Queste le parole di Papa Francesco all’Angelus di questa domenica in Piazza San Pietro
Il Pontefice poi ha ribadito: Ci affanniamo per cercare soluzioni, per trovare qualche spazio in cui emergere, per accumulare beni e ricchezze, per ottenere sicurezze; e finiamo per vivere nell’ansia e nella preoccupazione costante.
Gesù, invece, ci rassicura: non temete!
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel Vangelo della Liturgia odierna, Gesù parla ai discepoli per rassicurarli da ogni paura e per invitarli alla vigilanza. Sono due le esortazioni fondamentali che rivolge loro: la prima è «non temere, piccolo gregge» (Lc 12,32); la seconda «siate pronti» (v. 35).
Si tratta di due parole-chiave per sconfiggere le paure che a volte ci paralizzano e per superare la tentazione di una vita passiva, addormentata. Soffermiamoci su questi due inviti.
Non temere. Per prima cosa Gesù incoraggia i discepoli.
Ha appena finito di parlare loro della cura amorevole e provvidente del Padre, che si preoccupa dei gigli dei campi e degli uccelli del cielo e, quindi, tanto più dei suoi figli. Perciò non bisogna affannarsi e agitarsi: la nostra storia è saldamente nelle mani di Dio. Ci rincuora questo invito di Gesù a non temere.
A volte, infatti, ci sentiamo imprigionati in un sentimento di sfiducia e di angoscia: è la paura di non farcela, di non essere riconosciuti e amati, di non riuscire a realizzare i nostri progetti, di non essere mai felici…
E allora ci affanniamo per cercare soluzioni, per trovare qualche spazio in cui emergere, per accumulare beni e ricchezze, per ottenere sicurezze; e finiamo per vivere nell’ansia e nella preoccupazione costante. Gesù, invece, ci rassicura: non temete! Fidatevi del Padre, che desidera darvi tutto ciò che realmente vi serve. Già vi ha donato il suo Figlio, il suo Regno, e sempre vi accompagna con la sua provvidenza, prendendosi cura di voi ogni giorno. Non temere: ecco la certezza a cui attaccare il cuore!
Ma sapere che il Signore veglia con amore su di noi non ci autorizza a dormire, a lasciarci andare alla pigrizia! Al contrario, dobbiamo essere svegli, vigilanti. Amare infatti significa essere attenti all’altro, accorgersi delle sue necessità, essere disponibili ad ascoltare e accogliere, essere pronti.
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«Siate pronti» è il secondo invito di oggi. È saggezza cristiana. Gesù ripete più volte questo invito, e oggi lo fa attraverso tre brevi parabole, incentrate su un padrone di casa che, nella prima, ritorna d’improvviso dalle nozze, nella seconda non vuole farsi sorprendere dai ladri, e nella terza rientra da un lungo viaggio. In tutte, il messaggio è lo stesso: bisogna restare svegli, non addormentarsi, cioè non essere distratti, non cedere alla pigrizia interiore, perché, anche nelle situazioni in cui non ce l’aspettiamo, il Signore viene.
E alla fine della nostra vita ci chiederà conto dei beni che ci ha affidato; per questo, vigilare significa anche essere responsabili, cioè custodire e amministrare quei beni con fedeltà. Tanto abbiamo ricevuto: la vita, la fede, la famiglia, le relazioni, il lavoro, ma anche i luoghi in cui viviamo, la nostra città, il creato. Proviamo a chiederci: abbiamo cura di questo patrimonio che il Signore ci ha lasciato? Ne custodiamo la bellezza oppure usiamo le cose solo per noi e per le nostre convenienze del momento?
Fratelli e sorelle, camminiamo senza paura, nella certezza che il Signore ci accompagna sempre. E restiamo svegli, perché non ci succeda di addormentarci mentre il Signore passa.
Ci aiuti la Vergine Maria, che ha accolto la visita del Signore e, con prontezza e generosità, ha detto il suo “eccomi”.
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