Atmosfera di festa e di gioia oggi nell’incontro di Papa Francesco in Sala Clementina con le Guardie Svizzere Pontificie e le loro famiglie. Ieri pomeriggio c’è stata la cerimonia di giuramento di 23 reclute, nel giorno – il 6 maggio – in cui si commemora la morte di 147 soldati elvetici caduti nel 1527 in difesa del Papa nel Sacco di Roma. Il servizio di Sergio Centofanti per Radio Vaticana.
Momenti suggestivi nella cerimonia del giuramento di ieri pomeriggio nel Cortile di San Damaso in Vaticano. Tra il rullare dei tamburi e il suono delle trombe e gli inni del Vaticano e della Svizzera, le reclute hanno gridato la loro fedeltà al Papa. Oggi Francesco ha espresso apprezzamento e gratitudine per il servizio svolto dalle Guardie Svizzere invitando a “crescere nella fede”:
“Siete chiamati a vivere il vostro lavoro come una missione che il Signore stesso vi affida (…) lavorando ogni giorno ‘acriter et fideliter’, con coraggio e fedeltà”.
Il Papa ha quindi esortato a “sperimentare l’universalità della Chiesa” in un luogo, la sede del Vescovo di Roma, che è crocevia di pellegrini che provengono da tutto il mondo:
“Voi avete così la possibilità di toccare con mano la maternità della Chiesa che accoglie in sé, nella propria unità, la diversità di tanti popoli. Potete incontrare persone di diverse lingue, tradizioni e culture, ma che si sentono fratelli perché accomunati dalla fede in Gesù Cristo”.
Quindi, l’invito a offrire una serena e gioiosa testimonianza evangelica e “a fare esperienza di fraternità”, prestando attenzione a chi si trova in difficoltà anche con un semplice sorriso:
“Assumendo questo atteggiamento, sarete favoriti anche nell’affrontare con diligenza e perseveranza i piccoli e grandi compiti del servizio quotidiano, testimoniando gentilezza e spirito di accoglienza, altruismo e umanità verso tutti. Care Guardie, vi auguro di vivere intensamente le vostre giornate, saldi nella fede e generosi nella carità verso le persone che incontrate. Vi aiuti la nostra Madre Maria, che onoriamo in modo speciale nel mese di maggio, a sperimentare ogni giorno di più quella comunione profonda con Dio, che per noi credenti inizia sulla terra e sarà piena nel cielo”.
Al solenne giuramento di ieri pomeriggio nel Cortile di San Damaso era presente il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu. Già nella mattinata di ieri, durante una Messa in San Pietro, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, aveva incoraggiato le nuove Guardie a non accontentarsi delle cose mediocri“. Sempre ieri, in una foto pubblicata sull’account “Franciscus” di Instagram, il Papa scrive: “Care Guardie Svizzere, non dimenticate che il Signore cammina con voi”. Il servizio di Mario Galgano, nostro collega svizzero della sezione tedesca:
Un venerdì pomeriggio contrassegnato da un bel tempo soleggiato e i suoni dei tamburi e dalle trombe della banda musicale della Guardia Svizzera Pontificia. Il cortile di San Damaso era pieno di ospiti venuti soprattutto dalla Svizzera. E con la presenza del presidente della Confederazione elvetica, il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, erano presenti tutte le alte rappresentanze d´Oltralpe. Anche questa volta – ormai è una lunga tradizione – uno dei 26 cantoni svizzeri ha partecipato come ospite d´onore a questo evento annuale. Questa volta è toccato al cantone svizzero-tedesco di Glarona inviare i suoi rappresentanti ed offrire dopo il giuramento le pietanze di quel luogo a tutti gli ospiti invitati.
Nel suo discorso nelle quattro lingue ufficiali svizzere, il comandante Christoph Graf ha presentato una nuova arma: “Al momento giusto, all’inizio dell’anno, un generoso donatore ci ha sorpresi con un regalo. Egli ha fatto pervenire alla Guardia Svizzera Pontificia l’arma più efficace che esista sul mercato: il ‘combat Rosary’, letteralmente, il Rosario per il combattimento. Subito è stato dato in dotazione a tutte le guardie. È importante che ritroviamo la via della preghiera, soprattutto la preghiera del Rosario. La nostra vita, le nostre opere e le nostre azioni sono nelle mani di Dio. Questo però non significa che possiamo rinunciare alle armi e alle esercitazioni. Dio ci usa come strumenti per scongiurare il male in alcune situazioni. Per questo servono una fede salda, fiducia in Dio e preghiera”.
Il 6 maggio è per tradizione il giorno in cui si commemora la morte di 147 soldati elvetici caduti in difesa del Papa durante il sacco di Roma nel 1527. Il cardinale Pietro Parolin ha celebrato ieri mattina la Messa commemorativa all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Il benvenuto alle reclute ha preso corpo, nelle parole del segretario di Stato, con un incoraggiamento a non “accontentarsi delle cose mediocri, effimere” e a impegnarsi “con l’entusiasmo dei giovani per le cose grandi, vere, per il Signore che è sorgente e fondamento di tutto”.
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L’INCONTRO DI PAPA FRANCESCO CON LE GUARDIE SVIZZERE
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Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)