All’inizio del nuovo anno bisogna “riaccendere nei cuori” la speranza della pace e diventarne tutti costruttori, nei luoghi di ogni giorno. Lo ha chiesto con forza Papa Francesco all’Angelus, ribandendo che la “concordia è sempre possibile”, nonostante vi sia chi lavori nel buio per fomentare la guerra.
“La concordia è sempre possibile” anche se tanti uomini si riempiono la bocca di parole di luce e di pace, preferendo in realtà buio e guerra. Tre giorni dopo, stesso luogo e parole simili, come di un pensiero che si vuole più che compreso, quasi inculcato.
Papa Francesco prosegue la sua “catechesi” dell’Angelus sulla pace, restando nella scia di quanto affermato il primo gennaio. E riprende un concetto tanto noto quanto costantemente smentito dai resoconti di violenza che ogni giorno abbondano nelle cronache internazionali e cioè che pace non è uguale “ad assenza di guerra” e che “far tacere le armi e spegnere i focolai”, afferma Francesco, è “la condizione inevitabile per dare inizio ad un cammino che porta al raggiungimento della pace nei suoi differenti aspetti”:
“Penso ai conflitti che insanguinano ancora troppe regioni del Pianeta, alle tensioni nelle famiglie e nelle comunità, ma in quante famiglie, in quante comunità, anche parrocchiali c’è la guerra! Come pure penso ai contrasti accesi nelle nostre città e nei nostri paesi tra gruppi di diversa estrazione culturale, etnica e religiosa. Dobbiamo convincerci, nonostante ogni contraria apparenza, che la concordia è sempre possibile, ad ogni livello e in ogni situazione. Non c’è futuro senza propositi e progetti di pace!”.
Chi fa il male odia la pace
Poco prima, riprendendo le parole dell’incipit del Vangelo di Giovanni proposte dalla liturgia del giorno – ma anche guardando al sole brillante e tiepido che avvolgeva la Piazza – il Papa aveva ancora una volta smascherato, giocando con il contrasto luce-tenebre, la grave ipocrisia di tanti grandi del mondo, ma anche di tante persone comuni, di fronte alla pace:
“Gli uomini parlando tanto della luce, ma spesso preferiscono la tranquillità ingannatrice del buio. Noi parliamo tanto della pace, ma spesso ricorriamo alla guerra o scegliamo il silenzio complice oppure non facciamo nulla di concreto per costruire la pace (…) Chiunque, infatti, fa il male odia la luce! E non viene la luce perché non siano svelate le sue opere (…) Chi fa il male, odia la pace!”.
Mai più sfruttamenti
Ben noto è l’accento che il Papa ha voluto dare al tema della pace nel suo messaggio per il 2015 “Non più schiavi, ma fratelli”. Un tema legatissimo al cuore di Francesco, che guarda all’anno nuovo col desiderio che finalmente “si superi – dice – lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo”:
“Questo sfruttamento è una piaga sociale che mortifica i rapporti interpersonali e impedisce una vita di comunione improntata a rispetto, giustizia e carità. Ogni uomo e ogni popolo hanno fame e sete di pace; ogni uomo e ogni popolo hanno fame e sete di pace, pertanto è necessario e urgente costruire la pace!”.
“Fate” la pace dovunque
Francesco batte fino alla fine sullo stesso tasto, ricordando il cartello esibito dalla folla in Piazza San Pietro il primo giorno dell’anno – “Alla radice della pace c’è la preghiera” – e chiamando soprattutto i cristiani ad agire di conseguenza:
“Deve essere implorato questo dono e deve essere accolto ogni giorno con impegno, nelle situazioni in cui ci troviamo. Agli albori di un questo nuovo anno, tutti noi siamo chiamati a riaccendere nel cuore un impulso di speranza, che deve tradursi in concrete opere di pace. ‘Ma tu non vai bene con questo?’, ‘Fai la pace!’. ‘A casa tua?’, ‘Fai la pace!’. ‘Nella tua comunità?’, ‘Fai la pace!’. ‘Nel tuo lavoro?’, ‘Fai la pace!’ (…) Questi piccoli gesti hanno tanto valore: possono essere semi che danno speranza, possono aprire strade e prospettive di pace”.
Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana
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