Il brano del Vangelo proposto dalla liturgia di oggi, tratto dal Vangelo di Marco, racconta di Gesù che, tornato a Nazareth, la sua città, entra nella sinagoga e comincia ad insegnare. Poteva sembrare un successo e invece “si tramutò in un clamoroso rifiuto”, afferma Papa Francesco nel suo discorso all’appuntamento domenicale dell’Angelus, tanto che Gesù poté operare lì solo poche guarigioni.
A Nazareth la gente mormora, è perplessa davanti alle sue parole, addirittura si scandalizza di fronte a quello che era solo il figlio del falegname e di Maria.
“Come mai i compaesani di Gesù passano dalla meraviglia all’incredulità” e “invece di aprirsi alla realtà si scandalizzano?”, si domanda Francesco.
Secondo gli abitanti di Nazareth, Dio è troppo grande per abbassarsi a parlare attraverso un uomo così semplice! È lo scandalo dell’incarnazione: l’evento sconcertante di un Dio fatto carne, che pensa con mente d’uomo, lavora e agisce con mani d’uomo, ama con cuore d’uomo, un Dio che fatica, mangia e dorme come uno di noi. Il Figlio di Dio capovolge ogni schema umano: non sono i discepoli che hanno lavato i piedi al Signore, ma è il Signore che ha lavato i piedi ai discepoli. Questo è un motivo di scandalo e di incredulità, non solo in quell’epoca, in ogni epoca, anche oggi.
Il capovolgimento di mentalità portato da Gesù “impegna i suoi discepoli di ieri e di oggi a una verifica personale e comunitaria”, dice il Papa e osserva che anche oggi tanti pregiudizi possono impedire di cogliere la realtà. Le forme attraverso cui ci viene incontro la grazia di Dio, infatti, spesso non corrispondono alle nostre aspettative. E Francesco cita l’esempio di Madre Teresa di Calcutta:
Una suorina piccolina – nessuno dava dieci lire per lei – che andava per le strade per prendere i moribondi affinché avessero una morte degna. Questa piccola suorina con la preghiera e con il suo operato ha fatto delle meraviglie! La piccolezza di una donna ha rivoluzionato l’operato della carità nella Chiesa. È un esempio dei nostri giorni
.Bisogna perciò, dice il Papa, “aprire il cuore e la mente” per accogliere il divino che ci viene incontro:
Si tratta di avere fede: la mancanza di fede è un ostacolo alla grazia di Dio. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse: si ripetono i gesti e i segni della fede, ma ad essi non corrisponde una reale adesione alla persona di Gesù e al suo Vangelo. Ogni cristiano – tutti noi, ognuno di noi, è chiamato ad approfondire questa appartenenza fondamentale, cercando di testimoniarla con una coerente condotta di vita, il cui filo conduttore sempre sarà la carità.
Francesco dunque sollecita la preghiera alla Vergine Maria perché mediante la sua intercessione, il Signore ci aiuti a “sciogliere la durezza dei cuori e la ristrettezza delle menti” per aprirci alla sua grazia.
Dopo la preghiera dell’Angelus non poteva mancare nelle parole del Papa un riferimento alla speciale giornata vissuta ieri a Bari con i Patriarchi delle Chiese del Medio Oriente in cui si è pregato per la pace in quella regione.
Rendo grazie a Dio – ha detto Francesco – per questo incontro, che è stato un segno eloquente di unità dei cristiani, e ha visto la partecipazione entusiasta del popolo di Dio. Ringrazio ancora i Fratelli Capi di Chiese e quanti li hanno rappresentati; sono rimasto veramente edificato dal loro atteggiamento e dalle loro testimonianze. Ringrazio l’Arcivescovo di Bari, fratello umile e servitore, i collaboratori e tutti i fedeli che ci hanno accompagnato e sostenuto con la preghiera e la gioiosa presenza.
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Il Papa ha infine ricordato la celebrazione oggi della “Domenica del Mare”, dedicata ai marittimi e ai pescatori assicurando per loro e per le loro famiglie la propria preghiera. Il suo pensiero anche a coloro che “si impegnano a liberare i mari dall’inquinamento”.
E, ancora, tra i saluti una battuta d’ incoraggiamento ai brasiliani presenti riguardo ai Mondiali di calcio: “E vedo bandiere brasiliane … Saluto i brasiliani e coraggio! Un’altra volta ci sarà!”.
Adriana Masotti – Città del Vaticano
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