La solennità di oggi ci ricorda che tutti siamo chiamati alla santità – lo ha ricordato oggi Papa Francesco durante la recita dell’Angelus in piazza San Pietro. La santità è vivere in piena comunione con Dio, durante questo pellegrinaggio terreno. Oltre che dono – ha continuato il Pontefice – è anche chiamata che ogni cristiano ha.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna solennità di Tutti i Santi ci ricorda che siamo tutti chiamati alla santità. I Santi e le Sante di ogni tempo, che oggi celebriamo tutti insieme, non sono semplicemente dei simboli, degli esseri umani lontani, irraggiungibili. Al contrario, sono persone che hanno vissuto con i piedi per terra; hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino. Da ciò si comprende che la santità è un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze, ma è il frutto della grazia di Dio e della nostra libera risposta ad essa. Quindi la santità è dono e chiamata.
In quanto grazia di Dio, cioè dono di Dio, è qualcosa che non possiamo comperare o barattare, ma accogliere, partecipando così alla stessa vita divina mediante lo Spirito Santo che abita in noi dal giorno del nostro Battesimo. Il seme della santità è proprio il battesimo. Si tratta di maturare sempre più la consapevolezza che siamo innestati in Cristo, come il tralcio è unito alla vite, e pertanto possiamo e dobbiamo vivere con Lui e in Lui da figli di Dio. Allora la santità è vivere in piena comunione con Dio, già adesso, durante questo pellegrinaggio terreno.
Ma la santità, oltre che dono, è anche chiamata, vocazione comune di tutti noi cristiani, dei discepoli di Cristo; è la strada di pienezza che ogni cristiano è chiamato a percorrere nella fede, procedendo verso la meta finale: la comunione definitiva con Dio nella vita eterna. La santità diventa così risposta al dono di Dio, perché si manifesta come assunzione di responsabilità. In questa prospettiva, è importante assumere un quotidiano impegno di santificazione nelle condizioni, nei doveri e nelle circostanze della nostra vita, cercando di vivere ogni cosa con amore, con carità.
I Santi che oggi celebriamo nella liturgia sono fratelli e sorelle che hanno ammesso nella loro vita di avere bisogno di questa luce divina, abbandonandosi ad essa con fiducia. E ora, davanti al trono di Dio (cfr Ap 7,15), cantano in eterno la sua gloria. Essi costituiscono la “Città santa”, alla quale guardiamo con speranza, come alla nostra mèta definitiva, mentre siamo pellegrini nella “città terrena”, affaticati dall’asprezza del cammino. Guardando alla loro vita, siamo stimolati a imitarli. Tra loro ci sono tanti testimoni di una santità «della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 7).
Fratelli e sorelle, il ricordo dei Santi ci induce ad alzare gli occhi verso il Cielo: non per dimenticare le realtà della terra, ma per affrontarle con più coraggio e speranza. Ci accompagni, con la sua materna intercessione, Maria, la nostra Madre santissima, segno di consolazione e di sicura speranza.
Cari fratelli e sorelle,saluto con affetto tutti voi, pellegrini dell’Italia e di vari Paesi; in particolare i ragazzi dell’Azione Cattolica, venuti con i loro educatori da tante diocesi italiane, nel 50° anniversario dell’ACR. Saluto i giovani del Decanato di Mauges, Francia; e i ragazzi di Carugate (Milano).Saluto gli atleti che hanno preso parte alla Corsa dei Santi, organizzata dalla Fondazione “Missioni Don Bosco” per sottolineare, anche in una dimensione di festa popolare, il valore religioso della ricorrenza di Tutti i Santi. Ringrazio voi e quanti, nelle parrocchie e nelle comunità, in questi giorni promuovono iniziative di preghiera per celebrare Tutti i Santi e commemorare i defunti.Queste due feste cristiane ci ricordano il legame che c’è tra la Chiesa della terra (che siamo noi!) e quella del cielo, tra noi e i nostri cari che sono passati all’altra vita.
Domani pomeriggio mi recherò a celebrare l’Eucaristia nelle Catacombe di Priscilla, uno dei luoghi di sepoltura dei primi cristiani di Roma. In questi giorni, in cui, purtroppo, circolano anche messaggi di cultura negativa sulla morte e sui morti, invito a non trascurare, se possibile, una visita e una preghiera al cimitero. Sarà un atto di fede.A tutti auguro una buona festa nella compagnia spirituale dei Santi. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
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