Papa Francesco fa il suo ingresso e percorre l’Aula Paolo VI tra il saluto entusiasta delle migliaia di persone che riempiono l’Aula, con un’espressione felice, perfettamente a suo agio, ricevendo piccoli omaggi colorati, accarezzando e baciando i bimbi più piccoli e scambiando strette di mani vigorose con i ragazzi più grandi. I bambini occupano anche i gradini che conducono al palco. Una gioia espressa al Papa anche da mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che accenna però anche alle difficoltà vissute dalle famiglie numerose nel quotidiano. E’ l’amore che le rende forti, dice, e i nonni restano a casa. Sono famiglie dove non si carta nessuno, soprattutto i più deboli. Sono qui, conclude, per chiedere la sua benedizione. Una coppia si rivolge a Francesco: noi siamo quelli che non hanno avuto il tempo di visitare le capitali europee, che hanno dimenticato che esiste la moda, che non conosceranno mai le auto sportive o le vacanze ai Tropici, ma siamo quelli che vivono impagabili momenti di allegria, di dolcezza, di festa, di preghiera, di dialogo, di condivisione, di amore. Una seconda coppia ricorda anche le mamme arrivate in Cielo perché hanno rinunciato alle cure per salvare la vita che portavano in sé e le famiglie dove i genitori hanno perso il lavoro.
Sono contento di incontrarvi, esordisce il Papa, si vede che voi amate la famiglia e amate la vita! Siete venuti con i frutti più belli del vostro amore. Maternità e paternità sono dono di Dio, ma accogliere il dono, stupirsi della sua bellezza e farlo splendere nella società, questo è vostro compito.
“Ognuno dei vostri figli è una creatura unica che non si ripeterà mai più nella storia dell’umanità. Quando si capisce questo, ossia che ciascuno è stato voluto da Dio, si resta stupiti di quale grande miracolo sia un figlio! Un figlio cambia la vita!”
Voi, bambini e bambine, continua “siete unici, ma non soli! E il fatto di avere fratelli e sorelle vi fa bene:
“In un mondo segnato spesso dall’egoismo, la famiglia numerosa è una scuola di solidarietà e di condivisione; e questi atteggiamenti vanno poi a beneficio di tutta la società”.
Papa Francesco sottolinea poi il ruolo dei nonni, che sono le radici dell’albero, la famiglia, come i genitori ne sono il tronco. Una presenza importante quella dei nonni “sia per l’aiuto pratico, sia soprattutto per l’apporto educativo. I nonni custodiscono in sé i valori di un popolo, di una famiglia, e aiutano i genitori a trasmetterli ai figli. Nel secolo scorso, in tanti Paesi dell’Europa, sono stati i nonni a trasmettere la fede: loro portavano di nascosto il bambino a ricevere il Battesimo e trasmettevano la fede”.
Il Papa guarda poi al rapporto tra le famiglie numerose e le istituzioni pubbliche che “non sempre, afferma, vi aiutano a portare i pesi della vita”.
“Giustamente voi ricordate che la Costituzione Italiana, all’articolo 31, chiede un particolare riguardo per le famiglie numerose; ma questo non trova adeguato riscontro nei fatti, resta nelle parole. Auspico quindi, anche pensando alla bassa natalità che da tempo si registra in Italia, una maggiore attenzione della politica e degli amministratori pubblici, ad ogni livello, al fine di dare il sostegno previsto a queste famiglie. Ogni famiglia è cellula della società, ma la famiglia numerosa è una cellula più ricca, più vitale, e lo Stato ha tutto l’interesse a investire su di essa!”
Ben vengano perciò, prosegue, le famiglie riunite in associazione e ben venga una rete di associazioni familiari capace di essere presente e visibile nella società e nella politica per promuovere i valori e le necessità della famiglia. Ben vengano anche i movimenti ecclesiali, nei quali voi membri delle famiglie numerose siete particolarmente presenti e attivi. Per parte mia, conclude il Papa, vi sono vicino con la preghiera:
“Prego in particolare per le famiglie più provate dalla crisi economica, quelle dove il papà o la mamma hanno perso il lavoro, questo è duro, dove i giovani non riescono a trovarlo; le famiglie provate negli affetti più cari e quelle tentate di arrendersi alla solitudine e alla divisione. (…) E voi, per favore, continuate a pregare per me che io sono un po’ il nonno di tutti voi. Pregate per me. Grazie”.
Ma cosa vuol dire sentirsi parte di una famiglia numerosa? Le testimonianze raccolte da Marina Tomarro per la Radio Vaticana:
R. – Significa, intanto, amare la vita e poi è un inno alla speranza, perché i figli sono il nostro futuro, il nostro oggi e domani, una risorsa per l’umanità e per la società.
R. – Ne sono pienamente orgogliosa. E’ una meraviglia poter trasmettere ai nostri figli l’amore per Gesù Cristo, perché così a loro volta lo testimonieranno a tutte le persone che un giorno incontreranno.
D. – Quanto è importante anche l’aiuto proprio tra famiglie numerose?
R. – Oggi è fondamentale, perché vengono prese molte iniziative e queste iniziative danno sostegno proprio concreto a tutte quante le famiglie. Lo stare insieme, poi, è il sostegno migliore.
D. – In che modo le istituzioni dovrebbero appoggiarvi maggiormente?
R. – Ci basta solo un po’ di dignità e di rispetto. Non vogliamo altro.
R. – Riconoscendo che comunque il ruolo delle famiglie numerose è di aiuto anche all’intera popolazione. E’ un bene non solo per le famiglie stesse, ma per l’intera popolazione, per tutto il Paese. Valorizzare questo bene, quindi, con un aiuto concreto.
R. – Sicuramente, la prima cosa, come in tutta Europa, è il quoziente familiare. Il quoziente familiare sarebbe un diritto della famiglia. Invece vediamo che a livello dello Stato non c’è niente – poco – e che a livello dei Comuni è ancora peggio. Il nostro Comune ci ha alzato la Tares da 400 a 750 euro, ad una famiglia come la nostra. E’, quindi, una bella responsabilità della politica.
R. – Noi veniamo dalla Puglia e posso dire che siamo stati dal prefetto, siamo stati dal sindaco e abbiamo reclamato a gran voce anche quando ci sono state le elezioni, per esempio. Abbiamo fatto un decalogo per la famiglia, dicendo che a noi piacerebbe avere più centri per la famiglia, fare un discorso di attività per i ragazzi, asili nido, centri per i giovani. E devo dire che in qualche caso hanno anche accettato i nostri consigli e i nostri suggerimenti.
D. – Come ti chiami?
R. – Margherita.
D. – Margherita, quanti fratelli hai?
R. – Cinque.
D. – Cosa vuol dire far parte di una famiglia numerosa e avere cinque fratelli sempre con te?
R. – E’ una bella cosa, perché comunque ci aiutiamo, condividiamo molte cose, molte gioie, molte tristezze anche. Certo, a volte, litighiamo, ma come tutti i fratelli. E’, comunque, una bella esperienza. E’ molto bello.
D. – Ciao, come ti chiami?
R. – Antonio.
D. – Quanti fratelli hai?
R. – Io sono il primo di cinque: quattro maschi e una femmina.
D. – Cosa vi dicono gli amici quando dite “siamo cinque figli”, “abbiamo cinque fratelli”?
R. – Sono increduli, nel senso che credono che non sia possibile una cosa del genere. Invece noi ci rendiamo conto che questo numero elevato di persone in casa rende le giornate vive.
D. – Tu sei l’unica sorella di quattro fratelli maschi, che cosa vuol dire per te avere tanti fratelli, che ti proteggono anche, immagino?
R. – Infatti, mi aiutano sempre quando ne ho bisogno; mi danno consigli e ogni volta che gli chiedo qualcosa loro sono disponibili.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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