Papa Francesco: Quante volte mandiamo “messaggini” alle persone a cui vogliamo bene! Facciamolo anche con il Signore, perché il cuore rimanga connesso a Lui. E non dimentichiamo di leggere le sue risposte. Dove la troviamo? Nel Vangelo
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo della Liturgia odierna si conclude con una domanda preoccupata di Gesù: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Come a dire: quando verrò alla fine della storia – ma, possiamo pensare, anche ora, in questo momento della vita – troverò un po’ fede in voi, nel vostro mondo? È una domanda seria. Immaginiamo che il Signore venga oggi sulla terra: vedrebbe, purtroppo, tante guerre, povertà e disuguaglianze, e al tempo stesso grandi conquiste della tecnica, mezzi moderni e gente che va sempre di corsa, senza fermarsi mai; ma troverebbe chi gli dedica tempo e affetto, chi lo mette al primo posto?
E soprattutto chiediamoci: che cosa troverebbe in me, nella mia vita, nel mio cuore? Quali priorità vedrebbe?
Noi, spesso, ci concentriamo su tante cose urgenti ma non necessarie, ci occupiamo e ci preoccupiamo di molte realtà secondarie; e magari, senza accorgerci, trascuriamo quello che più conta e lasciamo che il nostro amore per Dio si raffreddi. Oggi Gesù ci offre il rimedio per riscaldare una fede intiepidita.
Qual è? La preghiera. Sì, la preghiera è la medicina della fede, il ricostituente dell’anima. Bisogna, però, che sia una preghiera costante. Se dobbiamo seguire una cura per stare meglio, è importante osservarla bene, assumere i farmaci nei modi e nei tempi dovuti, con costanza e regolarità. In tutto nella vita c’è bisogno di questo. Pensiamo a una pianta che teniamo in casa: dobbiamo nutrirla con costanza, non possiamo inzupparla e poi lasciarla senz’acqua per settimane!
A maggior ragione per la preghiera: non si può vivere solo di momenti forti o di incontri intensi ogni tanto per poi “entrare in letargo”. La nostra fede si seccherà. C’è bisogno dell’acqua quotidiana della preghiera, di un tempo dedicato a Dio, in modo che Lui possa entrare nel nostro tempo; di momenti costanti in cui gli apriamo il cuore, così che Egli possa riversare in noi ogni giorno amore, pace, gioia, speranza; nutrire, cioè, la nostra fede. Per questo Gesù oggi parla «ai suoi discepoli – a tutti, non solo ad alcuni! – della necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (v. 1).
Ma uno potrebbe obiettare: “Io come faccio? Non vivo in un convento, non ho molto tempo per pregare!”. Può venire in aiuto una pratica spirituale sapiente, anche se oggi un po’ dimenticata, che i nostri anziani, soprattutto le nonne, conoscono bene: quella delle cosiddette giaculatorie. Il nome è un po’ desueto, ma la sostanza è buona.
Di che cosa si tratta? Di brevissime preghiere, facili da memorizzare, che possiamo ripetere spesso durante la giornata, nel corso delle varie attività, per restare “sintonizzati” con il Signore. Facciamo qualche esempio. Appena svegliati possiamo dire: “Signore, ti ringrazio e ti offro questo giornata”; poi, prima di un’attività, possiamo ripetere:
“Vieni, Spirito Santo”; e tra una cosa e l’altra pregare così: “Gesù, confido in te e ti amo”.
Quante volte mandiamo “messaggini” alle persone a cui vogliamo bene! Facciamolo anche con il Signore, perché il cuore rimanga connesso a Lui. E non dimentichiamo di leggere le sue risposte. Dove la troviamo? Nel Vangelo, da tenere sempre sotto mano e da aprire ogni giorno, per ricevere una Parola di vita diretta a noi.
La Vergine Maria, fedele nell’ascolto, ci insegni l’arte di pregare sempre, senza stancarci.
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