Giada Aquilino – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Fermare “ogni forma di ostilità bellica”. Nel pieno di un’emergenza “che non conosce frontiere”, quella per il Covid-19 in tutto il mondo, Papa Francesco leva ancora una volta la propria voce per invocare la fine dei conflitti in corso, con un appello al “cessate il fuoco totale”.
Lo fa al termine dell’Angelus, recitato per la quarta domenica consecutiva dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico.
Il Pontefice ricorda come nei giorni scorsi il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres abbia lanciato un appello per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”.
Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità.
Il Papa auspica che l’impegno “congiunto” contro la pandemia possa portare tutti a riconoscere “il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri dell’unica famiglia umana”.
In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalità. I conflitti non si risolvono attraverso la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace…
In tutto il mondo, sono una settantina gli Stati coinvolti in guerre e guerriglie di vario tipo, molte delle quali dimenticate, che continuano a causare innumerevoli morti. A seguito dell’appello lanciato lunedì scorso da Guterres, si sono registrati i primi passi verso cessate il fuoco e tregue umanitarie in diversi Paesi in cui ancora perdurano sanguinosi conflitti e violenze interne, come in Yemen, nelle Filippine, in Camerun. Segnali in tal senso anche dal nord est della Siria: soltanto ieri la Commissione d’inchiesta dell’Onu ha reiterato la richiesta del Palazzo di Vetro per “evitare di peggiorare il disastro”, parlando del Covid-19 come una “minaccia mortale” per i civili siriani e in particolare per i 6,5 milioni di sfollati all’interno del Paese. La guerra in Siria, in 9 anni, ha causato oltre 380 mila vittime, indebolendo notevolmente il sistema sanitario locale: solo il 64% degli ospedali e il 52% dei centri di assistenza primaria esistenti prima del 2011 al momento sono operativi, mentre il 70% degli operatori sanitari è fuggito dal Paese, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Rimangono però ancora tensioni e violenze, come in tanti altri Paesi tra cui Afghanistan, Mali, Libia, Somalia, Iraq, Striscia di Gaza, in Messico per il controllo del narcotraffico e lungo il 38.mo parallelo dove nelle ultime ore la Corea del Nord ha lanciato due sospetti missili balistici nelle acque tra la penisola coreana e il Giappone.
Cresce intanto il bilancio della pandemia da Coronavirus. Nel mondo le persone ufficialmente decedute sono oltre 30 mila, un terzo delle quali nella sola Italia. A fornire i dati aggiornati è la Johns Hopkins University, secondo cui i contagi accertati sono quasi 665 mila, il numero dei guariti è di più di 140 mila, oltre 12 mila dei quali in Italia.
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LE PAROLE PRIMA DELLA RECITA DELL’ANGELUS
Dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, ancora una volta in streaming a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus, Papa Francesco recita la preghiera mariana dell’Angelus. Il Pontefice, commenta il brano odierno del Vangelo di Giovanni (Gv 11,1-45) sulla risurrezione dell’amico Lazzaro, invitandoci a togliere dai nostri cuori ogni pietra che sa di morte, per far rifiorire la vita che viene da Cristo: “Senza di Lui non solo non è presente la vita – dice Francesco – ma si ricade nella morte”. “Gesù si fa vedere come il Signore della vita, quello che – aggiunge con parole a braccio – è capace di dare la vita anche da morti”.
È un Gesù profondamente commosso, che scoppia in pianto per la morte di un amico caro come Lazzaro e per la sofferenza delle sue sorelle Marta e Maria, quello che l’evangelista Giovanni presenta in questa quinta domenica di Quaresima. Un’immagine così vicina all’attualità ferita di oggi in cui il dolore e la morte stanno separando tante famiglie dai loro cari. E Gesù, “con questo turbamento nel cuore, va alla tomba, ringrazia il Padre che sempre lo ascolta, fa aprire il sepolcro e grida forte: «Lazzaro, vieni fuori!» (v.43). E Lazzaro esce con «i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario» (v.44):
Qui tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte.
Si concretizza, in questo passo del Vangelo – sottolinea il Papa – l’incontro tra la fede dell’uomo e l’onnipotenza dell’amore di Dio. Come “una doppia strada”, spiega. Da una parte, Maria e Marta e “tutti noi”, rappresentati in quell’espressione: “Se tu fossi stato qui!…. Dall’altra la risposta di Gesù al problema della morte è : “Io sono la Risurrezione e la vita…Abbiate fede!”:
In mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra del vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte.
“Dio – rimarca il Papa – non ci ha creati per la tomba, ci ha creati per la vita, bella, buona, gioiosa”, dunque anche oggi l’invito che Gesù ripete a ciascuno è a “togliere la pietra”, a liberarci da ogni traccia di morte entrata nel mondo “per invidia del diavolo”:
Siamo chiamati a togliere le pietre di tutto ciò che sa di morte:ad esempio l’ipocrisia con cui si vive la fede, è morte; la critica distruttiva verso gli altri, è morte; l’offesa, la calunnia, è morte; l’emarginazione del povero, è morte. Il Signore ci chiede di togliere queste pietre dal cuore, e la vita allora fiorirà ancora intorno a noi. Cristo vive, e chi lo accoglie e aderisce a Lui entra in contatto con la vita. Senza Cristo, o al di fuori di Cristo, non solo non è presente la vita, ma si ricade nella morte.
Come nella potente preghiera innalzata al Padre venerdì scorso in una Piazza San Pietro vuota, il Papa torna con le sue parole a dirci che è solo in Gesù che il cristiano trova la vita. C’è il pianto, il dolore, la morte ma la fede è la nostra salvezza.”Per l’azione e la forza dello Spirito Santo – afferma Francesco – il cristiano è una persona che cammina nella vita”, una creatura “nuova”, una “creatura per la vita”. Dunque la risurrezione di Lazzaro è anche segno di questa “rigenerazione” del credente. Infine, la raccomandazione a essere, con l’aiuto di Maria, compassionevoli come Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore:
La Vergine Maria ci aiuti ad essere compassionevoli come il suo Figlio Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore. Ognuno di noi sia vicino a quanti sono nella prova, diventando per essi un riflesso dell’amore e della tenerezza di Dio, che libera dalla morte e fa vincere la vita.
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