per incoraggiare questo cammino di convivenza pacifica tra popolazioni diverse; un cammino faticoso, difficile, ma possibile! E lo stanno facendo bene!”
Francesco ringrazia ancora tutti per l’accoglienza ricevuta, la comunità cattolica e poi tutti i fedeli, ortodossi, musulmani, ebrei e quelli delle altre minoranze religiose:
“Ho apprezzato l’impegno di collaborazione e solidarietà tra queste persone che appartengono a religioni diverse, spronando tutti a portare avanti l’opera di ricostruzione spirituale e morale della società. Lavorano insieme come veri fratelli. Il Signore benedica Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina”.
“Ho apprezzato l’impegno di collaborazione e solidarietà tra queste persone che appartengono a religioni diverse, spronando tutti a portare avanti l’opera di ricostruzione spirituale e morale della società. Lavorano insieme come veri fratelli. Il Signore benedica Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina”.
Infine, il pensiero del Papa va alle sofferenze di tanti bambini ricordando che venerdì prossimo, solennità del Sacro Cuore di Gesù, un cuore pieno d’amore, si celebra la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile:
“Tanti bambini nel mondo non hanno la libertà di giocare, di andare a scuola, e finiscono per essere sfruttati come manodopera. Auspico l’impegno sollecito e costante della Comunità internazionale per la promozione del riconoscimento fattivo dei diritti dell’infanzia”.
“Tanti bambini nel mondo non hanno la libertà di giocare, di andare a scuola, e finiscono per essere sfruttati come manodopera. Auspico l’impegno sollecito e costante della Comunità internazionale per la promozione del riconoscimento fattivo dei diritti dell’infanzia”.