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Papa Francesco all’Angelus: nella civiltà dell’amore ci siano giustizia e fraternità. Appello per la pace in Libia

Il “trabocchetto” che fanno gli avversari di Gesù ponendogli “una domanda insidiosa” per screditarlo – “E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?” – è il centro della riflessione di Papa Francesco all’Angelus. Proprio partendo dalla risposta di Gesù – “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” – il Pontefice distingue i piani, richiamando ai doveri di ognuno quelli di essere buoni cittadini e buoni cristiani.

Pagare le tasse è un dovere dei cittadini, come anche l’osservanza delle leggi giuste dello Stato. Al tempo stesso, è necessario affermare il primato di Dio nella vita umana e nella storia, rispettando il diritto di Dio su ciò che gli appartiene. Da qui deriva la missione della Chiesa e dei cristiani: parlare di Dio e testimoniarlo agli uomini e alle donne del proprio tempo.

angelus

Essere immagine di Dio

Francesco ricorda che la domanda scomoda nasceva dal considerare offensiva l’immagine dell’imperatore romano impressa sulle monete, “era un’ingiuria al Dio d’Israele”. Gesù, con la sua risposta, si pone al di sopra delle polemiche:

Da una parte, riconosce che il tributo a Cesare va pagato – e anche a tutti noi: le tasse vanno pagate -, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma soprattutto ricorda che ogni persona porta in sé un’altra immagine – la portiamo nel cuore, nell’anima -, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza, della propria vita. 

Edificare la civiltà dell’amore

Proprio da questa distinzione diventa chiara la missione dei cristiani, “essere presenza viva nella società, animandola con il Vangelo e con la linfa vitale dello Spirito Santo”.

Si tratta di impegnarsi con umiltà, e al tempo stesso con coraggio, portando il proprio contributo all’edificazione della civiltà dell’amore, dove regnano la giustizia e la fraternità.

Quindi la preghiera a Maria perché si rifugga qualsiasi ipocrisia per “essere cittadini onesti e costruttivi” e “discepoli di Cristo nella missione di testimoniare che Dio è il centro e il senso della vita”.

Al termine della preghiera mariana dell’Angelus Francesco esprime grande gioia e gratitudine a Dio per la liberazione di padre Pierluigi Macalli, il missionario del cremasco, rapito in Niger il 17 settembre del 2018 e liberato l’8 ottobre scorso, dopo due anni di prigionia nelle mani dei militanti jihadisti insieme ad altre ostaggi:

Desidero ringraziare Dio per la tanto attesa liberazione del padre Pierluigi Macalli – lo salutiamo con questo applauso – che era stato rapito due anni fa in Niger. Ci rallegriamo anche perché con lui sono stati liberati altri tre ostaggi. Continuiamo a pregare per i missionari e i cateschisti e anche per quanti sono perseguitati o vengono rapiti in varie parti del mondo.

Gli appelli per la Libia

Il Papa ha quindi rivolto il suo pensiero alla drammatica crisi libica, pregando per il buon esisto dei colloqui internazionali per la pace e inviando un incoraggiamento ai pescatori italiani trattenuti nel Paese nordafricano:

Desidero rivolgere una parola di incoraggiamento e sostegno ai pescatori, fermati da più di un mese in Libia e ai loro famigliari. Affidandosi a Maria, stella del mare, mantengano viva la speranza di poter riabbracciare presto i loro cari. Prego anche per i diversi colloqui in corso a livello internazionale, affinché siano rilevanti per il futuro della Libia. Fratelli e sorelle, è giunta l’ora di fermare ogni forma di ostilità favorendo il dialogo che porti alla pace, alla stabilità e all’unità del Paese. Preghiamo insieme per i pescatori e per la Libia, in silenzio.

Giornata missionaria

In precedenza, Francesco aveva ricordato la celebrazione della Giornata missionaria mondiale, sottolineando il prezioso lavoro di evangelizzazione svolto da laici e consacrati:

Oggi celebriamo la Giornata missionaria Mondiale che ha per tema: “Eccomi, manda me! Tessitori di fraternità”. È bella questa parola “tessitori”. Ogni cristiano è chiamato ad essere un tessitore di fraternità. Lo sono, in modo speciale, i missionari e le missionarie – sacerdoti, laici, consacrati – che seminano il Vangelo nel grande campo del mondo. Preghiamo per loro e diamo a loro il nostro sostegno concreto.

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